A caccia di Pogačar


Lo sloveno Tadej Pogačar, 27 anni, in giallo al Tour, davanti al danese 
Jonas Vingegaard, 28,  e al fiammingo Remco Evenepoel, 25. A fianco, Pogačar

Evenepoel e il “deb” Vingegaard 
Che voglia di fermare mister Mondo

Sfida inedita: il danese non ha mai corso in Nazionale. 
L’Italia ha solo 5 corridori

"Non ho ancora capito come esprimermi in una corsa di questo tipo, 
ma sono qui per fare un grande risultato"
   - Jonas Vingegaard

"Sarà una vera classica, anche più dura del Mondiale. 
All’ultimo giro sarà sfida uomo contro uomo"
   - Remco Evenepoel 

"Il percorso è adatto a me, ecco perché sono qui. 
Ma il calendario deve cambiare"
   - Tadej Pogačar ha vinto 2 Mondiali di fila: 2024-2025

5 Oct 2025 - La Gazzetta dello Sport
Di CIRO SCOGNAMIGLIO INVIATO A GUILHERAND-GRANGES 

Jonas Vingegaard non ha mai corso con la maglia della Danimarca da quando è pro’: ultima apparizione nel 2018, prova in linea del Mondiale Under 23, 63° a Innsbruck
Remco Evenepoel è un collezionista di titoli e medaglie, un assegno circolare per il Belgio: oro mondiale ed europeo a cronometro e argento iridato in linea, per restare alle ultime due settimane.
Jonas e Remco partono da presupposti radicalmente diversi ma oggi, nella prova regina degli Europei in Francia (Drôme-Ardèche), si sono messi la stessa idea in testa: spodestare l’intoccabile Tadej Pogačar, che vuole mettere la prima maglia di campione continentale sotto la seconda arcobaleno, conquistata domenica scorsa in Ruanda.

Intenti

«Sono pronto a tutto, a qualsiasi scenario – ha affermato Evenepoel -. Sarà una vera classica, forse anche più dura rispetto al Mondiale perché c’è meno dislivello (3306 metri contro 5475; ndr) ma concentrato in meno chilometri (202,5 rispetto a 267,5; ndr). E nell’ultimo giro sarà un uomo contro uomo, con più protagonisti se il paragone è la gara in Ruanda». Una salita di quasi sette chilometri da ripetere tre volte, un’altra da 1700 metri al 9,3% moltiplicata per sei il cui nome – Val d’Enfer - è tutto un programma. Ma a Jonas Vingegaard non dispiace: su 42 successi, solo uno è arrivato in una gara di un giorno ed è stato alla Drôme Classic 2022, proprio da queste parti. «Non ho ancora capito come riuscire a esprimermi al massimo in una corsa di questo tipo – ha ammesso Vingegaard, che non ha più corso dalla vittoriosa Vuelta chiusa il 14 settembre -. Sono qui per un risultato top, ho in testa di fare una bella prestazione e se tutto va bene magari in futuro potrò fare più classiche di un giorno. Mi è già capitato di battere Pogačar in volata...».

Padrone

Pogi li aspetta, rilassato come sempre: ieri, in maglia arcobaleno, è passato in bici con i compagni in zona-traguardo: «Se dipendesse da me, cambierei molte cose nei calendari del ciclismo...», ha detto lo sloveno, e in effetti altri sport che a distanza di una settimana propongano Mondiali e Europei, in due continenti diversi peraltro, non se ne trovano. «Stavolta il percorso è adatto a me, per questo ci sono, e nel 2026 la rassegna sarà in Slovenia. Penso sia più difficile staccare tutti da lontano qui, ma vediamo, mi piacerebbe».

Terzetto 

A proposito dei tre, quella del ct Marco Villa solo all’apparenza è una battuta: «Se al Mondiale c’era un solo posto disponibile sul podio (Vingegaard era assente; ndr), stavolta neppure quello». L’Italia punta su Bettiol e Scaroni, appoggiati da Ulissi, Garofoli e Frigo: c’era la volontà di correre almeno in 6, ma tra sovrapposizioni di calendario, veti di squadre a caccia di punti Uci e corridori che non hanno voluto fare i salti mortali per esserci... La questione è sul tavolo e per il futuro si cercherà di cambiare registro. Intanto, la sfida a tre tiene banco: è un evento mai visto in una gara di un giorno di questo livello. In una classica Monumento: Giro di Lombardia 2021, 1° Pogacar, 14° Vingegaard a 2’25”, 19° Evenepoel a 3’13”. L’ultimo precedente è la Freccia Vallone 2022: 1° il belga Dylan Teuns, 12° Pogacar a 7”, 43° Evenepoel a 51”, ritirato Vingegaard. Già, non vinse nessuno dei tre...

***

Al via in 101 
1 Pogacar 
4 Mohoric 
9 Benoot 
12 Evenepoel 
15 Van Gils 
23 Skjelmose 
24 Vingegaard 
25 Bettiol 26 Frigo 27 Garofoli 28 Scaroni 29 Ulissi 
32 Gregoire 36 Seixas 37 Sivakov 
45 Ayuso 
50 Almeida 
63 Hirschi

Eurosport dalle 11.35, Rai2 dalle 14

***

ci. sco.
Longo Borghini: «Solo buio» 
Finn stanco aiuta Gualdi (4°)

Lorenzo Finn lo dice subito: «Le gambe non erano quelle del Mondiale, mi sono sentito vuoto», le parole del campione del mondo Under 23, ieri in gara per la prima volta con la maglia iridata. L’Europeo lo ha vinto per distacco il belga Jarno Widar, il grande deluso del mondiale di Kigali: il 18enne ligure, quando ha capito di non essere in giornata, è stato molto generoso a mettersi a disposizione di Simone Gualdi che ha chiuso quarto, beffato nella volata per il bronzo dallo spagnolo Alvarez. E pure dalle donne élite non sono arrivate soddisfazioni: decima Elisa Longo Borghini, che nel momento decisivo – in salita, a 38 km dalla fine – aveva provato a seguire l’olandese Demi Vollering, poi oro senza discussioni. La posizione finale non è quella sperata dalla nostra capitana (il distacco neppure: 4’42”), già reduce da un Mondiale avaro di soddisfazione a causa di una gara troppo tattica: «C’è poco da raccontare – ha detto -. Alla partenza, stavo molto bene. Ma a un certo punto mi sono trovata senza energie, un buio totale. Non ho una spiegazione, sono andata piano».

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Alé - Isaac Del Toro, 21 anni, messicano dell’uae Emirates, festeggia così davanti al Santuario 
di San Luca a Bologna, arrivo del Giro dell’Emilia: battuto il britannico Tom Pidcock, 26 anni

Giro dell’Emilia

Super Del Toro in stile Tadej: «Italia, che gioia»

In cima al San Luca, il messicano domina come Pogacar: 14a vittoria, la sesta da noi

"Eravamo tutti al limite, nel finale. 
Quando è partito Pidcock, 
non ho avuto subito la forza per seguirlo
L’Italia è un Paese che quest’anno mi ha dato tante gioie, 
mi piace molto correre sulle vostre strade"
   - Isaac del Toro

5 Oct 2025 - La Gazzetta dello Sport 
di ALESSANDRA GIARDINI 

Se manca Tadej Pogačar, qual è il problema? Ecco Isaac del Toro, l’apprendista. Quando c’è lo sloveno al via, come al Mondiale, anche il giovane messicano alza le mani in segno di resa (per adesso). Altrimenti ci pensa lui, capace di imporsi in tutti i modi: per distacco, per dispersione, in volata. Al Giro dell’Emilia, prova della Coppa Italia delle Regioni, ha vinto d’astuzia e di forza, di testa ma anche di gambe: si è finto morto nelle ultime due salite di San Luca, dando l’illusione a tutti i superstiti di questa classica durissima che non fosse il suo giorno. Non fidarsi è meglio. El Torito ha lasciato che Tom Pidcock prendesse l’ultima ascesa davanti, che guadagnasse qualche metro di vantaggio convincendosi di potercela fare, lui che un anno fa aveva dovuto accontentarsi del secondo posto alle spalle dello stesso Pogačar, lui che è forte eppure trova quasi sempre uno più forte di lui. E poi, sul punto più duro, quella curva delle Orfanelle che è diventata il covo dei nostalgici di Pantani, con i teschi e le bandane, El Torito è partito da dietro come se lo avessero lanciato con la fionda e ha ripreso e superato l’inglese. «Eravamo tutti al limite, nel finale. Quando è partito Pidcock non ho avuto subito la forza per seguirlo, ma poi non so come sono riuscito a fare un ulteriore sforzo e a ottenere il successo».

Costanza 

Del Toro succede a Tadej, amico e compagno di squadra (anche se corrono assai poco insieme) nell’albo d’oro dell’Emilia. Delle 14 vittorie del suo mostruoso 2025, sei se le è procurate in Italia, partendo dalla Milano-Torino di marzo, passando dalla tappa di Bormio del Giro, e vincendo poi in fila indiana Larciano, Toscana, Sabatini e Matteotti prima del Mondiale, per poi continuare a San Luca. «È un Paese che mi ha dato tante gioie quest’anno, mi piace correre sulle vostre strade», ha detto il messicano che vive a San Marino. Per la sua Uae Emirates i successi in questa stagione diventano addirittura 88. I numeri non spiegano tutto, ma nel caso di Del Toro aiutano a misurarne lo spessore. Nelle 71 gare a cui ha preso parte finora, il ventunenne messicano si è piazzato tra i primi dieci in 35 occasioni, cioè nel 49% dei casi: una rendimento impressionante. Se ci aggiungiamo che Del Toro ha perso la maglia rosa solo nel finale, nella tappa delle Finestre, ecco che abbiamo la fotografia di una stagione ai limiti della realtà.

Gli altri 

Niente da fare per Primož Roglič, che sul Colle bolognese ha vinto tre volte questa classica, e mettiamoci anche la maglia rosa nella cronoscalata che apriva il Giro 2019. Idem per Uijtdebroeks, sempre sul punto di esplodere, e per Carapaz. Il secondo posto è andato proprio a Pidcock, davanti a Martinez. Anche questa non è stata la giornata degli italiani: sapevamo che non ci sarebbe stato Giulio Ciccone, ammalatosi a Kigali, ma ci aspettavamo di più dall’altro Giulio, Pellizzari, ammalatosi prima dei Mondiali. Il migliore è stato Davide Piganzoli, 18° a oltre 2 minuti.

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88 - Vittorie UAE nel 2025 
La squadra di Pogačar segna record su record: Del Toro ha centrato l’88° successo. Nessuno come loro.

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