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PARTENZA SBAGLIATA: DELGADO SI DISTRAE E PERDE TRE MINUTI

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https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/07/02/partenza-sbagliata-delgado-si-distrae-perde-tre.html la Repubblica, 2 luglio 1989 LUSSEMBURGO -- "Mi sono distratto. Non so dove avevo la testa". Lo spagnolo Delgado non ha trovato altre scuse per spiegare il ritardo con cui si è presentato alla partenza del cronoprologo del Tour.  La corsa francese comincia, così, con un colpo di scena clamoroso, che relega il vincitore della scorsa edizione all'ultimo posto della classifica con 2 minuti e 54 di distacco dal primo, l' olandese Breukink.  Distrazione fatale quella di Delgado. Il Tour perde uno dei suoi favoriti prima ancora di cominciare, nonostante in corsa lo spagnolo si sia ottimamente comportato. Ma il ritardo accumulato per non aver risposto a tempo alla chiamata dei giudici di partenza al via era troppo per essere annullato in una gara così breve.  "Sono uscito per tempo dall'albergo - ha poi spiegato Delgado - mi sono riscaldato be

SE GIUPPONI METTE I DENTI...

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https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/06/10/se-giupponi-mette-denti.html dal nostro inviato GUIDO VERGANI la Repubblica, 10 giugno 1989 LA SPEZIA - Se Giupponi: il Giro vive i suoi ultimi palpiti su questo se. Se Giupponi attacca, se Flavio si libera dalla sindrome ragionieresca, se il ragazzo di Ponteranica si ribella al destino di eterno piazzato e magari rischia di naufragare, di perdere il secondo posto in classifica generale. Ieri, alla partenza da Voghera, sotto il Duomo di rossi mattoni e di padana possanza, la carovana era febbrile di questi se, mentre il bergamasco, il soggetto di queste ipotesi-speranze aspettava il via quasi nascosto nel sedile della propria ammiraglia e il massaggiatore Mainardi si accollava il compito di press agent , di narratore della psicologia, del carattere di Flavio. E' un bravo ragazzo, diceva, uno che ascolta. Niente mattane, niente colpi di testa. Forse, mancava un po' di carattere, di malizia. A

Devo sapere se sono ritornato al vertice

Stephen Roche, nato il 28 novembre 1959 a Dublino, in Irlanda, e professionista dal 1981, è uno dei più grossi punti interrogativi di questa edizione del Giro d'Italia. Dominatore della corsa rosa nel 1987 e poi di tutta la stagione agonistica seguente, ha avuto un 1988 disastroso, dovuto alle precarie condizioni fisiche. "Il ginocchio adesso va bene - ha detto il corridore irlandese -. Sulle salite brevi non ho avuto particolari problemi, comunque debbo provarmi sulle grandi salite". In effetti, alla Parigi-Nizza, nella cronoscalata del Col d'Eze, l'asso irlandese è sembrato il corridore dei migliori momenti: primo a soli 13" dal record della scalata. Imbrigliato in una squadra che non partecipa a tutte le prove della Coppa del Mondo, non ha potuto misurare sempre la sua condizione contro degni avversari in grandi corse in linea. Afferma di voler correre il Giro "per rispettare un programma simile a quello che mi portò a vincere Giro, T

Visentini buon «gallo» per Bordonali

Bicisport n. 3, marzo 1989  Forse memore dei tempi in cui Boifava sollecitava i critici ad avere pazienza con un campione di grande statura, Visentini ha aiutato moralmente Bordonali a vincere la Ruta del Sol nel giorno più difficile, la penultima tappa. Visentini ha accompagnato il giovane corridore bresciano nella salita finale non solo incitandolo ma scandendo addirittura il tempo della pedalata. Un comportamento inconsueto da parte del campione e la segnalazione di un’armonia molto importante nella Malvor. Già in precedenza anche Saronni si era distinto in un lavoro di solidarietà con i compagni. Se queste sono le premesse, allora vuol die che per un volta, forsanche eccezionalmente, tanti galli in un pollaio anziché beccarsi aggiungono una importante intesa. È una curiosa scommessa sulla stagione che arriva.

Ma se Roche non funziona son dolori

Bicisport n. 3, marzo 1989 «Certo il rischio è grosso». Così ha detto Pierre Bazzo commentando l’impostazione della Fagor per la prossima stagione. In realtà la squadra è stata formata esclusivamente per Roche. Se l’irlandese non va è praticamente inutile che la Fagor si presenti al via delle corse. «Ma noi siamo molto ottimisti. Abbiamo fatto una scelta strategica. Tutti per uno. E il numero uno è Roche. I casi di rinascita di grandi campioni nel ciclismo non sono mancati. Ricordate Hinault? Tutti lo davano per finito e invece alla fine della carriera è rinato. E anche Fignon ha dato buoni segni. Un anno fa ha vinto la Sanremo. Perché la stessa sorte non dovrebbe toccare a Roche?».

E infine vedremo se Roche risorge

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Che cosa farà il misterioso campione che a detta dei corridori un anno va forte e un anno sparisce? Due anni fa ha sbaragliato il campo con Giro, Tour e mondiale. Questa volta torna alla grande con ambizioni grosse e una formazione a dire il vero non fortissima. Il Tour è al centro del suo programma Bicisport n. 3, marzo 1989 Nella sua Dublino,  Stephen Roche non è tranquillo. Era prevedibile che il maledetto 1988 lasciasse delle tracce nella sua carriera e nel suo carattere. Il ricordo del personaggio furbo e vincente del 1987 è via via svanito, trasformandosi in una realtà di ciclista della mutua. In ansia per il responso di un medico. In corsa per ultimare analisi che non finiscono mai. In apprensione per ogni piccolo dolore che può diventare il primo segnale di ricaduta. E quando tutto sembra risolto, regna la paura, l'insicurezza: «E se in bicicletta non saprò più esprimermi come prima?». Nel difficile inverno, Roche ha avuto a fianco il fratello, Laurence,

Ma quanti galli in quel pollaio

Erano anni che in Italia non veniva allestita una squadra con tante individualità di spicco. Corridori maturi come Saronni, Visentini e Contini, affiancati da giovani interessanti (Giupponi, Ballerini, Pagnin e Allocchio), possono essere garanzia di successo ma possono anche creare pericolosi problemi. Ci sarà rivalità tra le vedettes? Gli interessati sminuiscono il problema, ma gli addetti ai lavori aspettano la varco la Malvor-Sidi-Colnago  di Tony Lo Schiavo  Bicisport n. 2, febbraio 1989  MILANO – Comunque vadano le cose, la Malvor farà molto parlare di sé. La squadra, sollecitata da Ernesto Colnago e voluta da Mario Cal, è nata come una sorta di sfida. Per il popolare costruttore di biciclette c’era la necessità, dopo il divorzio dai Del Tongo, di mettere in piedi una squadra non meno prestigiosa del suo passato. Per Cal, dopo tanti anni di “piccole squadre”, la voglia di provare l’ebbrezza dell’alta quota. A rendere più gustosa la sfida, già di difficile realizzazione,