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Visualizzazione dei post da agosto 17, 2018

Caino delle Dolomiti

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Roche attacca due volte Visentini. Inutili i tentativi di Boifava di fermarlo. L’irlandese è in rosa e inizia la guerra di  CLAUDIO GREGORI , Giro d’Italia – La grande storia La Bibbia dei pascoli d’oriente trasloca sulle strade del Giro. Caino risorge sulle Dolomiti e Abele veste la maglia rosa. Roche e Visentini appartengono alla stessa famiglia, la Carrera. Un bresciano di Gardone e un irlandese di Dublino. Visentini, 30 anni, è al decimo Giro Roche 27, è al secondo. Quando Visentini ha vinto il Giro del 1986, Roche si è ritirato. Li divide una rivalità sommersa. Sono così diversi. Roche è un razionale, viveva a Parigi con la moglie Lydia, una ragazza di geni bergamaschi. Visentini è un impulsivo, produce casse da morto e scorrazza con la Porsche. Dopo quattordici tappe Visentini è in testa alla classifica con 2’42” su Roche, secondo. Il bis è vicino. Il Giro è saldamente nelle mani della Carrera. Mancano solo otto tappe alla fine. I progetti collettivi, però spesso co

Campione ferito

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Era forte, baciato dalla classe. Meno dal carattere. Poteva vincere di più, ma un tradimento lo ha fatto smettere di pedalare di  CLAUDIO GREGORI , Giro d’Italia – La grande storia La storia dello sport è piena di talenti inespressi: atleti che hanno ottenuto poco, o comunque meno di quanto fosse lecito aspettarsi in rapporto alle straordinarie doti naturali di cui madre natura li aveva generosamente dotati. Nel ciclismo un caso è quello di Roberto Visentini, corridore bresciano che ha gareggiato a cavallo degli Anni Settanta-Ottanta. Visentini aveva tutto per lasciare nel ciclismo la propria impronta di fuoriclasse. Invece si è dovuto accontentare di una carriera che si è fermata alle soglie dello sbarramento che divide gli ottimi corridori dai campioni. Colpa di due fattori, fondamentalmente. Il primo: Visentini è troppo bello. Il secondo: è cresciuto in una famiglia, se non proprio ricca, sicuramente benestante. Il papà era titolare di un’impresa di onoranze funebri a

1987 l’anno irlandese

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Stephen vince tutti e fa impazzire l’Irlanda, il suo Paese. Non c’è nulla di banale nelle sue vittorie. Anche dal lato umano di MARCO PASTONESI, Giro d’Italia - La grande storia Una vita che è una favola. La prima bici da corsa acquistata con la colletta della gente del suo villaggio, Dundrum, in Irlanda. Il primo ingaggio favorito sempre dalla stessa gente, che lo sostiene quando lui abbandona il lavoro da saldatore per tentare quello di corridore. E il primo viaggio a Parigi, nessuno ad aspettarlo all’aeroporto, nessuno ad aspettarlo nlla sede del club, tanto da dormire – e per tetto un cielo di stelle – fuori dalla porta. «Era notte, era chiuso. Avevo un pullover addosso, una valigetta, una sella e un manubrio, il club mi avrebbe procurato la bicicletta, una Peugeot. Mi addormentai al freddo. La mia scelta imponeva il sacrificio. Hai voluto il ciclismo perché non ti piaceva il calcio e il calcio non ti piaceva perché ti lasciavano in panchina? Hai voluto il ciclismo