Lorenzo MAGNIFICO


CAPOLAVORO MONDIALE «È STATA LA GIORNATA PERFETTA»

A 18 anni, il più giovane degli Under 23 stacca tutti con tre attacchi negli ultimi 40 km Nel 2024 era stato iridato juniores: «Dedicato alla mia famiglia e a Fabiana»

Il gesto della freccia al traguardo era deciso: se un azzurro avesse vinto doveva farlo
I miei genitori ci sono sempre, non scorderò mai quello che hanno fatto per me
Questo Mondiale non cambia le cose, con il mio team sto lavorando nel modo giusto
Credevo alla vittoria più di dodici mesi fa Sono molto legato alla Liguria, dove mi alleno... e rischio la vita ogni giorno

27 Sep 2025
La Gazzetta dello Sport - Lombardia
Di CIRO SCOGNAMIGLIO - INVIATO A KIGALI

A Lorenzo fanno male le orecchie. Non sente nulla, non si sente nulla. Perché l’entusiasmo a bordo strada deborda quando la linea bianca è a poche centinaia di metri, e lui sta firmando un’impresa magnifica la cui sintesi è: Lorenzo Mark Finn campione del mondo Under 23, al primo anno nella categoria! Qui Kigali, Ruanda, prima rassegna iridata in Africa. E un ragazzo ligure di neanche 19 anni (li compirà il 19 dicembre), il più giovane di tutti, che una volta ancora dimostra di essere già il presente oltre che il futuro. Lo ha fatto vincendo come un gigante, in solitaria: 164,6 km di gara, il primo attacco ai meno ai -47 per sgretolare il gruppo e il favorito Jarno Widar; il nuovo forcing ai -32; l’affondo decisivo ai -6 sulla salita di Kigali Golf con cui si è tolto di ruota lo svizzero Huber. La perfezione in tre mosse: il dopo è la festa totale con i compagni e lo staff azzurro a cominciare dal ct Marino Amadori, l’orgoglio dell’inno di Mameli – primo oro per l’Italia qui, seconda medaglia dopo il bronzo di Federica Venturelli (crono Under 23) - l’abbraccio ai genitori. La ribalta e le parole sono tutte sue.

- Lorenzo, lei era il (secondo, ndr) più giovane in gara: si rende conto di che cosa ha combinato?

«Ci voleva la giornata perfetta. E l’ho avuta. Sull’ultimo pavé le gambe stavano iniziando a cedere. Ma sentivo che il distacco aumentava. Non mi potevo fermare, non l’avrei fatto per nessuna ragione al mondo».

- Ci porti nel finale, fino all’esultanza. Che cosa significava?

«Ho indicato i due Mondiali consecutivi anzitutto, mentre per il gesto della freccia al bersaglio... ne avevo parlato l’altro giorno con il mio compagno Alessandro Borgo, mentre stavamo facendo la ricognizione. Se un azzurro avesse vinto, avrebbe dovuto farlo. Missione compiuta».

- Ci credeva? Se lo sentiva?

«Di più rispetto allo scorso anno, sì. Sapevo di poter vincere. Nella crono, sono rimasto a 5” dall’argento e nel finale non mi ero piaciuto, ma era stata la conferma della mia ottima condizione perché dovevo ancora smaltire il clima e l’altitudine. Poi però ci sono tanti rivali forti, e di certezze non se ne possono avere fino a quando non c’è il confronto diretto in gara».

- I suoi genitori sono venuti a seguirla anche qui, non dietro l’angolo...

«Sì, è stato speciale. Ci sono sempre o quasi quando gareggio, mai dimenticherò quello che hanno fatto e fanno per me. Si godranno il momento, ce lo godremo, ora ho voglia di mangiare un hamburger... La dedica è anche per la mia ragazza, Fabiana, e per tutta la Nazionale che qui mi ha supportato al meglio».

- Lei è nel vivaio della Red Bull, e l’idea è quella di correre il 2026 tra gli Under 23 e poi di passare nel World Tour nel 2027. Oppure questo Mondiale vinto cambierà le cose?

«No, il programma non subirà modifiche. Il team è la scelta migliore per me e questo secondo Mondiale è figlio del duro lavoro che ho fatto anche con loro, naturalmente. Mi stanno facendo crescere nel modo giusto. A volte mi capita di “odiare” il mio allenatore John Wakefield... Ma con lui si lavora molto bene».

- Con lo svizzero Huber avete un po’ battibeccato, vero?

«Un po’ sì, può capitare in gara. Ma poi ho deciso di dare il tutto per tutto al momento giusto. Mi sentivo di poterlo fare».

- Il momento in cui ha capito che la vittoria si stava materializzando?

«Quando ho attaccato e ho visto che Widar non c’era, ho avuto un bel presentimento, perché fino a quel momento il Belgio aveva tirato molto, avevano corso da favoriti quali erano. Ma in una gara così dura “spegnersi” è un attimo».

- Origini anche inglesi, ma orgogliosamente legato ad Avegno e alla Liguria, giusto?

«Sì, certo. E mi piace molto anche per allenarmi. Purtroppo, è pericoloso e infatti cerco di andare nell’entroterra. In Italia c’è un grande problema di sicurezza per i ciclisti, non bisogna nasconderlo. Non tutti sono disciplinati. Io mi alleno da solo con un compagno e a bordo strada... rischio la vita ogni giorno. Speriamo davvero che si risolva».

- Il suo riferimento in sella è Geraint Thomas. Ma oltre al ciclismo segue altri sport?

«Ho giocato a tennis e calcio, ma non ho sportivi che non siano ciclisti come idoli, diciamo. Seguo sempre i grandi appuntamenti come i Mondiali o Wimbledon, quello sì».

- Sinner o Alcaraz?

«Sinner! Senza dubbio».

- Dove la vedremo ancora in questa stagione?

«La prossima settimana all’Europeo in linea per gli Under 23, sabato in Francia. Poi la Coppa Agostoni a Lissone, la Coppa San Daniele in Friuli per Under 23, il Gran Piemonte del 9 ottobre».

- E poi?

«Vacanze. Penso di averle meritate...».
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LA FOTO
Lorenzo, sono due Anche nel 2024 era il 26 settembre

Sul traguardo di Kigali, Lorenzo Finn ha esultato mostrando il “2”, come le vittorie ottenute nei due Mondiali: il 26 settembre 2024 si era imposto tra gli juniores a Zurigo, quest’anno si è ripetuto in Ruanda tra gli Under 23

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IL RITRATTO

La maturità a giugno e la bici come piano C 
Ora sogna in grande

di FILIPPO MARIA RICCI INVIATO A KIGALI 

La doppietta. The Double. Il bis consecutivo. Il trionfo back to back. Oro a Zurigo tra gli juniores nel 2024, oro a Kigali negli under 23. Lorenzo Mark Finn scrive una pagina iridata nella storia del ciclismo giovanile italiano ed è giusto celebrarlo nelle due lingue che l’hanno accompagnato dalla nascita e che parla perfettamente, l’italiano di mamma Chiara e l’inglese di papà Peter. Entrambi ingegneri: lei di Genova, lui di Sheffield. Casa ad Avegno, lavoro nel capoluogo: lei all’Ansaldo, lui alla Ericsson. Pendolari, o commuters, per insistere col bilinguismo. La stessa strada seguita dal loro Lollo, che nel 2023 ha firmato con i tedeschi del Team Grenke-Auto Eder, società-satellite della Red Bull-BORA-hansgrohe, e ha iniziato a fare su e giù con la Germania. E infatti quest’anno ha dovuto lasciare il liceo scientifico Leonardo da Vinci di Genova e fare la maturità da privatista. Lollo è un tipo serio ed è uscito con un 63 che, considerati gli appuntamenti sportivi, va considerato alla stregua di una prestazione super.

Il gesto

In 12 mesi, per Lorenzo, oro junior, maturità e oro under 23. La vita sta cambiando in fretta per questo teenager che a dicembre compirà 19 anni. Un tipo con la faccia da bravo ragazzo che ospita due occhi vivi e determinati. L’impressione è che Lorenzo sappia ciò che vuole, e per ora se lo stia prendendo. Ieri, quando era a qualche centinaio di metri dal traguardo e gli si è avvicinata una telecamera, si è girato e ha fatto il segno della doppietta, uno-due con le dita. Era in bici da quasi 4 ore ma sembrava che stesse pedalando con mamma e papà come faceva da bambino la domenica, prime esperienze del piccolo Lollo sulla bici. Lucido, consapevole di ciò che stava realizzando. Come fanno i campioni. L’impressione è che il ragazzo non se ne avrà per questo surplus di pressione, è ciò che vuole, ciò che lo muove da quando ha messo da parte il calcio per un problema a un ginocchio legato alla crescita, e anche il tennis, la sua seconda passione. Il ciclismo era il Piano C nella sua testa sportiva, e le cose stanno andando in maniera spettacolare.

Le radici 

Un anno fa l’oro di Zurigo fu festeggiato alla Società Nostra Signore del Rosario nella frazione di Salto, vicino ad Avegno. Ciclismo, vita, strade di provincia. Alla festa, organizzata a sorpresa dai genitori, vennero tutti, compresa la maestra dell’asilo. Radici, si chiamano. Che nel caso dei Finn sembrano incredibilmente solide: serviranno a sostenere il grande talento di Lollo.

Ecco Remco 

Il campione belga Remco Evenepoel ha vinto la crono a Kigali e domani cercherà di bissare col titolo su strada, ma soprattutto sta per passare dalla Soudal alla Red Bull e quindi se tutto va bene nel 2027 si troverà in squadra un “canterano” giovane, forte e due volte iridato: Lorenzo Mark Finn. Remco, segnati il nome.

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Lorenzo Mark Finn 
È già della Red Bull Dal 2027 correrà nel World Tour

Nato il 19 dicembre 2006 a Genova, abita ad Avegno, comune di 2500 abitanti dell’area metropolitana del capoluogo ligure. 
Alto 181 centimetri per 59 chili, nel 2024 ha corso per il team GRENKE-Auto Eder. 
Da questa stagione è nella squadra giovanile della Red Bull-Bora-Hansgrohe: in vista un 2026 ancora da Under 23 e poi il salto annunciato nel World Tour a partire dal 2027. 
Nel 2024, prima del Mondiale junior vinto con una azione da lontano durata 60 km aveva conquistato il tricolore sia in linea sia a crono, e si era piazzato secondo al Giro della Lunigiana. 
Nel 2025, al primo anno da Under 23, ha vinto il Giro del Belvedere e si è piazzato 5° alla Liegi, 6° al Giro Next Gen (sua la maglia della montagna), 4° al Tour de l’Avenir. 
Ha corso anche con i professionisti: terzo al Giro della città metropolitana di Reggio Calabria, 15° al Memorial Pantani.

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LO SAPEVI CHE...
Iridato under 23 dopo l’oro junior: 
prima dell’azzurro soltanto Mohoric

Un solo corridore prima di Lorenzo Mark Finn ha vinto il titolo mondiale under 23 dopo quello conquistato da juniores. E anche Matej Mohoric lo fece nel ristretto spazio di dodici mesi. Lo sloveno si impose nella categoria minore il 23 settembre 2012 a Valkenburg (in volata sull’australiano Caleb Ewan) e fece il bis il 27 settembre dell’anno dopo, da Montecatini Terme a Firenze, dove anticipò di 3” il sudafricano Louis Meintjes. Nel 2014 Mohoric passò professionista, a soli 19 anni, con la Liquigas. Tuttora in gruppo con la maglia della Bahrain-Victorius, ha conquistato ad oggi 25 corse, tra cui spicca la Milano-Sanremo 2022, vinta attaccando in discesa giù dal Poggio. Non ha invece mai avuto una gran fortuna al Mondiale professionisti, ma in compenso nel 2023 si è aggiudicato il Mondiale gravel.

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7 - LE VITTORIE AZZURRE

Prima di Finn, altri sei azzurri erano riusciti a conquistare il titolo mondiale Under 23: Giuliano Figueras (1996), Ivan Basso (1998), Leonardo Giordani (1999), Francesco Chicchi (2002), Samuele Battistella (2019) e Filippo Baroncini (2021)

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ORDINE D'ARRIVO UNDER 23
1. Lorenzo Mark FINN (Ita) 164 km in 3.57’27”, media 41,592
2. Huber (Svi) a 31”
3. Schrettl (Aut) a 1’13”
4. Alvarez (Spa) a 1’38”
5. Gajdulewicz (Pol) a 1’42”
28. Gualdi a 9’40”
29. Mattio s.t.
30. Borgo s.t. 

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Abbiamo chiesto a quattro campioni del mondo italiani Saronni, Fondriest, Bugno e Ballan di raccontare chi è e a chi assomiglia Lorenzo Finn, l’ultimo talento del ciclismo azzurro

«Che lucidità. È un piccolo Pogacar»

di GIUSEPPE SARONNI

Quello che sto per dire vale come un auspicio, senza in alcun modo voler appesantire questo ragazzo che non ha bisogno di dover fare i conti con le pressioni, anzi deve continuare a crescere un passo alla volta come finora ha fatto. Merito suo e immagino anche di chi lavora con e per lui. 

Detto questo, ho visto qualche lampo di un… piccolo Tadej Pogacar in Lorenzo Finn, quel Pogacar di cui in tempi non sospetti avevo immaginato le potenzialità. Per la facilità dell’azione e l’attitudine, non dico spregiudicata, ma propositiva. La voglia di attaccare quando il traguardo è ancora lontano, e anche quelle progressioni in salita che spesso costringono i rivali ad arrendersi. 

Devo dire che anche a distanza mi fa una buona impressione per il carattere. E in gara mi è piaciuto molto per l’attitudine che ha mostrato, o meglio l’autorevolezza. Era tra i più attesi, non certo il favorito visto che quel ruolo spettava al belga Widar, ma quando ha capito che il suo rivale non era in giornata non ha esitato ad affondare il colpo. Si chiama lucidità e senza di quella, puoi essere forte quanto vuoi ma vincere diventa più difficile… Bravissimo, Lorenzo.

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«Ricorda Nibali per intelligenza e completezza»

di MAURIZIO FONDRIEST

Diverse volte mi hanno fatto notare la sofferenza in certi settori del ciclismo italiano, e io ho sempre risposto che si tratta di epoche, e che molti giovani stavano per arrivare. Bisognava solo avere un po’ di pazienza, in un mondo in cui si chiede tutto e subito. 

Finn è uno di questi giovani, lo sapevamo già, e forse quello che può ricordare è un po’… Vincenzo Nibali. Mi riferisco alla sua completezza, che gli permette di andare forte sia nei giri sia nelle corse di un giorno. E in certe azioni che solo in apparenza possono sembrare folli, sbagliate, avventate. Vincenzo ne aveva fatte diverse all’inizio della carriera, magari gli sono costate pure delle sconfitte evitabili, ma poi quando è maturato ha messo a frutto tutto. 

Anche il percorso che sta facendo Finn è intelligente, graduale, con i tempi giusti e fa bene a non andare nel World Tour già nel 2026. Rispetto allo Squalo ha cominciato a vincere prima. Non è matematico che avrà la stessa carriera, ci mancherebbe, però potrebbe essere un segnale. Nibali è stato in grado di vincere, a parte i tre grandi giri, due grandi classiche monumento diversissime come Sanremo e Lombardia. Finn ama i percorsi duri ma possiede l’inventiva per esaltarsi anche in gare apparentemente meno selettive. Possiamo contare su di lui, questa è una certezza.


BETTINI - Il campione mondiale più giovane Lorenzo Finn a 18 anni e 281 giorni era il (secondo) più giovane al via nella prova Under 23 di Kigali ed è diventato il più giovane iridato di sempre

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«Finn è unico come tutti i grandi ciclisti»

di GIANNI BUGNO

Lorenzo è completo, nel senso che va forte dappertutto. Anche se ancora deve compiere 19 anni, questo si può già dire. Il futuro del ciclismo italiano, e non solo, è suo, e il fatto che una squadra World Tour come la Red Bull lo abbia blindato parla da solo. 

Questa è una tendenza del ciclismo contemporaneo che vale per molti, per esempio con lo spagnolo Pablo Torres alla UAE, e speriamo che prima o poi questa caccia ai talenti la possa effettuare una grande squadra italiana. Lorenzo sicuramente farà parlare, e anzi ha già iniziato. Ma se mi chiedete un paragone… Non assomiglia a nessuno, soltanto a se stesso. Una cosa che, a mio parere, vale per ogni corridore. E se magari fosse lui un giorno ad essere accostato a qualcuno, come punto di paragone? Io non lo farò, Finn segua la sua strada. 
Di certo posso aggiungere che due Mondiali in fila, in due categorie diverse, a distanza di appena un anno, più tutti gli altri piazzamenti che ha ottenuto in corse prestigiose… Non sono un caso. Credo che quest’anno abbia avuto pure qualche infortunio, ricordo che al Giro dell’Appennino prima dei Tricolori per esempio era caduto e si era fratturato una clavicola. Ora lo festeggiamo iridato: si chiama tenacia, questa, tenacia fuori del comune.

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«Tanta classe e costanza Nuovo Bugno»

di ALESSANDRO BALLAN

Ho commentato in diretta ieri per la Rai la sua vittoria... è stato emozionante. Ci ha messo gambe, testa, coraggio, cuore, tutto! E devo dire che si è dimostrato nettamente il più forte. Nel fare un paragone, parto da un presupposto: quando correvo io, la specializzazione in gruppo era molto più accentuata. O classiche, o grandi giri, quasi sempre. Dunque, tra i campioni del mio tempo, non vedo possibili paragoni. Senza poi andare a pensare ai fenomeni contemporanei, andrei più indietro nel tempo. A Gianni Bugno, in particolare. Giro d’Italia, Milano-Sanremo, Giro delle Fiandre, podi al Tour de France nell’era di Indurain, tutto questo e molto altro ancora in carriera. Con una classe fuori del comune, proprio la stessa che sta dimostrando Finn. 

Mi sembra un ragazzo con la testa sulle spalle, concentrato, che non si fa distrarre. Mi piace infine sottolineare una coincidenza. Giovedì hanno assegnato i Mondiali al Trentino, per l’edizione del 2031, e Finn avrà l’età giusta per provare a vincerli. Anche se io spero che il nostro digiuno si interrompa prima: sono già passati 17 anni, e a dire la verità è un “primato” al quale non tengo per niente.

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