My Fair Lady - Una favola a Broadway
70 ANNI FA LERNER & LOEWE DAVANO VITA AL CELEBRE MUSICAL «MY FAIR LADY»
MARCO RANALDI
Il Manifesto - Sabato 20 settembre 2025
Pagina 22
Nel loro lungimirante lavoro di ricerca e di proposta di generi usati in tanti musical, Alan Jay Lerner e Frederick Loewe hanno saputo creare la giusta miscela fra musica classica e musica pop. Entrambi, paroliere e musicista, hanno avuto la capacità di aprire il mondo dell’operetta e della musica lirica a quello che con loro è stato consacrato come genere musical. E fra gli autori di musical furono certamente i più innovativi e ispirati. Non è un caso che il marchio Lerner & Loewe sia stato garanzia di prodotti di grandissima qualità che hanno fatto la fortuna di Broadway. Soprattutto grazie alla loro innata versatilità tematica che ben sapevano usare come carta vincente per sbancare il mercato del teatro musicale. Nella loro carriera non hanno sbagliato niente e sono stati fra i pochi ad essere ricercati da Hollywood e considerati dei veri e propri Re Mida. Ad esempio con Gigi riuscirono a realizzare quello che nessuno aveva mai realizzato, un film musicale che solo in seguito sarebbe stato rappresentato a Broadway.
LAVORO DIFFICILE
La forza di Lerner e Loewe stava nel catturare quel pubblico che veniva dalla musica lirica e amava le ambientazioni di Franz Lehar con un orecchio attento a Puccini e a un tardo romanticismo creando temi bellissimi che sarebbero diventati immortali e di grandissimo successo. Tra questi esattamente 70 anni fa, nell’estate del 1955, Loewe e Lerner concepiscono la favola moderna di Eliza Doolittle. Fu un lavoro difficile a cui bisognava inoltre dare un titolo efficace in tempo per poter partecipare ai Tony Awards, giacché lo spettacolo sarebbe dovuto andare in scena il 15 marzo 1956 al Mark Hellinger Theatre di New York, dove le cronache ci dicono rimase per ben 2717 repliche, battendo tutti i tempi di permanenza nella storia del musical. Il titolo scelto fu My Fair Lady, e quasi dieci anni dopo, nel 1964, il regista George Cukor decise di farne una versione cinematografica. La Warner Bros pensò di investire molto nel film, confidando che avrebbe raggiunto un enorme successo. E infatti a fronte dei 17 milioni di dollari investiti la pellicola ne incasserà al botteghino ben 72. Una cifra incredibile.
Lerner e Loewe avevano iniziato a collaborare già nel 1942 scrivendo Life of the Party, proseguendo con What’s Up?, The Day Before Spring fino ad arrivare al loro primo grande successo, Brigadoon del 1947 che vide subito la trasposizione cinematografica con Gene Kelly e la regia di Vincente Minnelli.
Quando nel 1955 scrivono, per Broadway, My Fair Lady sono all’apice della loro fama.
La prima al Mark Hellinger Theatre fu un vero trionfo, e fu la scintilla che fece scattare l’idea di farne una trasposizione cinematografica. Venne così chiesto a George Cukor di occuparsene e lui si trovò di fronte al problema della scelta del cast.
Il riferimento più diretto era la versione andata in scena a Broadway nel 1956 e che vedeva nei panni di Eliza Doolittle una splendida Julie Andrews, non ancora assurta alla celebrità con Mary Poppins, già protagonista nel 1954 del musical The Boy Friend.
Oltre a Andrews nel cast figuravano Rex Harrison nel ruolo del Professor Higgins, Robert Coote in quello del Colonnello Pickering, Stanley Holloway in quello del padre di Eliza e Cathleen Nesbitt in quello della madre del Professore Higgins.
Il regista dell’edizione teatrale fu il geniale Moss Hart che sostanzialmente impostò quello che diventerà un vero classico, mentre a dirigere l’orchestra fu chiamato Franz Allers. Per Cukor sarebbe stato facile riproporre un cast identico, composto da attori che con il cinema avevano confidenza - lo stesso Harrison era una star di Hollywood - ma Julie Andrews non convinceva il produttore Jack Warner, che avrebbe preferito un’attrice sulla cresta dell’onda come Audrey Hepburn che aveva già al suo attivo successi enormi come Vacanze romane, Sabrina, Guerra e pace, Cenerentola a Parigi e soprattutto Colazione da Tiffany e Sciarada. Insomma una vera garanzia. In effetti, come fu evidente in Mary Poppins, Andrews era più versatile e incline al musical cinematografico ma la legge del mercato era spietata e quindi Warner impose Audrey Hepburn ignorandone però la poca duttilità canora.
Della prima produzione teatrale Cukor mantenne il solo Harrison; oltre Hepburn vennero inseriti sullo schermo Stanley Holloway nei panni del padre di Eliza, Wilfrid Hyde-White come Colonnello Pickering e Gladis Cooper nei panni della madre di Higgins.
L’orchestra fu diretta da André Previn già noto per aver prestato la propria opera per altri musical come Gigi, Irma la dolce, Kiss Me, Kate.
Previn, famoso anche come pianista jazz, ne curò personalmente anche gli arrangiamenti.
IL TOCCO JAZZ
Una produzione cinematografica non poteva che essere fastosa e dato il dispiego economico tutto doveva essere perfetto. Così Previn dona alla partitura quel tocco di jazz che dà alle musiche di Loewe il fascino necessario per essere, anche in questa versione, un sicuro successo.
I dubbi sull'aver scelto Hepburn durarono fin quando la produzione non si rese conto che la grande attrice non era però adatta a cantare le melodie non semplici della partitura, fu quindi deciso che un doppiaggio avrebbe reso la sua parte nel modo migliore. Non fu da meno neanche il problema della lingua, una sorta di dialetto «British», non molto adatto alla Hepburn, ma Warner decise di lasciare la voce originale per i dialoghi mentre le parti cantate furono affidate al doppiaggio di Marni Nixon, soprano che alla carriera da solista aveva già abbinato il doppiaggio di varie attrici cinematografiche in diversi musical. Per My Fair Lady si rivelò l’ideale, lasciando quell’impronta lirica che avvicinava il lavoro di Loewe e Lerner a una grande opera più che a un musical.
Per la versione italiana il doppiaggio, in una specie di dialetto pugliese, fu affidato a Maria Pia Di Meo, mentre per le parti cantate la scelta cadde su Tina Centi la quale, per uno strano destino, e nello stesso anno, doppiò proprio la Andrews in Mary Poppins e in Tutti insieme appassionatamente, film che uscirono sul mercato internazionale fra il 1964 e il 1965.
Il film fece incetta di Oscar aggiudicandosi quello come miglior film, come miglior regia a George Cukor, miglior attore protagonista a Rex Harrison più altri fra cui quello ad André Previn per direzione e arrangiamento, ma a mancare la vittoria fu proprio quello come migliore partitura, infatti la statuetta andrà ai fratelli Sherman per Mary Poppins.
Per inciso Lerner e Loewe non ottennero neanche la candidatura per la migliore canzone che andò a Chim Chim Cher-ee, tratta sempre da Mary Poppins. Per comprendere la situazione e il livello delle candidature basti notare che Previn, oltre che con Irvin Kostal per Mary Poppins, concorreva al fianco di George Martin per Tutti per uno, il grande successo dei Beatles, e Nelson Riddle per I quattro di Chicago. Insomma un bel parterre.
Ad oggi My Fair Lady risulta essere fra i 100 film americani da ricordare. E l’immagine di Audrey Hepburn con l’abito rosa alla corsa dei cavalli, rimane come modello di una eleganza unica.

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