HOOPS MEMORIES - Kevin Porter: non c'è più rispetto

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di CHRISTIAN GIORDANO ©
Rainbow Sports Books ©

Quasi ogni appassionato di basket sa che è Wilt Chamberlain, con 100, a detenere il record NBA per punti segnati in una partita. Molti, magari, sapranno pure che anche il record di rimbalzi in una gara appartiene a Wilt “the Stilt”, che una sera ne arpionò la bellezza di 55. Ma quanti conoscono il detentore del record di assist in un singolo incontro? Quel primato a chi apparterrà, a Magic Johnson? Ad Isiah Thomas? A Bob Cousy? Ad Oscar Robertson? Dove caschi, caschi bene si direbbe. O no?

In realtà tutti questi arcinoti playmaker trovano posto una fila dietro Kevin Porter, guardia di 1.79 che militò nella Lega per nove anni a cavallo fra gli anni ’70 e ’80. Nel 1978 Porter, accumulando nello stesso match ben 29 assist, stabilì uno dei primati meno riconosciuti dell’intero record book NBA. E a dirla tutta anche uno dei meno rispettati.
All’epoca Porter, scelto da Baltimore al terzo giro del Draft 1972, giocava nei New Jersey Nets. Era stato appena ceduto da Detroit per problemi con coach Herb Brown, era alla terza squadra in cinque anni e nonostante avesse già capeggiato la lega negli assist nella stagione 1974/75, si ritrovava spesso ad essere il bersaglio preferito della critica. I suoi detrattori gli imputavano di tenere troppo la palla, il che portava ai suoi sì molti assist ma anche numerose palle perse. A testimoniarlo, come sempre, le nude cifre: Porter era infatti in testa sia nella graduatoria delle palle perse sia in quella degli assist.

Il 24 febbraio i Nets affrontavano, sul campo casalingo di Piscataway, gli Houston Rockets. Guidati dalla lucida regia di Porter e dalle micidiali conclusioni di John Williamson (39 punti) e di Bernard King (35) i Nets si ritagliarono un comodo vantaggio. Ma l’attenzione generale si focalizzò su Porter verso la fine del quarto periodo quando coach Kevin Loughery fu informato che il suo play era ad un passo dai 28 assist, record NBA assoluto stabilito da Bob Cousy nel 1959 ed eguagliato da Guy Rodgers quattro anni dopo.

Nei minuti conclusivi i Nets fecero in modo che tutte le conclusioni arrivassero su suggerimento di Porter. Nell’ultimo minuto di gioco un altro Porter, Howard (nessuna parentela), segnò su servizio di Kevin che, a quota 29, infranse il record. I Nets vinsero 126-112, e nei suoi rilievi del dopopartita Loughery sottolineò la prestazione dei suoi dicendo: “È stata una grande prestazione di squadra per noi. Porter è un grande passatore e ha disputato una gran partita, ma ha bisogno dei tiratori per vedersi attribuiti gli assist”.

Anche Porter evitò di soffiare troppo sul fuoco del nuovo record. “Ultimamente stavo avendo troppe palle perse e commettevo falli inutili”, dichiarò. “Quindi sono davvero contento di aver fatto un partitone. Ma questo è basket professionistico e lo scopo è vincere, non sono i record”.

E come la prese Cousy vedendosi cancellato il proprio nome dal record book? In effetti poteva, in un certo senso, sentirsi anche sollevato. Quando gli fu chiesta qual era stata la sua reazione, Cousy replicò con franchezza: “Quel record non era del tutto valido. Lo avevo ottenuto il giorno in cui segnammo qualcosa come 173 punti o giù di lì in una partita dove tutti in squadra sembravano decisi a segnare un career high”. E un’occhiata all’annuario rivela che quella sera, contro i Lakers, i Celtics segnarono veramente 173 punti, altro record NBA per gare senza supplementari.

Ma se a Cousy potrà anche non essere importato granché di perdere il primato, sono in molti a ri

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