il DUELLO


Rispetto - Remco Evenepoel, 25 anni, e Tadej Pogacar, 26, mercoledì 
al via della Freccia Vallone poi vinta dallo sloveno: il belga ha chiuso 9°

EVENEPOEL-POGACAR A VOI DUE È UNA LIEGI PER FUORICLASSE

Due ori olimpici a Parigi 2024 e tre titoli mondiali Hanno vinto le ultime 4 edizioni, 2-2, ma senza mai sfidarsi: oggi il belga prova a fermare l’iridato

Se non pensassi di poterlo battere non mi sarei neppure presentato
Ho recuperato bene gli sforzi della Freccia Vallone: sono qui per vincere

27 Apr 2025 - La Gazzetta dello Sport 
Di Ciro Scognamiglio @CIROGAZZETTA
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Non si poteva chiedere, sperare, trovare di meglio. Tadej Pogacar contro Remco Evenepoel alla Liegi-Bastogne-Liegi è eccellenza pura applicata alla bicicletta e in più, anche se è difficile da credere, prima di oggi non si era mai visto. «Ho ancora la forza per un’altra grande domenica», aveva detto Pogi subito dopo aver dominato la Freccia Vallone. «Datemi pure mezza stella in meno nei pronostici rispetto a lui – la risposta di Remco -, ma se non pensassi di poterlo battere, neppure mi sarei presentato». Ci siamo: il campione del mondo in linea, re di Giro e Tour, contro il campione del mondo a cronometro e biolimpionico, altre possibili definizioni del meglio che ci sia. 

Evenepoel ha vinto nel 2022 su Hermans e nel 2023 su Pidcock, che finalmente arriva al confronto diretto su questo palcoscenico per una ideale "bella", visto che ora siamo sul 2-2: lo sloveno ha trionfato nel 2021 e nel 2024 quando il belga non era al via, viceversa Remco ha esultato nel 2022 - Pogi assente - e 2023 (il rivale caduto e ritirato). Tutto ciò al culmine di una primavera delle Monumento finora sensazionale, a cominciare dalla Sanremo dei tre giganti – van der Poel, Ganna, Pogacar nell’ordine in via Roma - passando per lo show di Pogi al Fiandre e il maestoso duello van der Poel-Pogacar alla Roubaix, vinto dal primo. Sì, il campione di (quasi) tutto c’è sempre e oggi può chiudere in gloria prima di riposarsi e iniziare a pensare al Tour.

Atmosfera 

La presentazione delle squadre, ieri, è tornata nel centro di Liegi, nella piazza di Saint Lambert, a uno sguardo dal palazzo vescovile: oggi il meteo promette bene, ma attenzione al forte vento. Vive di riti la Doyenne, la Decana delle Monumento. Con il Giro di Lombardia, è la più dura: Cipressa, Poggio e via Roma sono un ricordo, gli arcigni Muri del Fiandre pure, idem il terribile pavé della Roubaix: qui ci sono le côte, salite anche di 4 chilometri (4400 metri il dislivello totale in gara), dove conta meno l’esplosività e più la resistenza ad altissima potenza. La Redoute resta il simbolo, la Roche aux Faucons l’ultima da affrontare. Nelle Ardenne i campioni da grandi giri possono competere con gli specialisti da un giorno, si sarebbe detto fino a qualche anno fa, se non fosse che questa generazione di fenomeni ha abbattuto ogni steccato: Pogacar ha disputato sette grandi giri in carriera e non è mai sceso dal podio, ma vale lo stesso per tutti le Monumento che ha concluso dal Fiandre 2023. Evenepoel ha un doppio oro olimpico al collo dopo aver lasciato la firma su mondiali in linea e a crono, Vuelta e Liegi. Al loro cospetto, in vigilia, gli outsider – tipo Skjelmose, re dell’Amstel, che li ha beffati in volata – non scompaiono, ma si rimpiccioliscono: Skjelmose stesso, Pidcock, Healy, Buitrago... Mentre chissà che l’Italia – che schiera anche Davide Formolo, 2° nel 2019 – non possa aggrapparsi a Giulio Ciccone (arrivato dal quarto posto al Tour of the Alps, chiusosi venerdì) e a Giulio Pellizzari, il 21enne talento marchigiano che in maglia Red Bull-Bora Hansgrohe corre la sua prima Liegi. Nota vintage: il team norvegese Uno-X per un giorno indosserà i colori dello storico Team 7-Eleven, quello dell’americano Andrew Hampsten vincitore del Giro d’Italia 1988 dopo la neve sul Gavia.

Sentimento 

Né per Evenepoel né per Pogacar è una corsa come le altre. «Potrei pedalare sul finale con gli occhi chiusi perché lo conosco a memoria, mi sento a casa mia – ha spiegato Remco -. Sono super-motivato e all’Amstel, anche se ho perso, ho trovato tante risposte. Mi considero pronto». Per Pogi, si tratta della prima Monumento a cui ha partecipato – 18° nel 2019, da neopro’ -, della prima in cui è salito sul podio – terzo nel 2020 -, e della prima che ha vinto, nel 2021. «Ho recuperato bene, sono qui per vincere», il “telegramma” prima di un’ultima battuta, quando gli hanno chiesto: «In molti stanno scommettendo su quando esploderà la corsa, tu che cosa ne pensi?». «Io non posso scommettere», la risposta, con un sorriso. Nota (non troppo) a margine: se Pogi vincesse salirebbe a 9 Monumenti - a 26 anni e mezzo - come Girardengo, Coppi e Kelly, e davanti gli resterebbero soltanto De Vlaeminck (11) e naturalmente Merckx (19). Quest’ultimo, irraggiungibile. Oppure no?

***

È anche chiamata corsa degli italiani: 12 vittorie tricolori

La Liegi è nota anche come “la corsa degli italiani” perché si corre in una zona con una delle più numerose comunità di nostri emigrati nel mondo. Non solo: dopo il Belgio (61 successi), l’Italia è la Nazione che l’ha vinta più volte (12, di cui 11 tra il 1982 e il 2007). Moreno Argentin l’ha fatta sua 4 volte: 1985, 1986, 1987 e 1991.

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