Addio a Redford, tutto il bello del cinema


Robert Redford (1936-2025) Protagonista assoluto del cinema e vincitore di due Oscar: 
nel 1981 per la miglior regia con “Gente Comune” e nel 2002 Oscar onorario. 
Nel 2017 Venezia l’ha omaggiato con il Leone d’oro alla carriera.

Una carriera costellata di regie e interpretazioni memorabili, come i due film, “Butch Cassidy” e “La stangata” in coppia con l’amico Paul Newman 

Uomo di lotte sociali, con papa Francesco condivise l’impegno per la salvaguardia del pianeta 

Bello con l'anima, per brevità chiamato Robert Redford.
A 89 anni si è spento nel sonno una stella di prima grandezza del cinema del ’900 e del terzo millennio. Pochi i due Oscar per un attore e un regista straordinario 

MASSIMILIANO CASTELLANI
Avvenire - Mercoledì 17 settembre 2025
Pagina 25

Bello con l’anima, per brevità chiamato Robert Redford. A 89 anni è volata via una stella di prima grandezza del cinema del '900 che è stato anche una cometa luminosa di questo terzo millennio. Volto e bulbo (biondo) scolpiti, portamento e stile eleganti. Mai volgare anche quando, in Proposta indecente, interpreta il ricco miliardario che desidera la moglie d’altri. Un signore inarrivabile, nella vita come sullo schermo, dove è stato tutto e tutti e sempre irresistibile, avventuroso, algido, passionale. 

Ai registi e ai suoi compagni di scena, che lo piangono, dava sicurezza e allo spettatore ha regalato fino all’ultimo film (Le nostre anime di notte, 2017, Leone d’oro alla carriera a Venezia con Jane Fonda) scampoli di eternità. «Pensavamo fosse eterno », è il commento a caldo alla notizia della sua scomparsa che rimbalza da Santa Monica, la città dove era nato nel 1936, fino a noi tutti, che da oggi siamo il nuovo partito veramente democratico dei “senzaRedford”. Un partito che dovrebbe far paura persino al “Forrest” Trump e a quell’America culturalmente in regressione che forse non conosce a fondo quelle decine di perle di celluloide che ora giustificano più che mai quel senso di eternità che l’attore e regista Redford ci ha lasciato. 

È stato un lungo viaggio quello che il giovane Robert ha fatto nel fantastico mondo del cinema. Nell’universo favoloso di Hollywood, il ragazzo cresciuto in una famiglia cattolica di origine irlandese c’era entrato In punta di piedi. Titolo anche del suo film d’esordio, nel 1960, in cui i protagonisti erano Anthony Perkins e Jane Fonda e il ragazzo di Santa Monica non era neppure accreditato

Il vero debutto fu nel '62 in Caccia di guerra, di Denis Sanders, in cui appare per la prima volta come attore anche il suo amico e futuro cineasta Sydney Pollack. Ma il battesimo con il grande pubblico, in cui la critica comincia ad accorgersi seriamente di quel giovane biondo etereo che buca il grande schermo è ne La caccia di Arthur Penn, in cui nei panni del fuggiasco Bubber Reeves, evaso dal carcere, deve fare i conti con il “mito”, Marlon Brando, lo sceriffo Calder. Qui si assiste a un ideale passaggio di consegna tra i belli più amati d’America. Era l’America del 1966, l’anno in cui Sydney Pollack dopo la gavetta da regista televisivo osa con la sua seconda regia cinematografica girando Questa ragazza è di tutti in cui offre la parte del protagonista all’amico Robert in coppia con Natalie Wood. Coppia che faceva sognare gli spettatori romantici, quanto Redford e Jane Fonda nella trasposizione cinematografica di A piedi nudi nel parco di Neil Simon

Ma è nel ’69 che tutti, pubblico e critici, rimarranno spiazzati dalla forza dirompente della “strana coppia”: Butch Cassidy e Sundance Kid, alias Paul Newman e Robert Redford. È l’inizio di una brevissima e fortunata collaborazione, ma soprattutto di un’amicizia che durerà tutta la vita. Tra Paul e Robert ci sono quasi dieci anni di differenza (Newman è del 1925), ma una serie di affinità elettive che hanno coltivato passando da un tavolo di ping pong (storica la foto che li ritrae a giocare durante una pausa dalle riprese) a tutte le campagne solidali possibili di un Paese in cui allora pensavano uniti che contasse ancora il pensiero. Con la straordinaria prova ne La Stangata, diretti ancora da George Roy Hill , film che incassa ben 7 Oscar, la coppia si scioglie, ma solo sul set, perché (i due) erano rimasti fermi a quel tempo scanzonato e squattrinato, quando l’aspirante attore Redford - non accreditato nel film Lo spaccone (1961) - cercava un buco di appartamento a New York e chiese al già grande attore Paul Newman di scrivergli una lettera di raccomandazione. La risposta esilarante a quella lettera di supplica, lo schivo Redford la rese pubblica solo il giorno della serata celebrativa in memoria di Newman: «Paul mi rispose, ma chi può interessare? Il signor Robert Redford mi deve 120 dollari da oltre tre anni. Non accetterà il suo obbligo nemmeno sotto minaccia di perdere amicizia, onore o lealtà. In coscienza, non posso raccomandarlo per nulla». Risate scroscianti del pubblico in sala, le stesse risate che Paul e Robert sono riusciti a fare insieme, lasciandosi con l’unico rimpianto di non aver realizzato un altro film alla Butch & Kid, quello che per Steven Spielberg era e resterà il «buddy movie per antonomasia». Memorabile Redford, con Newman e Khatarine Ross nella sequenza in bicicletta accompagnata dal brano Raindrops Keep Fallin'on My Head musicato da Burt Bacharach e fischiettato dalla meglio gioventù degli anni ’70

Gli anni della consacrazione di Redford che nello stesso periodo in cui lavora ai due film con l’amico Paul gira Corvo rosso non avrai il mio scalpo! (1972) di Sydney Pollack, Il candidato (1972) di Michael Ritchie e la più romantica e nostalgica delle commedie sentimentali, Come eravamo. Film del '73, sempre di Pollack, anche questo impreziosito dall’interpretazione di Barbra Streisand che canta la struggente The Way We Were

Non è ancora passata l’onda emotiva di Come eravamo (e quel finale profetico: «Tu non molli mai») che l’irriducibile Redford veste i panni del re dei dandy, Il grande Gatsby e poi si getta nell’impresa di far palpitare l’America con I tre giorni del Condor - film che ha appena compiuto 50 anni - e Tutti gli uomini del presidente (1976) di Alan J. Pakula: in coppia con Dustin Hoffman sono i due giornalisti d’assalto del “Washington Post” (Bob Woodward e Carl Bernstein) che scoperchiarono lo “scandalo Watergate

Redford apre il nuovo decennio, gli anni ’80, quelli del Presidente (ex) attore Ronald Reagan nelle nuove vesti di regista e con Gente comune con cui vince il primo dei suoi due Oscar, l’altro sarà quello onorario (alla carriera, ndr) che l’Academy gli assegnò nel 2002.

Un po’ poco per un gigante di Hollywood che l’unica candidatura come attore protagonista la ottenne per la La stangata. Anche per questa mancanza di meritocrazia nel 1981 con Pollack nel festival dedicato al suo Sundance Kid fonda il Sundance Institute, organizzazione no-profit per finanziare i nuovi talenti: Quentin Tarantino, Jim Jarmusch e Steven Soderbergh sono solo alcuni dei giovani che Redford ha sempre sostenuto con spirito paterno. 

Un padrino artistico lo è stato anche per Brad Pitt che ha affiancato e diretto ne In mezzo scorre il fiume. Con Leonardo DiCaprio ha solo condiviso a distanza di tempo il ruolo di Jay Gatsby, ma con tutto il rispetto per i due stelloni della Hollywood odierna, un Pitt e un Di-Caprio assieme non fanno un Redford. Perché il bello con l’anima è stato molto di più che una star. È stato un amante impareggiabile come ne La mia Africa (con la grande Meryl Streep) ma anche un combattente per i diritti umani e la salvaguardia dell’ambiente fin dai tempi in cui girava Milagro. E prima di essere L’uomo che sussurrava ai cavalli ha sussurrato, pacatamente, alle coscienze di tutti i presidenti della Casa Bianca che si sono succeduti. Ma l’unico potente della terra che lo ha realmente ascoltato è stato papa Francesco che ringraziò scrivendogli: «Il messaggio tempestivo del Papa per un maggiore dialogo e meno discordia, rispetto della vita in tutte le sue fasi e un appello a proteggere la nostra casa in comune è impossibile da ignorare. A volte è necessario un amico per dire la verità. C’è voluto qualcuno da fuori degli USA per venire a ricordarci chi siamo e chi dovremmo essere». E oggi, quell’America in cui Redford è nato e per cui ha sempre pacificamente lottato, dovrebbe ricordarlo come lo stesso Robert fece con l’amico Newman: «La mia vita, e quella di questa nazione, è stata migliore grazie a lui».

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TRE FILM SIMBOLO DI UNA CARRIERA STELLARE 

LA STANGATA (1973)
Commedia gangster a ritmo di ragtime 

Redford veste i panni del criminale Johnny Hooker nella Chicago anni ’30. La pellicola di George Roy Hill presenta un cast stellare, a partire da Paul Newman; indimenticabili il colpo di scena finale e la colonna sonora con i ragtime di Scott Joplin.

TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE (1976)
Un film manifesto del cinema di impegno civile 

Quasi un instant movie, diretto da Alan Pakula sullo scandalo del Watergate che nel 1972 aveva coinvolto il presidente (repubblicano) Richard Nixon. Una cronaca cinematografica della crisi della democrazia americana.

L'UOMO CH ESUSSIURRAVA AI CAVALLI (1998)
Il rapporto fondamentale tra uomo e natura 

Una caduta lascia delle ferite profonde nell’adolescente Grace MacLean e nel suo cavallo. Dopo l’incidente i medici consigliano alla madre della ragazza di sopprimere l’animale, ma la donna si rifiuta e decide di rivolgersi all’allevatore Tom.

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