Sports Poets Society

https://medium.com/@jacobmjones21/a-tour-of-detroits-basketball-history-7a4f45292751 Jacob Jones  -  Mar 2, 2019 Few cities in the United States have as rich of a basketball tradition as Detroit. From the three-time world champion Pistons, to the dozens of All-Americans that have come to national prominence on the hardwood of Detroit’s high schools, the Motor City is home tough players, crowded gyms, and a unique style of play. March begins the home stretch of the basketball season. The NBA regular season is in its home stretch and the hometown Pistons are making a playoff push. Michigan and Michigan State are atop the Big Ten standings as we head into March Madness. And in hundreds of high school gyms across the city, fans are packing the bleachers to get a look at the next wave of Detroit hoopers. In a city with such a love for basketball you are bound to find hoops history everywhere you look. To celebrate this rich basketball tradition, I have compiled a list of Detroit’s most hist

Finali NBA 1976, gara 5: Boston Celtics-Phoenix Suns 128-126 dopo 3 t.s. La più lunga gara di finale nella storia della NBA di CHRISTIAN GIORDANO © La serie per il campionato NBA del 1976 era sul due pari, con la cenerentola Phoenix Suns che aveva saputo vender cara la pelle ai Boston Celtics. Sotto coach John MacLeod, i Suns avevano a malapena fatto i playoff con un ultimo colpo di coda che consentì loro di finire con un record di 42-40, mentre i Celtics erano volati verso il titolo divisionale con un bilancio di 54-28. Innescati dai due grandi realizzatori, Paul Westphal e Alvan Adams, e dall’ala rimbalzista Garfield Heard, i Suns ce l’avevano fatta fino alla Finale. Dopo aver perso le prime due gare a Boston da Dave Cowens, Jo Jo White e compagnia, vinsero le successive due partite a Phoenix. Venerdì 4 giugno, una calda, afosa serata, Gara Cinque incominciò in un umido Boston Garden con i Celtics che si portano subito a un vantaggio di 32-12. Ma i Suns si riportaro

https://www.vintagedetroit.com/how-the-detroit-pistons-came-to-be-known-as-the-bad-boys/ by DAN HOLMES on APRIL 27, 2016 It never bothered the Detroit Pistons that they were called the “Bad Boys.” Leave it to the owner of a football team to help brand a basketball team as a bunch of thugs. Actions like that were second nature for Al Davis, the owner of the Oakland Raiders and a self-described “maverick.” But the story of how the Detroit Pistons became known as the “Bad Boys” and cloaked themselves in the dark garb of villains, starts before Davis sent a crate of Raiders gear to Detroit head coach Chuck Daly. The story of the Bad Boys also includes a Detroit native who scratched out the Bad Boys logo for his silkscreen t-shirt company and saw it explode in popularity, so much so that Nelson Mandela once wore a cap with the logo on it. After the 1988 NBA Finals, in which the Pistons lost narrowly to the Los Angeles Lakers in seven games, the NBA entertainment department edited and produ

https://www.amazon.it/Hoops-Memories-Momenti-basket-americano-ebook/dp/B01JAC2GTQ Gara5 delle Finali 1976 è stata “La Partita” per antonomasia nella storia della NBA. Al Garden, i favoriti Celtics battono i carneadi Suns dopo tre supplementari incredibili. E sullo slancio, due giorni dopo, conquistano il secondo anello in tre anni… di Christian Giordano  © HOOPS MEMORIES - Momenti epici di basket USA Rainbow Sports Books © Più che una partita, un film: magari di John Landis («Tutto in una notte») o di Wolfgang Petersen («La storia infinita»), perché di tutto e di più è stata Gara5 delle Finali NBA 1976. Secondo molti, quel Boston-Phoenix 128-126 è La Partita per antonomasia nella storia della Lega; e stando agli almanacchi, la prima di una serie per il titolo a protrarsi per tre-dicasi-tre tempi supplementari. Ma non è solo per l’eccezionale durata, 3 ore e 8 minuti, che “The Game” è entrata nella leggenda e nel ricordo, indelebile, dei 15320 privilegiati presenti quel 4 giug

di CHRISTIAN GIORDANO  © in esclusiva per RAINBOW SPORTS BOOKS  © Se non proprio l’ultimo dei mohicani, Cristiano Gatti è rimasto uno dei pochissimi “giapponesi” cui ancora non han comunicato che la “guerra” è finita. E che bisogna arrendersi, perché l’han stravinta gli altri. Quelli di oggi.  Cronista vecchia scuola – l’unica, per forma e sostanza – Gatti a Sappada non c’era. Né era uno dei dei “Quattro dell’Ave Maria” (Beppe Conti, Maurizio Evangelista, Gianfranco Josti, Paolo Ziliani) o d ei "Giovani Leoni” (Pier Bergonzi, Marco Galdi, Paolo Viberti e Maurizio Crosetti), i più celebri  quartetti di suiveur italiani dell’epoca. E allora perché sentirlo? Presto scritto. A n tico sodale d’ammiraglia di Pier Augusto Stagi (Tuttobiciweb), Gatti è sempre stato un suiveur atipic o. Più colore che tecnica, più storie che numeri, più uomini che mezzi. E soprattutto, niente mezzi uomini. Atalantino prima ancora che bergamasco DOC, classe 1957 (30 gennaio), la stessa di V