POGACAR: "Un mondiale mai visto"
LA SFIDA DI POGACAR: «QUI SI FA LA STORIA E IO SONO PRONTO»
Lo sloveno in Ruanda va a caccia del bis iridato: «Non vedo l’ora di correre: la gara su strada non finirà come la crono...»
"Ogni giorno che passo qui a Kigali mi sento più a mio agio.
Le strade sono buone, l’atmosfera è fantastica"
"I rivali non mancano: Evenepoel sta volando, poi occhio a Pidcock.
E pure a Del Toro e Vine, miei compagni alla Uae"
- Tadej Pogačar - Campione del mondo in carica
26 Sep 2025 - La Gazzetta dello Sport
di Ciro Scognamiglio INVIATO A KIGALI
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Gli chiedono subito se si consideri ancora il favorito numero uno di domenica, dopo essere stato raggiunto e sorpassato appena cinque giorni fa nella cronometro da Remco Evenepoel, e la risposta di Tadej Pogačar è tutta un programma: «Sarà diverso. Sarà un’altra storia». Al quarto piano dell’hotel con vista sulle colline del centro di Kigali (lo stesso dell’Italia), il campione del mondo ha il sorriso dei giorni migliori ed è pronto ad andare a caccia del bis consecutivo in questa prima, e storica, rassegna iridata africana, in Ruanda. «Sì, io è dal 2019 che partecipo sempre al Mondiale ma questo è storico, qualcosa di mai visto prima. Lo sento dentro di me, e sono pronto».
- Tadej, quello che è successo nella crono non conta più?
«Io sono venuto qui principalmente per la prova su strada. Naturalmente le aspettative sono alte. Di tutti, ma anche le mie. Ho voglia di dimostrare la versione migliore di me stesso, e so che la mia Slovenia (che conta anche su Roglič e Mohoric; ndr) è uno dei team più forti. Sulla bici da crono non ho trovato le sensazioni giuste ma passando a quella da strada sento che è cambiato tutto».
- Ormai lei è in Ruanda da più di una settimana. Come si trova?
«Sono contento di essere arrivato in tempo per acclimatarmi al meglio, anche all’altitudine. Ogni giorno che passa mi sento più a mio agio. Quanto all’atmosfera, è fantastica. Se già c’è così tanta gente sul percorso in questi giorni, immagino domenica. Le strade per pedalare sono buone e io l’altro giorno ho fatto uno dei migliori allenamenti di tutto l’anno. La qualità dell’aria in città non è il massimo, ma se ti allontani un po’ già migliora. I vaccini? Io li ho fatti».
- C’è chi dice che a volte lei commetta errori tattici in gara, e che chi riesce ad approfittarne può batterla. È così?
«Sapete, in pratica corro sempre da favorito le grandi corse e sì, gli sbagli capitano. A volte, si deve anche provare a fare qualcosa di diverso, non bisogna essere prevedibili. E può capitare che per vincere bisogna prima rischiare di perdere».
- Si dice anche che esistano due Pogačar: uno molto calmo e tranquillo quando non è in bici, uno aggressivo e agonisticamente feroce quando è in corsa. È d’accordo?
«Sono d’accordo, però credo che sia la stessa cosa per più dei 50 per cento dei corridori. Una cosa è la vita di tutti i giorni, una cosa è la competizione. È vero che quando non pedalo mi considero un ragazzo normale, come ce ne sono tantissimi».
- La stagione è stata lunga, esigente. Sta già pensando alle vacanze?
«Sì e no. Vero che ho iniziato presto, a febbraio all’UAE Tour. Ho fatto tutte le grandi classiche di primavera, il Tour, il Mondiale. E dopo ci saranno l’Europeo e il Lombardia. Sempre per vincere. Per ora però penso solamente agli obiettivi, al momento giusto mi godrò il riposo».
- Quale parte del percorso preferisce, ora che lo ha provato per intero?
«Delle salite, la maggiormente adatta a me è quella più lunga, il Mont Kigali. Peccato che sia così lontana dal traguardo (a 104 chilometri; ndr), avrei preferito diversamente. Anche se...».
- Sì?
«Il nostro ct, Uros Murn, sostiene che la parte migliore per me sia quella finale, perché tutti saranno molto, molto stanchi».
- Vede qualche similitudine tra il pavé che si trova sul percorso iridato e quello del Giro delle Fiandre, per esempio?
«No, nessuna. Sono totalmente differenti. Ho l’impressione che qui ogni pietra sia differente dall’altra. Ma qui si affronta in salita e non dovrebbe essere troppo influente».
- Giulio Ciccone ha detto di immaginarsi la voglia di rivincita che lei avrà dopo la cronometro. Sarà davvero così grande? Vuole prendersi una vendetta sportiva?
«Probabilmente pure Remco voleva chiudere un cerchio, perché a sua volta era stato sorpassato da Vingegaard nella cronoscalata del Tour. Chissà, magari domenica toccherà a me togliersi da dosso quel feeling di quando qualcuno ti supera in una crono, perché di certo non è piacevole».
- Capitolo rivali?
«Di Evenepoel abbiamo già parlato, nella crono volava... Poi ci sono dei miei compagni di squadra alla UAE, come Del Toro e Vine. Pidcock è uscito bene dalla Vuelta. Ma preferisco pensare a ciò che dovrò fare io».
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IDENTIKIT
Ha vinto 4 Tour un Giro d’Italia e il Mondiale 2024
Nato a Komenda (Slovenia) il 21 settembre 1998, è passato pro’ nel 2019 con la UAE Emirates-XRG con cui ha un contratto fino al 2030. Tra i suoi successi più importanti: quattro Tour de France (2020-2021-2024-2025), un Giro d’Italia (2024), due Fiandre (20232025), tre Liegi (2021-2024-2025) e quattro Lombardia (2021-2022-2023-2024) più il Mondiale 2024.
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La Slovenia di Tadej parte in vantaggio con un uomo extra
La Slovenia di Pogacar ha diritto a un corridore in più al via del Mondiale, 9 e non 8: questo perché il titolo conquistato l’anno scorso a Zurigo rende Pogi iscritto di diritto. Ecco i suoi compagni per domenica: 2 Gal Glivar, 3 Matevz Govekar, 4 Luka Mezgec, 5 Matej Mohoric, 6 Domen Novak, 7 Jaka Primozic, 8 Primož Roglič (foto), 9 Matic Zumer.
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ci.sco.
Evenepoel: «Percorso simile a quello del 2022, dove vinsi»Remco Evenepoel ha fatto un pensiero stupendo: «Per certi versi il percorso mondiale di quest’anno mi ricorda quello di Wollongong, in Australia, nel 2022...». Stupendo perché il belga, che arrivava dal trionfo della Vuelta, vinse con una spettacolare azione da lontano. Per la verità ieri sul tema Tadej Pogačar la pensava all’opposto («Mi dispiace per gli australiani, ma non vedo similitudini e questo è più bello», ha scherzato) ma la cosa testimonia il grado di fiducia che ha il capitano del Belgio. Già normalmente l’autostima di Remco è molto alta, il trionfo di domenica nella crono l’ha fatta decollare e si è potuto notare come abbia davvero tanti tifosi qui in Ruanda. Quanto allo stato di forma generale della sua Nazionale, basti dire che Ilan Van Wilder nella cronometro si è messo al collo la medaglia di bronzo, beffando Pogačar per 1”66/100. Un risultato non pronosticabile alla vigilia. Evenepoel, Van Wilder, poi Campenaerts, Hermans, Meurisse, Uijtdebroeks, Florian Vermeersch, Vervaeke: il Belgio è pronto.
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In azione - Gli azzurri in ricognizione sul tracciato che
domenica li vedrà protagonisti a caccia del Mondiale
L’Italia ci crede «La nostra forza sarà il gruppo»
Ieri prima uscita in vista della domenica iridata. Ciccone avverte: «Verrà fuori una gara estrema, a eliminazione»
Ciro Scognamiglio INVIATO A KIGALI
L’ora canonica del pranzo è passata da un pezzo quando gli azzurri tornano dalla prima ricognizione sul circuito iridato. E l’impressione di capitan Giulio Ciccone – «Verrà fuori una gara a eliminazione» – è condivisa da tutti, compreso il ct Marco Villa. Oltre 4 ore di allenamento, la scoperta anche di una salita lunga oltre il percorso dove mettersi alla prova, e le impressioni che sarà un Mondiale “estremo” sotto diversi punti di vista. A cominciare dall’altitudine, che secondo alcuni - a cominciare da Marco Frigo - si fa percepire di più rispetto alla reale altezza di 1500 metri circa (ma sul Mont Kigali si sfiorano i 1800): la ragione potrebbe essere nella vicinanza all’Equatore e dunque una diversa pressione atmosferica rispetto a quella delle nostre latitudini.
Fattori
«Se non ci fosse stata la parte in linea, con quelle tre salite-extra, il Mondiale sarebbe stato aperto anche a corridori come Mathieu van der Poel», è l’analisi di Villa. «Il Mont Kigali, anche se è lontano dall’arrivo, è veramente duro. Sale a gradoni e se i big vorranno fare la corsa dura in quel punto, ci sarà una selezione molto forte», riferisce Mattia Cattaneo, che durante l’anno è un fedelissimo di Remco Evenepoel. Mondiale estremo, sì, e non solo per il dislivello di 5475 metri. Va considerato il caldo, che si mischia all’umidità e ne viene aumentata la percezione. E lo smog in città, che non aiuta la respirazione sotto sforzo. «Le salite sono ravvicinate e una volta che termina l’ultima, manca solo poco più di un chilometro al traguardo. Però poi la strada torna a salire e si è visto in questi giorni come gli ultimi 300 metri possano risultare infiniti», riflette Villa. «Confermo quanto avevo pensato – chiude Ciccone – e cioè che non sarà una gara bloccata, di attesa, al contrario si “aprirà” a tanti chilometri dal traguardo. Noi dovremo farci trovare pronti. Se non riusciremo a reggere immediatamente il ritmo dei più forti, non dovremo andare nel panico, ma trovare la forza di rientrare. La nostra forza sarà il gruppo: sulla nostra unità sono pronto a scommettere».
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Italia 4a nell’U23 femminile con Ciabocco
Terzo quarto posto per l’Italia nella rassegna iridata. Nella gara Under 23 femminile l’oro è andato alla francese Celia Gery, 19 anni, per 2” sulla slovacca Chladonova, 18. Nello sprint per il bronzo, la spagnola Paula Blasi ha beffato Eleonora Ciabocco (foto), 21 anni, unica azzurra al via, che ha chiuso in lacrime.
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Oggi si assegna il titolo Under 23 Finn sarà la punta della Nazionale
Nella crono Under 23 di lunedì Lorenzo Finn, che ancora deve compiere 19 anni, ha chiuso quarto, a 5” dall’argento. Ma nel tratto tra il 10° e il 19° chilometri è andato più forte dello svedese Soderqvist, che ha dominato, vincendo meritatamente l’oro. Basta questa considerazione per sapere di poter contare sull’ottima condizione del talento ligure, che l’anno scorso vinse il Mondiale tra gli junior a Zurigo (prova in linea) e che al primo anno tra gli Under 23 – fa parte del vivaio della Red Bull – si è già fatto valere impressionando in termini di prestazioni: sesto al Giro Next Gen (sua la maglia della montagna), quarto al Tour de l’Avenir. Il percorso gli piace e sarà lui la punta della Nazionale del ct Marino Amadori, che si presenta al via con mire ambiziose. Assieme a Finn, dorsale numero 6 (qui sono presenti per fare il tifo per lui anche i genitori) correranno Alessandro Borgo (5), Simone Gualdi (7) e Pietro Mattio (8). Favorito il belga Widar (numero 16).
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