L'invenzione del Sundance e il feeling con Jane Fonda


ALBERTO CRESPI
La Repubblica
Mercoledì 17 Settembre 2025
Pagina 37

Redford era troppo bello per essere preso sul serio dai critici. Ciò nonostante, è stato uno degli uomini di cinema più importanti del XX secolo. Redford non si è limitato ad assumere il controllo della propria carriera; ha fatto, se possibile, di più: ha creato un modo di "pensare" il cinema. Fondando il Sundance Film Festival all'inizio degli anni '80 ha dato una vetrina importantissima al cinema indipendente, lanciando le carriere di innumerevoli cineasti (da Quentin Tarantino a Christopher Nolan) e stabilendo un canone dei film off-Hollywood che è valido ancora oggi.

"Sundance" è la parola-chiave. È il nome del suo personaggio in Butch Cassidy, il film di George Roy Hill che in originale si intitola Butch Cassidy and the Sundance Kid. Il suo ingresso in scena è memorabile. Sta giocando a carte in un saloon e l'avversario lo accusa di barare. Lo sfida a duello. In quel momento entra Paul Newman, lo vede mentre si accinge a battersi e lo chiama per nome. L'altro pistolero resta di sasso.

"Tu saresti il famoso Sundance Kid?"… e butta la pistola per terra; quando poi Redford e Newman se ne vanno, risparmiandolo, gli chiede "Sundance, ma sei davvero così svelto?" e Redford estrae la pistola (con la sinistra! Era mancino) e colpisce l'arma dell'altro due-tre-quattro volte, facendola rotolare per il saloon. Nasceva così una coppia formidabile che purtroppo ha fatto solo due film, quello e La stangata. La chimica fra Newman e Redford, attori diversissimi, era impressionante.

Newman era un tormentatissimo allievo dell'Actors Studio, Redford sfoderava l'apparente nonchalance dei divi della vecchia Hollywood: era l'erede di Gary Cooper, Spencer Tracy, Robert Mitchum, quelli che recitano senza fare apparentemente nulla. Lo stesso contrasto che si vedrà in Tutti gli uomini del presidente, con lui e con Dustin Hoffman.

Gli anni 70 sono il suo decennio d'oro, soprattutto grazie al sodalizio con Sydney Pollack: Corvo rosso non avrai il mio scalpo, Come eravamo e I tre giorni del Condor sono i capolavori di una coppia che si ritroverà, un decennio dopo, ne La mia Africa, dove Redford è nuovamente un esempio di recitazione sotto traccia accanto a un'attrice super-tecnica come Meryl Streep. Redford vince l'Oscar come regista, dando inizio a una seconda carriera: Gente comune è il primo di nove lungometraggi. Il migliore è probabilmente Quiz Show, il più sentito è In mezzo scorre il fiume dove dirige un giovanotto che un po' gli somiglia e che recita sotto le righe come lui, Brad Pitt.

In tanti abbiamo pensato che avremmo voluto vederlo alla Casa Bianca. Volete mettere, lui e Ronald Reagan? Redford era un convinto ambientalista e per certi versi il suo manifesto politico è All Is Lost, in cui interpreta un navigatore in solitaria e dice tre parole in due ore. Non era amante delle passerelle. Quando la Mostra di Venezia, nel 2017, ha dato a lui e a Jane Fonda il Leone alla carriera lei era super esuberante, lui appariva ritroso e quasi a disagio. A un certo punto Jane, in conferenza stampa davanti a mille giornalisti, disse: «Con Bob ho sempre lavorato bene, e poi era così bello, ci avevo anche fatto un pensierino». Lui rispose: «E ti sembra questo il momento di dirmelo?».

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