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Lukaku e Origi, com'è strano sfidarsi a Milano

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Così vicini, così lontani: Romelu Lukaku e Divock Origi. Sapessi com'è strano, vederli sfidarsi, a Milano. Una città per due, più simili e con più cose in comune di quanto si possa immaginare. Compagni di nazionale nel Belgio, prossimi avversari nel derby della Madonnina dopo esserlo stati in Everton-Liverpool e d'Inghilterra fra Man United e gli stessi reds. In passato era già successo agli azzurri Vieri e Inzaghi (Filippo) e ai brasiliani Adriano e Pato. Entrambi di origini africane e figli d'arte anche nel ruolo - Roger Lukaku è stato centravanti dello Zaire; Mike Origi del Kenya - hanno avuto però idoli diversi: Didier Drogba per l'interista di ritorno, il papà campione belga col Genk nell'88 e poi Ronaldo il fenomeno (ma solo ai tempi dell'Inter) per il neomilanista. Condividono invece la religione cristiana e una naturale attitudine per le lingue: Romelu ne parla correntemente sei, e capisce il tedesco; Divock - versione riveduta del serbo Vlade Divac, l&#

Rooney, lo Scouser ribelle che seppe farsi re

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AMAZON https://www.amazon.it/Football-Portraits-Ritratti-calcio-Agbonlahor-ebook/dp/B01KI1XRO6/ref=monarch_sidesheet SPOTIFY https://open.spotify.com/episode/3nbJpydFfa6OrK6kqRlSVi È stato l’ultimo dei mohicani, Wayne Mark Rooney.  Il local lad , il working class hero , il ragazzo difficile di Croxteth, sobborgo di Liverpool, che il quartiere l'ha lasciato senza che esso lasciasse mai lui: "Mi ha aiutato a diventare la persona che sono", il suo pensiero-manifesto. Role model ma solo in campo, Wazza .  Nick che non a caso evoca quello di Gazza  Gascoigne, l'ultimo grande e problematico talento inglese prima di lui. La rovesciata all'Old Trafford nel Mancunian derby, febbraio 2011, top gol del primo ventennio di Premier League, e la quasi mistica esultanza, lo hanno consegnato all'iconografia United. Ben al di là dei numeri: 16 trofei (17 contando pure la Coppa di Lega 2017, quando già se n'era andato) in 13 anni, e top scorer all-time sia col club (in 559

Senza Baines e Silva non sarà la stessa Premier

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Leighton Baines dell'Everton. David Silva del Manchester City.  Senza quei due la Premier non sarà più la stessa. Con il loro addio, al calcio per il terzino sinistro, a quello inglese per il trequartista spagnolo, la fine del campionato 2019-20 coincide con quella di un'èra: tredici stagioni ai Toffees per il 35-enne ex Wigan; dieci anni ai Citizens per il 34-enne ex Valencia, che in maglia sky blue ha già alzato 14 trofei - quattro Premier, due FA Cup, cinque Coppe di Lega e tre Community Shield - ed è in corsa per chiudere ciclo, e cerchio, sollevando la Champions il 23 agosto a Lisbona. Come per Silva al City, neanche l'apporto di Baines come bandiera dell'Everton è misurabile in cifre, ma nessuno più di lui meritava di cancellare quello zero in bacheca. Occasione solo sfiorata con la finale di FA Cup 2003, vinta dal Chelsea.  Ed è stato un peccato vederli andar via così, senza il tributo dei rispettivi tifosi: per Baines entrando al 70'

Boxing Day da padroni

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Boxing Day con debutto, quello di Sir Charles, Ancelotti, che dopo appena SEDICI giorni - al Goodison Park contro il Burnley - ritrova una panchina. Non più azzurro-mare di Napoli ma ancora Blue . Non quella da lui già occupata al Chelsea, ma all'Everton.  Quella che per per Bill Shankly - idolo della Kop - era e sempre sarà la terza squadra in città: dopo il Liverpool e... le riserve del Liverpool. Più indolenziti alle braccia per aver alzato la Coppa che sfasati per il jet lag, i reds dal sole di Doha si rituffano nella bruma serale di Leicester, e del campionato. Lì, alle 21, la capolista imbattuta chiuderà il Boxing Day comunque da regina anche dopo il big-match della 19-esima, proprio contro la seconda più bella del reame.  In attesa di fare lo stesso, domenica 29 all'Anfield coi Wolves, con un 2019 già leggendario con la tripla corona. Per la prima volta campioni del mondo, i reds vogliono tornare - trent'anni dopo - ad esserlo (pure) d&

Pareggio e polemiche nel derby di Liverpool

REDS IN VANTAGGIO, 1-1 SU RIGORE DUBBIO di Stefano Boldrini,  La Gazzetta dello Sport, 11 dicembre 2017 Spettacolo in campo e fuori nel derby di Liverpool: il gol di Mohamed Salah, le celebrazioni di Wayne Rooney dopo l’1-1, la litigata di Juergen Klopp con Sky Sports UK sulla legittimità, o meno, del rigore concesso all’Everton. Lo spintone di Lovren a Calvert-Lewin non è pesante, ma il difensore dei Reds poteva risparmiarselo. L’arbitro Pawson non ha dubbi. Rooney, infilando il pallone al centro della porta a 13 minuti dalla fine, urla la sua gioia: primo centro nella stracittadina. IL FILM  Il Liverpool è padrone del campo: 79% di possesso palla. Discutibile, semmai, il turn over esagerato di Klopp: Coutinho e Firmino in panchina . Il gol di Salah, al 42’, è un capolavoro: l’egiziano vince il contrasto con Martina, salta Gueye e infila il pallone all’incrocio. Un peccato di egoismo di Sadio Mané nega a Salah, libero, il 2-0. Nella ripresa, ancora Salah sfiora il b

Rooney ritorna a Old Trafford - Un tributo tra le difficoltà

di STEFANO BOLDRINI, La Gazzetta dello Sport, 17 settembre 2014 Le parole di José Mourinho sono il miglior tributo ai 13 anni vissuti da Wayne Rooney al Manchester United e al suo primo ritorno da ex all’Old Trafford , il teatro dove il sogno di uno degli ultimi prodotti di calcio da strada è diventato realtà: «Mi auguro che riceva il tributo che merita. Rooney non è solo il miglior marcatore della storia dello United: è uno dei (suoi) giocatori più importanti di sempre». RICORDI  Il portoghese ha detto molto con 48 ore di anticipo, ma non poteva raccontare tutto. Non poteva certo mettersi a fare il contabile e ricordare i 253 gol del centravanti di Liverpool in 559 partite , i successi di squadra – 5 Premier, una Champions, un Mondiale per club, una Europa League, 4 Coppe di Lega, una FA Cup, 6 Community Shield – e quelli personali, gli stipendi da favola che hanno fatto di Rooney il calciatore inglese più ricco nel pianeta . E neppure poteva accennare al trasferimento al

Rooney: a great talent that was never truly fulfilled

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by Brian GLANVILLE THE VOICE OF FOOTBALL - World Soccer, September 2017 It was a bitter irony that Wayne Rooney’s salient international career moment was frustrated by a crude Portuguese tackle in the 2004 European Championship quarter-finals in Lisbon . Till then Rooney seemed to be reaching the crescendo of his talent; the greatest seen of an English player since the doomed Paul Gascoigne.  Now, with a record number of goals and a great profusion of caps , he has decided to retire from international football, returning to his local Everton team for which he had once been a sensationally precocious debutant. He had been only 16 when coming on at Goodison Park as a substitute against Arsenal and winning the match with a shot of phenomenal power and accuracy.  Sven-Goran Eriksson, then England’s manager, ignored the cautious pleas of the Everton manager David Moyes and picked Rooney as a 17-year-old , first as a substitute against Australia and tiny Liechtenstein, th

Il capolinea inglese di Rooney

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http://blog.guerinsportivo.it/calcio/2017/07/10/il-capolinea-inglese-di-wayne-rooney di  Stefano Olivari   Abituati a leggere di nuovi acquisti che hanno sempre tifato per la squadra che li ha acquistati, con tanto di autoriduzione dell’ingaggio, dobbiamo segnalare i rari casi in cui queste situazioni corrispondono a verità. Uno di questi è quello di Wayne Rooney, appena tornato all'Everton dopo 13 anni al Manchester United, per indossare la maglia numero 10 che fu del suo idolo Duncan Ferguson.  Giocando per la squadra allenata da Ronald Koeman guadagnerà la metà, anche se ancora non si conoscono le cifre esatte, di quanto prendeva a Manchester e un quarto della più bassa offerta ricevuta dalla Cina: a quasi 32 anni è presto per andarsi a seppellire in un campionato minore, ma la sensazione è che Rooney non farà una scelta simile neppure a 40. Che cosa gliene importa dei "nuovi mercati"? Lui ha il suo. Rooney infatti non si può spiegare soltanto dal

FOOTBALL PORTRAITS - Addio, Kendall: Always a Blue

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https://www.amazon.it/Football-Portraits-Ritratti-calcio-Agbonlahor-ebook/dp/B01KI1XRO6 di CHRISTIAN GIORDANO Sky Sport 24, 7 ottobre 2015 Una volta Blue, per sempre Blue. Se c'è un uomo che più ha incarnato lo spirito dei Toffeemen, quello è stato Howard Kendall.  Gran giocatore e migliore allenatore nella storia del club, Kendall è stato il Ferguson del "Goodison Park" prima ancora che lo stesso Sir Alex lo fosse dello United. Tutti conoscono la Manchester Trinity, la santissima trinità dei Palloni d'oro United - George Best, Denis Law e Bobby Charlton - ma pochi sanno che anche la metà blu di Liverpool ha avuto la sua Holy Trinity, quella meno reclamizzata e vincente ma altrettanto leggendaria formata da Kendall, Colin Harvey e Alan Ball. Con i Toffees, Kendall ha vinto da centrocampista il campionato e il Charity Shield del '70; e da allenatore i titoli dell'85 e dell'87, più la FA Cup persa da giocatore sia al Preston North End si