Kipyegon: "Le bambine mi guardano corro per ispirare una generazione"
Ali Gradischer/Getty Images
Faith Kipyegon, 31 anni, a Eugene dove il 5 luglio ha stabilito il nuovo
primato del mondo sui 1500: 3'48"68. Detiene anche il record sul miglio
La mezzofondista kenyana ha vinto l'oro sui 1500 per tre volte di fila ai Giochi e da poco ha migliorato il suo record del mondo
"Presto farò la maratona e tenterò di battere il primato sui 3mila"
"Se vogliamo un'atletica da prima pagina servono le sfide,
c'è sempre bisogno di uno scossone “
"Battocletti sarà una rivale pericolosa ai Mondiali ma non l'unica
"Io non ho paura della concorrenza perché spinge i migliori alla vittoria “.
EMANUELA AUDISIO
La Repubblica - Venerdì 8 Agosto 2025
Pagina 41
Si chiama Faith. Fede.
«Sogna e sii paziente» è il suo motto. È la mezzofondista più forte del mondo. Kipyegon ha 31 anni, viene dalla mitica Rift Valley in Kenya, è mamma di Alys nata nel 2018 con parto cesareo. La chiamano The smiling queen of the track. È veramente la regina della pista. Fa record pazzeschi e sorride. Oro olimpico nelle ultime tre edizioni dei Giochi sui 1.500 metri (Rio 2016, Tokyo 2020 e Parigi 2024), quattro titoli mondiali, il record del mondo nei 1.500 metri migliorato tre volte, l'ultima un mese fa a Eugene (è l'unica donna a essere scesa sotto i 3'50"), più quello sul miglio. È leggera come una farfalla (pesa appena 44 kg), ma ha un finale travolgente. Nessuna e nessuno come lei. Indossa una maglietta del suo sponsor dove c'è scritto "Everybody watches women's sport": è stata lanciata da un gruppo di atlete professioniste (si scrive Togethxr e si batte per i diritti delle donne) ed è diventata subito fashion.
- Veramente tutti guardano lo sport femminile?
«Sì le cose sono molto cambiate. Dopo il mio tentativo di scendere sotto i 4 minuti nel miglio (Breaking 4) a Parigi sono stata fermata all'aeroporto da molti ragazzini che volevano fare la foto con me e congratularsi perché ci avevo provato. Molte bambine mi hanno scritto che si sentono ispirate da me e io accetto questa responsabilità. Questo significa che c'è un mercato, che l'atletica è apprezzata e seguita anche dalle nuove generazioni. Ma noi che corriamo non dobbiamo avere paura delle sfide, anzi dobbiamo buttarci, e dare scossoni. La motivazione è tutto, mai perdere la fame. Non è un caso che dietro di me abbia i manifesti di Eliud Kipchoge che nel 2019 ha attaccato il record della maratona correndo la distanza sotto le due ore».
- È stata coraggiosa anche nel sostenere la causa di "Run For Her" nel suo Paese.
«Ho aderito volentieri all'iniziativa, la prima in Kenya, per accendere l'attenzione sulle emorragie post-partum. Ogni anno nel mio Paese tremila donne ne muoiono. Le nostre vite sono importanti, meglio salvarle che perderle e lo dico da mamma».
- Ai prossimi mondiali di Tokyo a settembre ritenterà l'accoppiata 1.500 e 5mila?
«Sì, mi è riuscita a Budapest nel 2023. Invece ai Giochi di Parigi in un finale convulso sono arrivata seconda nei 5mila, prima squalificata, poi riammessa. Ma non voglio parlare di quell'episodio perché chi vive nel passato non può camminare nel futuro. È successo, lo lascio andare, voglio dimenticare e andare avanti. E sono contentissima di tornare in uno stadio di Tokyo pieno di pubblico, allora nel 2021 c'era ancora la pandemia e mancò il colore».
- Ha avuto e avrà come avversaria l'azzurra Nadia Battocletti, cosa ne pensa dei suoi progressi? Può essere l'alternativa al potere delle africane?
«È un'atleta forte, fate bene a chiamarla l'africana d'Italia, ma non è l'unica contro la quale dovrò combattere. Ce ne sono molte altre, anche le etiopi sono pericolose, meglio così, non bisogna avere paura della concorrenza perché le migliori riescono sempre a vincere e perché è importante che ci sia sempre qualcuno a spingerti».
- Il suo primo campionato mondiale è stato nel 2013.
«A Mosca. Avevo 19 anni, ero giovane, arrivai quinta nei 1.500, ricordo l'emozione di trovarmi in un mondo che per me era nuovo, ma sono stati i mondiali di Doha in Qatar nel 2019 dove vinsi l'argento a rendermi la Faith di adesso e a darmi la fiducia».
- Si darà presto alla maratona, molto più redditizia?
«È mia intenzione passare alla strada. Per cui la risposta è sì. Sarà presto, ma non so quanto presto.
L'importante è avere attorno un buon team con cui ci sia feeling, sapere di essere ben assistita, il mio coach è Patrick Sang, lo stesso di Kipchoge, mi alleno con gli uomini a Kaptagat e ho anche l'aiuto di mio marito, Timothy Kitum, bronzo olimpico negli 800 ai Giochi di Londra 2012».
- Se vuole far sognare il mondo c'è il record dei 3.000 metri del '93, l'ultimo ancora rimasto dell'armata cinese di Ma.
«Pensare che è stato realizzato da Wang Junxia che corse in 8'06"11 qualche mese prima che io nascessi. Sarà dura, ma non mi nascondo, ci proverò. Noi corriamo per provare a migliorarci, sempre. Io fisicamente sto bene, mi sento forte, se il ritmo è veloce non mi spavento. E se vogliamo un'atletica da prima pagina dobbiamo renderla tale e correre il rischio di sfidare i nostri limiti.
Lo dico sempre: sempre meglio tentare che rinunciare, non è mai fiato sprecato».
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