L’ESECUZIONE DELL’ORCHESTRA
50 anni fa, il 31 luglio 1975, una pagina orribile dei Troubles nordirlandesi: la strage a un posto di blocco della Miami Showband. Il bassista quel giorno si finse morto. E oggi può raccontarla
CARLO GIANUZZI
Il Manifesto - Giovedì 31 luglio 2025
Pagina 24
Irlanda del Nord. Oggi 31 luglio sono trascorsi 50 anni dalla strage della Miami Showband per mano della Glenanne Gang, una banda armata composta di soldati britannici, poliziotti e membri del gruppo paramilitare lealista UVF.
Nell'attentato, compiuto nelle prime ore del mattino contro il furgone che riportava cinque membri dell'orchestra a Dublino dopo una serata a Banbridge, nella contea di Down, furono uccisi Brian McCoy, Fran O'Toole e Tony Geraghty. Des McAlea e Stephen Travers, feriti gravemente e dati per morti dagli attentatori, riuscirono a salvarsi. Quasi tutti avevano fra i 24 e i 28 anni.
Brian McCoy ne aveva 32.
Stephen Travers era stato scelto per sostituire il precedente bassista dell'orchestra spettacolo Miami soltanto da due mesi.
- Come venne scelto per entrare nel gruppo?
La Miami era all'epoca la più celebre delle "showband" irlandesi. Aveva una lunga storia alle spalle e, nel 1967, si era trasformata da orchestra da ballo tradizionale in una band più snella e con un approccio più informale e spigliato con il pubblico, come facevano diverse orchestre simili in quegli anni. Grazie al suo successo, e ai compensi che offriva, la Miami poteva permettersi di scegliere i migliori musicisti sulla scena. In quegli anni, ad esempio, si assicurò il tastierista Fran O'Toole che, quando lo storico cantante Dickie Rock lasciò l'orchestra, nel 1972, ne prese il posto come voce solista. Io avevo iniziato a suonare il basso a 15 anni. Quando fui contattato per sostituire il bassista della Miami, nel maggio 1975, avevo già un nome, in Irlanda. Al provino, infatti, eravamo una decina, fra i migliori bassisti sulla scena. La mia audizione convinse tutti, a partire da Fran, e così fui scelto. Stavano per andare in ferie, così mi diedero un bobinato con il loro ultimo concerto, da ascoltare, e ci demmo appuntamento due settimane dopo per riprendere insieme il tour.
- Cosa accadde quel mattino del 31 luglio 1975 nei pressi di Newry?
Il giorno prima, mercoledì 30 luglio, ci incontrammo a Dublino e partimmo per Banbridge.
La serata fu piacevole; dopo il concerto mangiammo qualcosa, salutammo tutti e salimmo sul furgone per ritornare a casa. Circa otto chilometri prima di Newry trovammo un posto di blocco sulla strada; vedemmo uomini in divisa con torce elettriche e ci fermammo all'alt. Non era la prima volta che succedeva e sapevamo come comportarci. Spesso gli agenti ci riconoscevano, soprattutto i soldati dell'Udr, che era un reggimento dell'esercito britannico reclutato lì al Nord.
Erano quasi tutti unionisti, ma qualcuno veniva ai nostri concerti e quindi capitava che ci chiedessero un disco o una cassetta. Quella sera, invece, l'uomo che si avvicinò al finestrino disse solo "Tutti fuori. Perquisizione". Ci disse di allinearci al bordo della strada, rivolti verso i campi e con le mani dietro la nuca. Davanti a noi c'era un salto di circa 3 metri, con alberi e arbusti. Uno dei soldati si avvicinò con un taccuino e iniziò a chiedere a tutti nome e indirizzo. Poi si avvicinò un uomo, con piglio da ufficiale, con una divisa di un colore più chiaro e un berretto diverso da quello degli altri. Quest'uomo parlò con il soldato che ci aveva intimato l'alt e prese il controllo dell'operazione; diversamente da quelli che avevano parlato fino a quel momento, aveva un accento inglese e una parlata da ceto più elevato; si sentiva che era una persona che aveva studiato.
Improvvisamente, alle nostre spalle ci fu una forte esplosione e l'onda d’urto mi proiettò letteralmente in aria. Quasi subito sentii dei colpi di arma da fuoco e, non appena toccai terra, rotolai nel fossato. Non sapevo che cosa stesse succedendo. Il mio primo pensiero fu che il posto di blocco fosse stato oggetto di un assalto armato dell'Ira. Sentii due corpi piombarmi addosso; erano Fran e Tony, che immediatamente si alzarono e iniziarono a correre nel campo. Io provai a seguirli, ma capii che ero stato ferito e non riuscii ad alzarmi. A quel punto qualcuno cercò di sollevarmi per le braccia; era Brian. Gli puntarono un'arma contro e lo uccisero. Ricordo che Brian era un protestante dell'Irlanda del Nord; fu assassinato mentre cercava di salvare me, un cattolico della contea di Tipperary. Poi raggiunsero Tony e Fran per ucciderli.
Fran era sdraiato sulla schiena; lo sentii implorare che lo lasciassero vivere: lo ammazzarono con più di 20 pallottole, la metà sparate in faccia. A Tony spararono alla nuca. Uno dei soldati fece un giro del campo e poi tornò verso di me, sparando ai corpi o prendendoli a calci per vedere se erano ancora vivi. Restai a pancia in giù, con il viso affondato nell'erba, immobile. L'uomo si avvicinò e si fermò sopra di me; capii che mi stava puntando la rivoltella addosso. In quel momento qualcuno lo chiamò dalla strada, "Vieni via, sono tutti morti".
Finalmente se ne andarono.
Io sentivo odori terribili e il crepitio delle fiamme causate dall'esplosione. Come seppi più tardi, due degli attentatori avevano cercato di nascondere una bomba sotto il sedile del conducente: secondo il piano, l'ordigno sarebbe esploso una volta che avessimo passato il confine e noi saremmo stati accusati di trasportare armi ed esplosivi per conto dell'Ira. Tuttavia la bomba esplose prematuramente, uccidendo sul colpo due degli attentatori; gli altri a quel punto aprirono il fuoco su di noi.
Sentii la voce di Des che chiamava gli altri. Anche lui si era salvato facendo finta di essere morto. Mi girai sulla schiena e, come prima cosa, contai le mie dita, pensando al basso. Poi picchiai un piede contro l'altro e finalmente mi alzai in piedi.
Non riuscivo a vedere sangue, non capivo dove fossi stato colpito, ma respiravo a fatica. Come avrei scoperto dopo, l'emorragia era interna e avevo un polmone perforato.
- Quale fu il movente di questo attentato, così spietato e apparentemente insensato?
Le showband erano un elemento unificatore. Spesso, come nel caso della Miami, erano formate da musicisti originari del Sud come del Nord. Ai loro concerti, nell'Irlanda del Nord, si incontravano giovani protestanti e cattolici, unionisti e nazionalisti che per una sera potevano dimenticare la paura e i traumi del conflitto. Le orchestre spettacolo del Sud continuarono a suonare oltre confine anche dopo lo scoppio della violenza, alla fine degli anni 60. Non si fermarono nemmeno nell'anno più sanguinoso dei Troubles, il 1972. La strage della Miami determinò la fine di tutto questo. Ci sarebbe altro da dire sull'attentato, ma questo fu certamente un aspetto importante del movente.
Nel 2007 i suoi ricordi sono confluiti nel libro intitolato "The Miami Showband Massacre: A Survivor's Search for the Truth", dal quale nel 2019 è stata tratta la serie Netflix "ReMastered: The Miami Showband Massacre", disponibile anche per il pubblico italiano.
- A breve uscirà un secondo libro; ci spiega in cosa si distinguerà questo nuovo volume dal suo lavoro precedente?
Il libro uscirà alla fine dell'estate, con il titolo The Bass Player; Anthem for the Innocent (Il bassista; inno all'innocenza, ndr).
L'ho scritto insieme a due bravissime coautrici, Alexandra Orton e Yvonne Watterson.
Scriverlo non è stato facile. Nonostante l'esperienza non mi manchi, poiché sono stato a lungo giornalista, all'inizio ho passato molto tempo a guardare il foglio bianco davanti a me.
Sentivo di doverlo scrivere in prima persona, ma non volevo parlare soltanto di me, volevo che il libro desse voce a tutte le vittime innocenti della violenza e speranza alla loro ricerca di giustizia. Poi Alexandra mi ha detto, "I fatti li conosciamo, ce li hai raccontati nel primo libro; adesso, da lettrice, vorrei sapere cosa è successo dopo e come quei fatti hanno segnato la tua vita. Hai iniziato cercando di alzarti e uscire da quel campo; ora il tuo compito è aiutare altri a lasciarsi quel campo alle spalle". A quel punto ho superato il blocco e ho iniziato a scrivere.
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