Pogacar quota cento al Tour e in maglia iridata la vittoria che voleva


Tadej Pogacar, 26 anni, a Rouen la sua vittoria n.100.

Nuovo show dei big: Tadej precede van der Poel e Vingegaard e raggiunge la cifra tonda in carriera 
Saronni: "È nato pronto"

dal nostro inviato COSIMO CITO
La Repubblica - Mercoledì 9 Luglio 2025
Pagina 40

ROUEN - L'ha voluta e se l'è presa alle sue condizioni, in maglia iridata e al Tour de France, la corsa in cui ha iniziato a costruire la sua leggenda. Non al Delfinato, sul Moncenisio, dove avrebbe già potuto un mese fa. Non con la maglia a pois, regalata al compagno di squadra Wellens a Boulogne-sur-Mer. Nella foto della centesima vittoria in carriera doveva esserci la maglia iridata stesa al sole, spalancata sulla storia. Tadej Pogacar è entrato nel club dei centenari del ciclismo a 26 anni e 9 mesi. È il 25° della storia a raggiungere quota 100 vittorie da professionista e il quarto più giovane di sempre dietro Beppe Saronni (24), Eddy Merckx e Freddy Maertens (25). Ci ha impiegato poco più di 6 anni e appena 353 giornate di corsa. Ha vinto, cioè, quasi un terzo delle gare in cui si è presentato al via. La prima risale al 21 febbraio 2019, Giro dell'Algarve, la tappa in salita sull'Alto da Foia, nella nebbia. Era gregario di Aru e invece spuntò lui, ancora acerbo, ma già fenomeno. Beppe Saronni, all'epoca general manager della UAE, quella giornata la ricorda bene: «Tadej è uno nato pronto, non ho mai avuto dubbi sulle sue qualità.

Ma quota cento, davvero, chi avrebbe potuto immaginarlo in quei giorni? Mi sono emozionato. Però sono contento che ci abbia messo un po' più di me… Però da lui, e solo da lui, l'avrei accettato». Pogacar è entrato nel mito a Rouen, nella patria di Jacques Anquetil, dopo aver spianato una côte dedicata a Jean Robic "Testa di vetro". Vi è entrato battendo Van der Poel e Vingegaard: sono gli stessi tre di domenica a Boulogne, stavolta però i primi due si sono scambiati la posizione sul podio.

«Con te è impossibile» gli ha sussurrato Van der Poel, toccandogli le gambe nel retro del podio, quasi a cercare di carpirne il segreto. «La centesima? Io le ricordo tutte, compresa la prima vittoria in Algarve.

Tutte sono speciali. Quella fu incredibile e indimenticabile. Qui il finale è stato pieno di adrenalina, è stato bellissimo da correre e credo anche da vedere davanti alla tv».

Ha attaccato sulla penultima salita, ai -5, ma non è riuscito a staccare Vingegaard. È l'unica, minima ombra, in una giornata di luce potentissima. «Se vogliamo cercare una piccola increspatura, è proprio Vingegaard» ancora Saronni, «lo vedo davvero in palla, se tiene Tadej su una salita così, sulle grandi salite sarà un osso durissimo». È un Tour di una bellezza quasi disarmante, e le montagne sono ancora lontane. «Però un obiettivo l'ho già centrato» aggiunge lo sloveno, «è chiaro, non mi accontento, ma per ora sono felice, felicissimo così». Diciotto delle sue vittorie Poga-cento le ha raccolte sulle strade della Grande Boucle. La sua prima tappa arrivò a Laruns, sui Pirenei, e poi quel Tour lo vinse anche, un giorno prima di compiere 22 anni.

Oggi Pogacar correrà la cronometro a pois (in classifica ha lo stesso tempo della maglia gialla ma peggiore somma dei piazzamenti) per penultimo, dopo Vingegaard e prima di Van der Poel. I primi tre della classifica, stasera nel Calvados, potrebbero essere ancora loro.

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