Post

Visualizzazione dei post da luglio, 2023

RIP Trevor Francis, One in a Million

Immagine
https://open.spotify.com/episode/3WWnhVfbyL24KPTZnxzDro "One Million Pound Football Player". Trevor Francis, il primo nel Regno Unito a costare un milione di sterline. Il Birmingham City, club che lo aveva cresciuto, s'era impuntato. Brian Clough, furbo nell'evitargli l'etichetta ma al contempo fiutandone la mediaticità, per averlo al Nottingham s'impunto anche lui: 999,999  pounds ; 975 mila al Birmingham, che più tasse e commissioni portavano il totale a 1.150.500 sterline. Era il 9 febbraio 1979. "Venduto come un Rembrandt all'asta in una galleria d'arte", strillò a titoloni il Guardian . Mai oltremanica si era arrivati alle sette cifre, con gli infortuni l'altra croce e delizia di un burbero gentleman nato per far - e far fare - gol. E non ancora 25enne. Sin lì, solo un club si era spinto fino alla metà, il West Bromwich Albion, che poche settimane prima ne aveva spese 516 mila per David Mills, attaccante del Middlesbrough. "Ho g

DIARIO DEL TOUR 2023

Immagine
https://www.sport-e-cultura.com/2023/07/24/diario-del-tour-2023/?fbclid=IwAR0DvqsUwvOwAe23AuhDBPSfLl3zfrmB7SaoZ2qDegI_tUvPOr9aDxH0Ipk di SIMONE BASSO Sport e cultura - lunedì 24 luglio 2023 “Luglio col bene che ti voglio / Vedrai non finirà....” 1° luglio, Bilbao Il Tour de France numero 110 parte dai Paesi Baschi, il luogo (il piccolo mondo) più legato al ciclismo dopo le Fiandre. Folla (festa), colline (verdi), mare (l’Atlantico). Un panorama perfetto: si passa da Guernica, la Storia che si impone, e pochi ricordano che la Corsa della Pace – nel secolo scorso – esibiva la colomba (della pace) stilizzata da Pablo Picasso. Il disegno ASO di questo Tour è furbesco, piacione. Una scemata televisiva, ignara volutamente delle regole tattiche e tecniche dei Grandi Giri. Zero strade del Nord, cronometro ai minimi storici, garagismo, chilometraggi ridotti, appena due GPM sopra i 2000 metri d’altitudine. La Vuelta de Francia si salverà solo in virtù della qualità, eccelsa, del plotone. Una mi

Meeus a Parigi e un Tour storico

Immagine
https://open.spotify.com/episode/5pOCPOOrcDzWOTVZgbHQVR Jordi Meeus, il belga che meno ti aspetti. È lui, il 25enne della Bora, che al fotofinish ha messo la ruota davanti a quella di Jasper Philipsen, il connazionale cui ha negato il pokerissimo al Tour #110 e il back-to-back sui Campi Elisi. Bis consecutivo riuscito invece a Jonas Vingegaard davanti a Tadej Pogačar, che la maglia gialla l'aveva già blindata con l'uno-due da KO tra la crono di Combloux e l'apoteosi sul Col de la Loze: tappe 16 e 17. Due terzi del podio sono gli stessi da tre anni: due volte primo e una secondo lo sloveno, una secondo e due primo il danese Sono i distacchi- monstre , che mancavano da un decennio: i 7'29" sul piazzato non si vedevano dai 7'37" di Vincenzo Nibali sul francese Jean-Christophe Péraud nel 2014. Adam Yates, compagno di Pogačar e terzo nella generale (suo primo podio in un grande giro), ha chiuso a 10'56". È stato un Tour originale e ultramoderno nel tra

Pogi si ritrova, Vingo si conferma e Cicco a pois

Immagine
https://open.spotify.com/episode/7CSNWlSvF69k8RqBHFUzSj "Yes! Yes!", urlato al mondo. Tadej Pogačar ha ritrovato se stesso. Jonas Vingegaard invece non s'è mai smarrito. Secondo successo di tappa per il 24enne sloveno, secondo Tour in fila per il 26enne danese. Primi due gradini del podio come nel 2022: Pogi piazzato a 7'29" contro i 2'43" di un anno fa. Terzo a salirci, ma a un'eternità (10’56”) Adam Yates, compagno di Pogi alla UAE EMirates e prima maglia gialla di questa spettacolare, tiratissima Grande Boucle . Quarto, il suo gemello Simon, che ha scavalcato il 22enne "deb" spagnolo Carlos Rodríguez, caduto ancora come Sepp Kuss, miglior gregario in questo Tour e per quei postumi uscito, proprio nella penultima tappa, dalla top ten. L'ultimo tappone di montagna - 133,5 km da Belfort a Le Markstein su e giù per i Vosgi - ci ha regalato, 31 anni dopo la doppietta del Diablo Chiappucci, un altro italiano in maglia a pois a Parigi. Giu

Mino Denti - Campione sfortunato, buon maestro, ora imprenditore

Immagine
Le gare contro il tempo una specialità che si addice ai bresciani Tre cronomen in poker d'iride Antonio Tagliani il precursore, mondiale a Roncadelle '62 - Ferruccio Manza e Mino Denti i seguaci GIORNALE DI BRESCIA - Speciale ciclismo, ottobre 1991 Inserto realizzato da Enrico Moreschi con la collaborazione di Carlo Bresciani, Giuseppe Bresciani e Guenda Piatto Personaggio che ha contribuito a costruire la storia del ciclismo bresciano, sia come corridore sia come tecnico, è senza dubbio Mino Denti, bresciano d'adozione, iridato nella cento chilometri a squadre a San Sebastiano, con Dalla Bona, Guerra e Soldi. Ha gareggiato dal 1962 al 1970, fin quando nella settima tappa del Giro d'Italia, nella discesa del Crocedomini su Bagolino, in una stretta curva, incappò nella sabbia e letteralmente volò fuori strada procurandosi numerose fratture. Riuscì con caparbietà a rimettersi completamente dopo oltre un anno di solerti cure. ed ora dispone a Travagliato di uno stabiliment

Visentini, un Giro d'Italia e l'iride juniores

Immagine
I bresciani signori del tempo Vincitori di quattro campionati italiani: due volte Pizzoferrato, Visentini e Manenti GIORNALE DI BRESCIA - Speciale ciclismo, ottobre 1991 Inserto realizzato da Enrico Moreschi con la collaborazione di Carlo Bresciani, Giuseppe Bresciani e Guenda Piatto Uno dei tre bresciani a vestire la maglia tricolore di campione italiano individuale dei dilettanti è stato Roberto Visentini. ha vinto il titolo a Codifiume nel Ferrarese nel 1977, quando aveva come Direttore sportivo Mino Denti. In precedenza, nel 1976, il forte atleta di Gardone Riviera aveva vinto anche il titolo italiano per juniores su strada in Toscana dopo una corsa che l'aveva visto protagonista fin dalle prime battute, nonché il titolo mondiale su strada a Losanna. Dopo aver ottenuto tanti successi anche da professionista, Roberto Visentini al termine della scorsa stagione ha deciso di smetterla con la bicicletta, si è ritirato a vita privata, si è sposato (diventerà padre tra un mese) e segu

Iñigo San Millán: «Tadej est une bête»

Immagine
Iñigo San Millán, l’entraîneur de Tadej Pogacar, détaille les raisons de la défaillance du Slovène mercredi dans le col de la Loze et explique pourquoi sa deuxième place au général constitue, selon lui, une prouesse. DE NOTRE ENVOYÉ SPÉCIAL GAÉTAN SCHERRER 21 Jul 2023 - L'Équipe “Ce n’est pas parce qu’il atteint son pic de forme sur le Tour des Flandres  début avril qu’il hypothèque ses chances de gagner le Tour en juillet"    - Iñigo San Millán BOURG-EN-BRESSE – Directeur de la performance de l’équipe UAE et professeur à la faculté de médecine de l’Université du Colorado, où il effectue des travaux de recherche sur le métabolisme cellulaire,  Iñigo San Millán  (52 ans) a suivi depuis sa maison familiale au Pays basque le chemin de croix de Tadej Pogačar, mercredi, dans les Alpes. S’il s’attendait, quelque part, à voir son coureur finir par craquer sur ce Tour de France, l’entraîneur espagnol assure ne l’avoir jamais vu «à ce point lutter pour sa survie». - La préparation tron

A Courchevel il Gall canta e Pogi salta

Immagine
https://open.spotify.com/episode/46y7bWVAbElK56oi34DO2f Il Tour #110 non era finito con la crono-monstre di Jonas Vingegaard a Combloux. Ma di fatto si è chiuso con la crisi di Tadej Pogacar - precipitato a 7'35" - sul Col de la Loze: 28 km al 6% medio, gli ultimi sei km sempre oltre il 10% e un passaggio al 24%, fino ai 2304 metri della vetta - il tetto di questa Grande Boucle - e poi verso i 2003 metri di Courchevel. Più che il caldo, ancora salite lunghe e la fatidica quota duemila: come il Granon al Tour 2022 , il vero punto debole dello sloveno. Fra le eccezioni, il Tourmalet di quest'anno all'indomani della sua crisetta sul Marie Blanque alla quinta. La frazione-regina è andata a Felix Gall, sorpresa di questo Tour e scambiatosi di gradi in corsa col suo ex capitano O'Connor. Seconda vittoria in stagione e carriera (dopo quella di Leukerbad al Giro di Svizzera) per il 25enne austriaco della AG2R Citroën. A 34" Simon Yates, rientrato in corsa per il podi

Vingegaard alieno del tempo

Immagine
https://open.spotify.com/episode/5gMj4RjLahYUSVmEy6LEEz "La crono della vita". Parola di Jonas Vingegaard, il primo ad ammettere di aver sorpreso tutti. Persino se stesso. Prima vittoria in questo Tour, la terza in carriera dopo le due del 2022 e la sua 12esima in stagione.  1'38" rifilati a Tadej Pogačar in 22,4 km di scalata contro il tempo da Passy a Combloux; 4,4" a chilometro: un'enormità che ne ipoteca il back-to-back in giallo. Prestazione da leggenda in un Tour già nella storia. Il 26enne danese della Jumbo Visma non cambia bici e stra-domina in 32'36" a 41,227 km/h di media. Per rendere l'idea, Wout Van Aert - il corridore forse (e anche senza forse) più completo al mondo - ha chiuso terzo a 2'51". "Il primo degli umani" si definirà, una volta tagliato il traguardo i due alieni. Diversi in tutto, per carattere, caratteristiche e stavolta anche scelte tattiche. Col senno del poi non ha pagato quella di Pogacar, che ai

A Morzine, la picchiata del "Falco" Rodríguez e le moto di troppo

Immagine
https://open.spotify.com/episode/30gRczASKrvPLYZR5fCgVo Tra i due giganti, il terzo vola. Giù in picchiata Carlos Rodríguez, il Savoldelli di Spagna e non per caso detto "El Halcon", il Falco, per le sue doti di gran discesista. Bravo e fortunato a sfruttare la rivalità tra Jonas Vingegaard e Tadej Pogačar - i due alieni che si giocano il Tour - e regala alla Ineos il secondo successo consecutivo, dopo Michał Kwiatkowski sul Grand Colombier.  Il bacio d'addio al team da parte del 22enne, debuttante alla Grande Boucle e predestinato già promessosi alla spagnola Movistar. Rodríguez coglie l'attimo quando le moto, troppo vicine, frenano, ai -500 metri dalla vetta del durissimo Joux Plan, la veemenza dello scatto di Pogačar. Lo sloveno ci riprova ma la magia se n'è andata. E la tappa pure. A scollinargli davanti, per primo, è la maglia gialla Vingegaard, che si prende gli 8" di bonus contro i cinque del piazzato. Al traguardo, finisce al contrario. Ma i dieci se

Grand Colombier, la Bastiglia di "Kwiatko" e il 3-1 di Tadej

Immagine
https://open.spotify.com/episode/73x8kJCAKg3G3xeZr0kRhJ "Più che Bastille day , Ineos day". La sintesi - perfetta -  sul gran giorno del Tour de France nella festa nazionale francese è del britannico Tom Pidcock: lui primo sull'Alpe d'Huez anno fa, il suo compagno Michał Kwiatkowski primo sul Grand Colombier nel 2023. Un'impresa, quella del 33enne polacco, da anni riciclatosi gregario extra-lusso, degna del suo passato iridato di Ponferrada 2014. Un campione completo che nel palmarès vanta Sanremo, Tirreno-Adriatico, San Sebastián, Harelbeke e doppiette a Strade Bianche e Amstel. Per lui - che ai -12km ha ripreso e staccato gli ultimi dei venti fuggitivi di giornata - secondo successo al Tour, tre anni dopo il gentile omaggio, a La Roche-sur-Foron, dell'allora suo compagno Richard Carapaz, quest'anno caduto e ritiratosi alla prima tappa, e con cui arrivò a braccetto. L'interminabile ascesa finale - 17,4 km al 7,1% medio, con due punte al 12-14%, fino