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Visualizzazione dei post da dicembre, 2016

2017, anno dispari di grande sport

Duemiladiciassette: anno dispari quindi senza mondiali o europei ma con tanto calcio internazionale, dalla Coppa d'Africa in Gabon - su Fox Sports dal 14 gennaio al 5 febbraio, alla Confederations Cup e il big-match Spagna-Italia del 2 settembre che varrà il pass mondiale per Russia2018. Gennaio sarà però anche il mese del calciomercato, che Sky seguirà tutte le sere con l'Originale. L'Epifania le feste si porta via ma ci riporta la Serie A, già dal 7 gennaio con la 19esima e ultima di andata. Il 7 riparte anche la Liga, la Bundes il 20. La B invece va in vacanza ma solo tre settimane: dal 21 si riparte con la prima di ritorno e ci accompagnerà fino al 19 maggio, quando la stagione regolare lascerà spazio ai playoff e playout. Il calcio estero invece non si ferma: la Premier League celebra il derby d'Inghilterra il 15 gennaio: Manchester United-Liverpool. E il giorno prima va a lezione di (calcio) italiano: Leicester City-Chelsea; Ranieri contro Conte, e forse l'id

LeBron James Remains a Rock Amid N.B.A.’s Changing Terrain

http://www.nytimes.com/2016/10/25/sports/basketball/lebron-james-cleveland-cavaliers-nba.html?action=click&contentCollection=Pro%20Basketball&module=RelatedCoverage&region=Marginalia&pgtype=article By SCOTT CACCIOLA OCT. 24, 2016 The NY Times CLEVELAND — Great change, as it often does, swept through the N.B.A. during the off-season. It came in the form of the draft and trades and signings. Kevin Durant relocated to the Bay Area. Dwyane Wade went home to Chicago. Joakim Noah and Derrick Rose moved to New York. And there, at the quiet center of the storm, stood LeBron James, a newly re-minted champion, this time with the Cleveland Cavaliers . He remained active over the off-season. He dabbled in politics, endorsing Hillary Clinton for president. He engaged in social issues, speaking out on gun violence. And he emerged as the Cleveland Indians’ most visible and vocal fan at the beginning of their run to the World Series. Lest we forget, James al

REAL FRIENDS

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For as long as we’ve known him, LEBRON JAMES has always been surrounded by a talented and tight-knit group of teammates and friends. Fifteen years after we first connected with these Akron high schoolers, we caught up with the educators, entrepreneurs, and—yes—ballplayers, shining on their own terms.  words: ryan jones SLAM magazine #197 - May 2016 “‘Earned not given’ is everybody’s motto. We all feel if we work hard,  we can go out and earn the right to achieve what we want.”  — McGEE  IT WAS ONE OF THOSE SURREAL MOMENTS, time and place and context all jumbled up. On a quiet afternoon 15 years earlier, you walked into a small Catholic high school in Akron, OH, to interview some kids on the basketball team. And now here you are, back in the same building on another quiet afternoon 15 years later, sitting across from one of those same kids. Only now, you’re sitting in his office, the one with “Director of Athletics” on the door. “It’s definitely a good feeling to com

LeBron James Fires Back at Phil Jackson for ‘Posse’ Comment

http://www.nytimes.com/2016/11/16/sports/basketball/lebron-james-phil-jackson-posse-comment.html?_r=0 By MIKE VORKUNOVNOV. 15, 2016 The New York Times Phil Jackson ’s description of LeBron James’s business partners as his “posse” in an interview published by ESPN on Monday drew an angry response from James, who took offense at the racial connotation of the word. The dispute between Jackson, the Knicks ’ president, and James, who plays for the Cleveland Cavaliers and is one of the N.B.A.’s most visible players, also left Knicks forward Carmelo Anthony in the uncomfortable position of having to answer questions about a sudden feud involving one of his bosses and one of his good friends. The ESPN interview was a wide-ranging Q. and A. in which Jackson talked about the state of the Knicks, the criticism of his management of the team, and his relationship with Anthony. But James took exception with Jackson’s description of the group of friends who travel and work with

B, ultima d'andata: Verona e Frosinone per il titolo d'inverno

Ventunesima giornata per la B, che chiude l'anno solare e l'andata con Verona e Frosinone capilista a 38 punti a giocarsi lì il mica tanto platonico titolo di campione d'inverno. Un anno fa lo fu il Cagliari, che un girone dopo approdò dritto in A. L'Hellas non perde dal derby col Vicenza e dopo la vittoria con l'Entella e il pari di Carpi ospita il Cesena, che in due mesi con Camplone vince in casa e perde in trasferta. Il Frosinone invece va a Vercelli sulla scia dei successi con Trapani (ultimo in classifica e appena caduto a Cesena) e Benevento, con l'Entella l'altra rivelazione del campionato assieme alle altre neopromosse Spal e Cittadella. Sarà un caso, ma nelle prime sei ci sono tre scese dalla A (Verona, Frosinone e Carpi) e altrettante salite dalla Lega Pro: qualcosa vorrà dire, se non altro in termini di livellamento dei valori. In questo senso, tra la Ternana penultima a quota 20 e le due in vetta a 38 ci sono 18 punti. In una classifica così co

Wiggo, l'ultimo degli addii 2016

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Ce lo ricorderemo per tanti, troppi motivi il 2016. Anche e soprattutto per i campionissimi che hanno scelto di fermarsi. Nell'estate dei grandi addii la NBA ha salutato in un sol colpo gli ultimi vent'anni di storia della lega: il ritiro di Kobe Bryant, a 37 anni, è stato un omaggio, peraltro ben reclamizzato, lungo una stagione. Più sobri e rispondenti ai rispettivi stili quelli dei 40enni Kevin Garnett e Tim Duncan, quest'ultimo già intuibile con il passaggio di Pau Gasol da Chicago a San Antonio, e di Ray Allen, che a 41 anni era fermo già da due. Steven Gerrard invece ha smesso a 36, dopo i 17 nel Liverpool e un'estate indiana al sole dorato della California da 5 gol in 34 presenze con i Los Angeles Galaxy. Del tutto spiazzante invece l'addio del 31enne Nico Rosberg, neocampione del mondo di Formula Uno, 34 anni dopo papà Keke e al termine di una stagione durissima chiusa davanti all'avversario più difficile, in pista e fuori: Lewis Hamilton, su

Big Wiggo ha detto stop

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Big Brad   ha detto stop. Se definitivamente o no, ce lo dirà il tempo, il Grande Padre che Bradley mai ha davvero avuto e che forse anche per questo più e meglio ha inseguito, domandolo, come nessun altro. In pista, a cronometro, su strada. I tre regni di uno sport che, partole sue, gli ha dato tutto. Gli ha anche preso molto però. L'infanzia da outsider in un'Inghilterra in cui le corse in bici erano roba da "continente", e neanche uno sport di nicchia. Nato a Gand, in Belgio, dove il papà australiano Gary correva da pistard professionista, è cresciuto nel nord-ovest di Londra nord con mamma Linda e il fratello Ryan. Il padre - che morirà nel 2008 in circostanze oscure - se n'era andato quando Bradley aveva due anni. A dodici invece Wiggo aveva cominciato a correre al velodromo Herne Hill. Lì rinascerà a nuova vita, non prima però di aver toccato il fondo. Fino a undici ore al pub in giornate che dovevano sembrargli infinite e senza senso. Prima di tro

Boxing day: le origini

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Boxing day: il giorno dei pacchi-dono. Una abitudine tutta anglosassone che la Premier League, per tradizione, festeggia in campo. Ma che cos'era, in origine, e perché si chiama così? Il retaggio è vecchio di secoli. Il giorno dopo Natale i mercanti donavano frutta e altri cibi a commercianti e servitori.  L'usanza si è tramandata fino all'Inghilterra della Rivoluzione industriale.  Il 26, giorno di Santo Stefano, si mettevano nelle scatole gli avanzi del cenone della vigilia o del pranzo natalizio, per donarli a poveri e bisognosi.  Ci sono però teorie altrettanto fondate che parlano di scambi tutt'altro che disinteressati.  Apprendisti e servitori portavano regali e cibo ai padroni, che nelle scatole mettevano monete.  Al rientro dalle festività le maestranze lasciavano ai proprietari una scatola di bigliettini con i consigli su come migliorare le condizioni dei lavoratori. Vivande, abiti smessi e altri doni per i poveri venivano scartati il 25, messi

Boxing day di fuga e redenzione

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Boxing day in campo, come da tradizione, per la premier league, che sotto l'albero scarta il diciottesimo turno spalmato su tre giorni, con il Liverpool che martedì affronterà lo Stoke City dell'ex Joe Allen e il Tottenham che farà visita al Southampton. Non c'è un autentico big-match fra le grandi, ma le luci natalizie più brillanti si accenderanno allo Stamford Bridge dove il Chelsea capolista a +6 sul liverpool cerca contro il Bournemouth la 12esima vittoria consecutiva che porterebbe i Blues a soli due successi da quota 14, record assoluto in Premier. Occhio però, perché Conte sarà senza gli squalificati Diego Costa e Kanté e perché il Bournemouth ha già fatto un brutto scherzetto al Leicester City subito dopo che i campioni in carica avevano strapazzato il Manchester City. Man City - terzo a meno sette dalla vetta - che invece sarà di scena nel testa coda di Hull contro l'ultima in classifica. Curiosità e soprese anche dal calendario: un anno fa, le

FOOTBALL PORTRAITS - Pellegri come Amadei (2016)

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https://www.amazon.it/Football-Portraits-Ritratti-calcio-Agbonlahor-ebook/dp/B01KI1XRO6 Quindici-anni-e-duecentottanta-giorni. Come Amedeo Amadei, ottant'anni dopo. Pietro Pellegri, genoano e genovese di Pegli, è assieme al mitologico "Fornaretto" di Frascati il più giovane esordiente nella storia della Serie A: eguagliato il primato che resisteva solitario dal 2 maggio 1937. Il centravanti del primo scudetto della Roma era nato il 21 luglio 1921. Quello che ha bruciato sotto leva le giovanili del Genoa, dai pulcini alla primavera, fino alla prima squadra del Genoa è nato il 17 marzo 2001. E dopo lo juventino Kean, primo classe 2000 a debuttare in Serie A, ecco Pellegri: primo millennial del 2001 a riuscirci. Prima punta, piede forte il destro, 1.88 di statura, in età ancora da Giovanissimi è invece entrato a due minuti dalla fine al posto di Rincon nella sconfitta esterna contro il Torino del 22 dicembre 2016. Senza l'infortunato Pavoletti, Juric s'

Fàbregas & Courtois, pretoriani diversi

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Il meno contiano dei suoi pretoriani. E forse, anche per questo, una delle sue vittorie più importanti. Più della decima in fila in Premier - record del club - che ha mandato in fuga il Chelsea a +6 sulle seconde, il Liverpool e l'Arsenal, unica delle grandi sconfitta in questo turno infrasettimanale. L'ha decisa col suo primo gol in campionato, Cesc Fàbregas, la sfida dello Stadium of Light contro il Sunderland. Lui che a inizio stagione era fuori dal progetto prima ancora che dalle rotazioni di Conte e sembrava ormai in procinto, a gennaio, di lasciare Stamford Bridge. Partita giocata quasi a una porta, come da forze in campo e classifica, ma non facile da sbloccare. Tatticamente mai stato un cuor di leone, David Moyes, senza lo squalificato Ndong a centrocampo, l'aveva preparata con sette difensori dietro Januzaj, Defoe e Borini, ex in campo dopo tre mesi, che il coltello tra i denti (la sua tipica esultanza) l'ha usato più in trincea contro Diego Costa, Kant

L'avversaria della Roma: Villarreal

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di CHRISTIAN GIORDANO, SKY SPORT 24 Per capire quanto bene abbia fatto il Villarreal nel triennio di gestione Marcelino basta ripensare al suo ballottaggio con Pioli nel casting all'Inter per il dopo-De Boer. Da agosto però dopo l'ammutinamento del suo difensore centrale Musacchio (ora infortunato), Marcelino a pilotare "el Submarino Amarillo" non c'è più. Al timone è passato Fran Escribá, ex Elche e Getafe, e un passato da vice a Benfica e Atlético Madrid, che sul 4-42 della squadra quarta in Liga e semifinalista in Europa League s'è ritrovato un'altra bella fetta di Serie A. Oltre all'ex milanista Bonera e alla meteora al Napoli Victor Ruiz in difesa, a centrocampo Soriano - che ai tempi della Samp conquistò l'azzurro e tanto piaceva a Inter, Milan e soprattutto Napoli - e in attacco l'ex Sassuolo Nicola Sansone, con Pato, ex Milan che dopo il flop al Chelsea cerca il rilancio europeo come cambio del franco-congolese Bakambu. In

L'avversaria della Fiorentina: Borussia Mönchengladbach

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di CHRISTIAN GIORDANO, SKY SPORT 24 Niente paura: l'attuale Borussia Mönchengladbach (dodicesimo in Bundesliga) è lontano dal suo glorioso passato degli anni settanta. Vero, ma non è un buon motivo per sottovalutare la squadra passata in modo quasi indolore da Favre a Schubert, in panca ai Die Fohlen (puledri) da un anno e fino al 2019. Lo scolastico 442 ricalca abbastanza quello del predecessore, ma in mezzo al campo la crema s'è l'è portata a casa in estate l'Arsenal prelevando, per 40 milioni di euro, il nazionale svizzero Granit Xhaka. Il fratellino buono di Toulant, che invece ha scelto l'Albania di De Biasi. Il 'Gladbach credeva di avere già in casa da due anni il sostituto, un altro fratellino d'arte: Thorgan Hazard, ma rispetto al talentissimo Eden del Chelsea, il minore ha molta meno classe e più problemi a un ginocchio. In porta, resta una garanzia un altro nazionale svizzero, Sommer. Davanti, accanto al capitano Stindl il brasilia

LA VITA È UN PALLONE ROTONDO (N. 11)

di Michele Di Virgilio   12 dicembre 2016 Undicesima puntata. L'intramontabile Osvaldo Soriano diceva che «le storie del calcio sono così: risate e pianti, pene ed esaltazioni». 1. L'assolo finale di Lionel Messi in Osasuna-Barcellona (0-3) avalla il giudizio con cui Tiger Woods elogiò il genio fútbolero argentino: «Fa sembrare chiunque altro uno stupido». Palla al piede, s'intende. 2. Notte fonda in casa Valencia: 12 partite, 3 vittorie, 3 pareggi, 9 sconfitte: il che si traduce in un terz'ultimo posto, in coabitazione con lo Sporting Gijón. D'altronde, l'affidamento della panchina a Cesare Prandelli va letto in quella direzione: impartire l'estrema unzione. 2a. Da Cap i Casal (così viene comunemente chiamata Valencia dai valenciani) mi porterei via Fernando García Puchades, parcheggiato da agosto alla Real Oviedo, in Segunda División. Ala destra o sinistra d'antan, è una saetta funambolica di ventidue anni, dotata di un dribbling ubriacante

2016, A Classic Year

by Edward Pickering, editor Procycling , Issue 224, January 2017 When I look back on 2016, there are a few images which really stick in my mind.  I’ll never forget Chris Froome running up Mont Ventoux – I think when we look back on 2016 in ten or twenty years, the year will have been reduced to that one crazy image.  But there are many more:  Greg Van Avermaet breaking his recent Classics duck at Omloop Het Nieuwsblad;  Geraint Thomas saving the Paris-Nice race lead on the descent from the Col d’Èze;  Peter Sagan at the Classics, above all at the Tour of Flanders , which 
I was lucky enough to witness first-hand;  Matthew Hayman winning Roubaix ;  Lizzie Deignan ’s dominant spring;  Vincenzo Nibali’s last-ditch smash-and-grab assault on the pink jersey at the Giro ;  Sagan, again, and Froome at the Tour – my opinion is that we’re lucky as cycling fans to have seen something as extraordinary as their break on the Montpellier stage ;  Mark Cavendish roaring b

Gran sabato italiano

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Che sabato, il sabato italiano all'estero. Chissà in quale delle sei lingue che Pep padroneggia l'avrà pensato: l'Italian Connection funziona. Pure troppo. Prima il rigenerato Chelsea di Antonio Conte. Ora il risorto Leicester City di Claudio Ranieri. E magari, al prossimo turno, forse il Watford di Walter Mazzarri e del redivivo Stefano Okaka, ai primi due gol nella sua nuova sqaudra inglese nel 3-2 sull'Everton. Il primo, di tacco, maledettamente simile al 2-1 di Roma-Siena del 31 gennaio 2010. Il giorno prima di partire per Londra per sei mesi in prestito al Fulham. Roba di ormai sette anni fa. Sotto il diluvio al King Power stadium si assisteva invece al remake del film visto quasi un anno fa, il 6 febbraio all'Etihad, dove il Leicester vinse 3-1 e capì di poter ambire allo storico titolo poi conquistato. Anche stavolta, City sotto già al terzo minuto. Allora fu doppietta di Huth, stavolta tripletta di Vardy, sbloccatosi due volte in venti minuti e tre in set

HOOPS MEMORIES - Quel tiro che Selvy non riuscì a fare

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di CHRISTIAN GIORDANO Giocatore di college per la stagione 1954, due volte capocannoniere e in un'occasione autore di 100 punti in una partita, Frank Selvy, guardia di 1,87, fu la prima scelta al draft NBA nell'agosto di quello stesso anno. I Baltimore Bullets lo avevano preferito a star del calibro di Bob Pettit e Gene Shue, scelta giudicata eccellente perché Selvy pareva avere i mezzi per adattarsi al gioco pro'. Dopo un mese Frank era già il tiratore scelto della lega, ma i Bullets a fine novembre erano già falliti. Il contratto di Selvy fu assegnato ai Milwaukee Hawks, dove egli fu raccolto dove era rimasto a Baltimore. Selvy fu selezionato per giocare nell'All-Star Game della NBA, e finì quinto nella lega nei punti con una media di 19 punti a partita. L'alba di una star NBA fu interrotta quando Selvy fu reclutato nell'esercito dopo 17 partite della sua seconda stagione nei pro'. Nei suoi diciotto mesi in Germania, s'infortunò al ginocchio

HOOPS PORTRAITS - Bird, sessant'anni di Leggenda (2016)

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https://www.amazon.it/Hoops-Portraits-Ritratti-basket-americano-ebook/dp/B07JC4X181/ref=sr_1_3/258-8826256-2736166?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1542651606&sr=1-3&refinements=p_27%3AChristian+Giordano «Uno dei miei primi anni nella NBA, Artis Gilmore, che allora giocava a Chicago, mi disse che se volevo durare a lungo in questa lega, dovevo smetterla di tuffarmi come un pazzo.  Gli risposi che era lui il matto e che io sapevo giocare solo così.  Col passare degli anni iniziai a sentire gli acciacchi e adesso capisco cosa volesse dire, ma ancora oggi non riesco a cambiare il mio modo di giocare». - Larry "Legend" Bird di CHRISTIAN GIORDANO «Non difende, non corre, non salta». Vero, ma per il resto è stato IL manuale del basket, Larry Joe Bird. «Bianco sopravvalutato» per Isiah Thomas, il “Baby Face” perfido capobanda dei Bad Boys di Detroit campioni NBA ’89 e ’90. Semplicemente “Larry Legend”, per ogni innamorato del Gioco cui il destino ha smazzato

Amsterdam 1966 - “The Fog Game”, nasce il Calcio Totale

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di CHRISTIAN GIORDANO, Guerin Sportivo La "Partita della nebbia". In Italia, a milanisti e no, il ricordo va subito a Stella Rossa-Milan, ritorno degli ottavi di Coppa dei Campioni 1988-89. Ma in Olanda al suono di quelle parole ai vecchi tifosi dell’Ajax luccicano gli occhi.  Fu allora che, battendo il grande Liverpool dello spocchioso Bill Shankly, una squadra fatta di giovani del vivaio capì di essere già fra le grandi d’Europa. E “The Fog Game” assurse a leggenda.  Amsterdam, 7 dicembre 1966, stessa Coppa ma secondo turno, 55.722 paganti affollano lo stadio Olimpico per vedere... il nulla.  Una fitta cappa avvolge la capitale olandese, ma l’arbitro italiano Antonio Sbardella (padre della Marina giornalista di Telemontecarlo poi diventata La7) sostiene, beato lui, di riuscire a vedere da porta a porta. I giocatori non ci riescono, ma il fischietto romano vuole che si giochi e tanto basta.  L’Ajax dei giovani, brutto anatroccolo quasi retrocesso l’anno p

LA VITA È UN PALLONE ROTONDO (N. 10)

di Michele Di Virgilio 5 dicembre 2016 Decima puntata. A metà del guado: tra l'esito del referendum e i bollettini pallonari del fine settimana. In fondo, parafrasando Carl Philipp Gottlieb von Clausewitz, il calcio non è che la continuazione della politica con altri mezzi. 1. Si è trattato di un referendum che ha assunto connotati politici lapalissiani. Con delle conseguenze inevitabili:  i) non si andrà alle elezioni prima del 2018, le urne si apriranno allo scadere dei quattro anni e sei mesi di legislatura, quando saranno maturati i requisiti necessari per pensioni, vitalizi e benefit ;  ii) nessun partito, (forse) eccezion fatta per il M5S (il programma e la squadra di governo?), è pronto per il voto primaverile, con la destra divisa in mille rivoli (Salvini gioca a fare il Robespierre, ma sa bene che, senza B., non può neppure respirare: perché il centrodestra, compreso Angelino «Jolie» Alfano, che tornerà all'ovile in men che non si dica, sarà riunito sotto l&#

Il Clásico degli altri fenomeni

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È stato, com'era prevedibile, il Clásico dei fenomeni. Non i soliti due, però. Quegli altri. Quelli meno mediatici, uno per parte. Uno per tempo. Il primo l'ha comandato el Madrid come non succedeva da anni, specie al Camp Nou, diventato per almeno un'ora casa di Luka. Luka Modrić .   Il secondo l'ha colorato di blaugrana Iniesta, entrato guarda caso al 60' dopo l'infortunio che lo aveva tenuto fuori dal 28 ottobre a Valencia. Messi, al primo Clásico da Capitano, gli ha infilato al braccio la senyera catalana e a momenti don Andrés la chiude lui la partita spaccata al 53' dal solito Luis Suárez, con nove gol secondo con la Pulga nei marcatori della Liga, a meno uno dal pichichi Ronaldo. Ma come successo nel pomeriggio duemila chilometri più a nord in Manchester City-Chelsea, anche in Barça -Real in serata il gol ha premiato la squadra che più pareva in difficoltà. E così, il Barça che ha sprecato l'impossibile due volte con Neymar e una con Mes

Pep vs Conte, praticamente amici

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Uno contro l'altro, per la prima volta, e forse anche per questo praticamente amici. Pep Guardiola e Antonio Conte al gran ballo dei debuttanti in Premier League. Il Man City è partito meglio: sei vittorie su sei in campionato prima della sconfitta col Tottenham. Il Chelsea, che si era illuso battendo le piccole West Ham, Watford e Burnley, ha cambiato pelle dopo le lezioni subite contro le grandi Liverpool e Arsenal; e da allora ha calato un settebello che l'ha issato in vetta a +1 su Liverpool e Man City. Per il City la seconda miglior partenza dopo quella da 35 punti in 13 gare nel 2011-12, la stagione del titolo con Mancini. Quella del Pep però è tutta un'altra squadra, per giocatori e princìpi di gioco. Diversissimi. Come diversissimi sono sempre stati Guardiola e Conte. In campo si sono trovati da avversrai solo una volta, il 27 aprile 2003: 30esima di Serie A. La Juventus di Conte (che colpì un palo) batté 2-1 il Brescia di Guardiola, ammonito per fallo tattico su