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Visualizzazione dei post da marzo, 2017

Stan Ockers - Mercxk's Childhood Hero

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txt by: Christian Giordano Forever too young, poor Stan – That's what his family used to call him.  Constant (Stan) Ockers was born on February 3rd, 1920 in Borgerhout, a suburb of Antwerp, Belgium. A cycling heaven, if there is such a thing, except for him – Since his childhood dream was to enlist in the Belgian Navy. In order to achieve this, he left school early, however he was too young to join up. As a result of this, he had to start his apprenticeship as a ship-painter on the docks. However, his new and unexpected career did not last too long because his older brother Jos bought him a bike and Stan discovered that he was a natural road rider. At that time, he was playing football, which is not a such good combination with cycling because both use muscles in different ways. For that reason, almost reluctantly, he headed on to the two-wheeled sport. He quickly rose up the amateur ranks and, in 1941, while Belgium was already occupied by the Nazis, he turned p

Storia di Enrico Paolini

http://www.museociclismo.it/content/articoli/925-Storia+di+Enrico+Paolini/index.html E' stato un corridore che ha trovato tra i professionisti la sua vera dimensione di campione smentendo un modesto passato dilettantistico al punto che per fare il "salto" di categoria ebbe bisogno delle raccomandazioni e del sostegno del capitano della sua equipe tra i puri, Franzoni, che dopo un paio di stagioni cambiò mestiere. Lui, invece, probabilmente per una maturazione non precoce (solo a 24 anni passò tra i professionisti) trovò un progressivo assestamento riuscendo a emergere sia come uomo vincente, sia come preziosa "spalla" delle vedette che dal '69 e per undici anni si sono succedute nella Scic, la sola squadra nella quale ha svolto interamente la carriera (raro esempio di fedeltà, ma anche riconoscimento delle sue qualità da parte di quella formazione). Nel suo cospicuo bottino (37 vittorie) splendono i tre titoli di campione d'Italia conquistati grazie

Enrico Paolini

http://www.museociclismo.it/content/articoli/4882-Enrico+Paolini/index.html Con questo corridore marchigiano, nato a Pesaro il 26 marzo 1945, capace di salire su punti evidenti della storia del ciclismo italiano, si incontra un esempio di indirizzo contrario ai tanti che hanno bruciato le loro migliori facoltà fra i dilettanti. Certo, perché Enrico, fra i "puri", era uno che non sembrava per nulla il campione che poi è divenuto, anzi, pareva un predestinato ad appendere in anticipo la bicicletta al chiodo, senza l'opportunità di provare l'esperienza nell'élite del ciclismo. All'indomani delle Olimpiadi di Città del Messico, quando il mondo dei professionisti spalancò le porte ad una settantina di dilettanti, il posto per Paolini non pareva esserci proprio. Fu il suo capitano fra i "puri", il reggiano Wainer Franzoni, a raccomandarlo in maniera decisiva alla Scic, che stava allestendo una squadra attorno a Vittorio Adorni. Morale: Franzoni, g

Enrico Paolini, tre volte tricolore di serietà e simpatia

http://www.museociclismo.it/content/articoli/5682-Enrico+Paolini%3A+Tre+volte+tricolore+di+seriet%C3%A0+e+simpatia/index.html di Gino Sala Come passano gli anni, mi dico sovente. Chi ha la fortuna di guardarsi alle spalle, s'accorge che il tempo vola, che i fatti si accumulano con una velocità supersonica. Diventiamo vecchi rapidamente, siamo travolti dagli avvenimenti belli e brutti in un modo che non concede spazio alle riflessioni. Credo proprio che bisognerebbe rimanere bambini per vivere pienamente le ore di una giornata e i mesi della primavera, dell'estate e dell'inverno. Sto divagando? Mica tanto, visto che volendo illustrare il periodo agonistico di Enrico Paolini mi sembrano cose di ieri quelle vissute dal ciclista nato a Pesaro il 26 marzo del 1945 e professionista dal '69 al '79. È trascorso un quarto di secolo, Enrico è quasi sessantenne, ma poco o niente è cambiato nel suo aspetto di personaggio solare, dotato di modi e di un sorriso che induc

Un anno senza Il Più Grande: Cruijff, un anno dopo

http://www.rivistaundici.com/2017/03/24/cruijff-anno-dopo/ A dodici mesi dalla scomparsa, l'eredità, ideale e calcistica, del numero 14 più famoso di sempre è ancora in vita di Giorgio Coluccia Il mito di Johan Cruijff va oltre il calcio, non può essere altrimenti. È un’eredità anche sociale, oltre che calcistica, destinata a non estinguersi mai. Il numero 14 olandese ha allargato i confini del calcio, in campo e fuori, ha rivoluzionato il modo di giocare e tutto ciò che stava intorno. In coincidenza con il primo anniversario della sua scomparsa, l’ennesimo tassello si aggiunge al suo lascito: dal 24 marzo un’altra scuola pubblica olandese si affilia alla Johan Cruyff Foundation. Accade alla Basisschool di Goirle, un piccolo comune nella regione del Brabante settentrionale, al confine con il Belgio. «È giusto ricordarlo così, gli sarebbe piaciuto. È il modo più appropriato per dimostrare che non è mai andato via», secondo Pim Berendsen, presidente della Fondazione nata

Un anno senza Il Più Grande: la rinuncia al Mondiale '78

http://www.mondofutbol.com/la-rinuncia-johan-cruijff-al-mondiale-del-1978/ di Alec Cordolcini, Mondofutbol.com Danny Coster come Yoko Ono e una serie di ipotesi, teorie e mezze verità stile 22/11/63 (meglio il romanzo di Stephen King della serie tv): la rinuncia di Johan Cruijff al Mondiale argentino del 1978 rientra nella casistica dei grandi misteri, in questo caso del calcio, capaci di far discutere ancora a quasi quarant’anni dall’evento. È stato detto, e si è scritto, di tutto: Cruijff non si riteneva fisicamente pronto per la manifestazione; voleva manifestare apertamente il proprio dissenso nei confronti del regime di Videla; aveva paura di essere rapito; temeva per l’incolumità della propria famiglia; sua moglie Danny Coster gli aveva proibito di volare in Argentina dopo l’incidente della piscina al Mondiale tedesco del ’74. Nel mezzo, frammenti di verità che nessuno, compreso il diretto interessato, ha mai potuto né voluto assemblare fino in fondo. Per capire le mo

Un anno senza Il Più Grande: il Profeta del Calcio Totale

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https://sport660.wordpress.com/2017/03/24/johan-cruijff-il-profeta-del-calcio-totale/ di Giovanni Manenti Quando la sera del 28 maggio 1969, sul terreno del “Santiago Bernabeu” di Madrid, il Milan conquista la sua seconda Coppa dei Campioni schiantando per 4-1 gli olandesi dell’Ajax Amsterdam, sono in pochi a ritenere che quel ragazzo di poco più di vent’anni che, sì, fa un gran movimento, corre, si danna l’anima ed è difficile da marcare, possa poi divenire l’alfiere della più grande rivoluzione che il calcio abbia mai dovuto conoscere, trasformandone per sempre la fisionomia. Già, perché quella sera le luci della ribalta sono tutti per lui, l’ex “Golden Boy” ed ora maturo Gianni Rivera, il quale dirige da par suo l’orchestra rossonera fornendo a Pierino Prati gli assist per la seconda e quarta rete della sua personale tripletta – ultimo giocatore ad esservi riuscito in una finale di Coppa Campioni/Champions League – per poi fregiarsi a fine anno del “Pallone d’Oro” messo

Addio a Krause, Briciole di talento (2017)

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SPOTIFY https://open.spotify.com/episode/6vV5AE1UGN8caJ1mu1yvMO "Crumbs", briciole. Così lo sfottevano in spogliatoio i Bulls per l’abitudine di mangiare sbrodolandosi addosso, e senza curarsi troppo dei residui. Troppo impegnato, il giemme, a costruire la Chicago dei sei titoli NBA in otto anni. I Bulls di Michael Jordan. Di coach Phil Jackson. Del proprietario Jerry Reinsdorf. E però anche di Jerry Krause, l’architetto dell’ultima vera dinastia della NBA pre-Warriors. Il dirigente forse più competente e di sicuro meno amato se n’è andato a 77 anni. Non ingannino condoglianze e tweet di cordoglio. Lavoratore indefesso e scout straordinario, ha lottato una vita per vedere riconosciuti i propri meriti. Due volte executive NBA dell’anno, è stato ai Bulls dall’85 al 2003. Fu lui a prendere Jackson, Pippen, Horace Grant, Dennis Rodman, Tony Kukoc - cui offrì più soldi dei veterani prima ancora che il croato esordisse "Mi ha cambiato la vita" ha ammesso C

Qualificazioni sudamericane, clásicos con vista Russia

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A sei giornate dalla fine del girone sudamericano non si può più sbagliare. Argentina-Cile e Uruguay-Brasile sono la Storia, ma conterà di più la cronaca nella corsa mondiale a Russia 2018. Sei vittorie in fila per il nuovo Brasile col 4141 di Tite, capolista a 27 punti, a +4 proprio sull'Uruguay, secondo. Chi vince si ritaglia una bella fetta di qualificazione diretta, riservata alle prime quattro. Tra queste non c'è - per ora - l'Argentina, quinta a 19. La  Selección di Bauza, che risparmia Dybala e s'ostina a snobbare Icardi, ha la chance di scavalcare la Roja , che la sopravanza di un punto. Tante le sfide nella sfida dei due clásicos : ne scegliamo due; al Centenario di Montevideo, Messi contro la sua nemesi di Copa America: 2 finali perse ai rigori in due anni; al Monumental di Buenos Aires, la rivincita, dopo la storica remuntada subita in Champions di Cavani contro Neymar. Non ci sarà però Suárez, squalificato come Muslera. In novanta minut

SuperMario Cipollini, mezzo secolo di Re Leone

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Troppo bello per fare (solo) il corridore, troppa classe per non sfondare. Su e giù di sella. Eccoli, i primi 50 anni di Mario Cipollini. L'unico e solo SuperMario. Il Re Leone. La ruota più veloce che ha reinventato, con il leggendario treno Saeco, la mitica "Armata Rossa" Faema di Rik van Looy. Così "Cipo" ha vinto tre Gand-Wevelgem, 12 tappe al Tour, 42 al Giro e 3 alla Vuelta. Più la Sanremo e il Mondiale piatto piatto di Zolder nel 2002.  In 17 stagioni da pro' - più il dimenticabile rientro del 2008 - non sono però mancate le polemiche. Le battaglie per i corridori (memorabile la bici contro un'auto dell'organizzazione). I body-scandalo. I troppi "ragionieri" in gruppo. La residenza nel paradiso fiscale. Il nick "Maria" nella Operación Puerto. E l'abitudine, che il Tour mai gli ha perdonato, di andarsene al mare una volta esaurite (e spesso vinte) le frazioni per velocisti. Smesso di correre, s'è con

Sanremo '92: quando Kelly beffò Argentin

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https://storiediciclismoblog.wordpress.com/2018/01/19/milano-sanremo-1992-quando-kelly-raggiunse-e-beffo-argentin/ di Nicola Pucci Sean Kelly e Moreno Argentin appartengono all’élite dei grandi cacciatori di classiche. Basta darne un occhio al palmarès. Sono stati avversari per le strade di un mondo, quello del ciclismo, che andava sempre più globalizzandosi, curiosamente però hanno battagliato in confronto diretto, testa-a-testa, loro due soli, in un’unica occasione. E se per l’irlandese il ricordo profuma di gloria, l’italiano ancora ha da mandar giù il boccone amaro. La Milano-Sanremo ha da sempre tracciato nervoso ma non proibitivo che si presta a disegno tattico complesso e apre le porte a pretendenti di varia estrazione tecnica. Può piacere ai velocisti che attendono l’arrivo a ranghi compatti; può solleticare la fantasia di chi ha coraggio di attaccare da lontano; risulta corsa adattissima a chi ha la stoccata sulle rampe brevi; non è vietata ad discesisti

Hirscher, il destino del re

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di SIMONE BASSO, Il Giornale del Popolo, 18 marzo 2017 Il Circo Bianco celebra l'epilogo della stagione con le finali in Colorado. Il 2016/2017 si conclude con la proclamazione di una giovane regina, Mikaela Shiffrin, e la conferma del Re. Sempre più imperatore, ma in Austria il Kaiser rimane Franz Klammer, Marcel Hirscher vince la sesta Coppa del Mondo consecutiva. Un'impresa, di una difficoltà estrema, che diventa normale (?) se affiancata al nome del fuoriclasse nato ad Annaberg. L'uomo che sta riscrivendo, ad appena ventotto anni, la storia dello sci alpino. Con re Marcello Sesto possiamo rileggere, di giustezza, le dinamiche moderne di questo sport. Il primato, che scavalca il pokerissimo del grande Marc Girardelli, è significativo perché sottolinea le differenze con il passato. Caratterizzato appunto dai polivalenti come il campionissimo lussemburghese, Pirmin Zurbriggen e Bode Miller: nello sci contemporaneo, esasperato dal punto di vista dei carichi di lavor

Milano-Sanremo 2017 - K-factor in via Roma: Sagan vinto ma non battuto

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Non la vincevamo da undici anni, e adesso da dodici, noi italiani. Ma con un finale così, possiamo consolarci: che spettacolo, e che corridori.  Michał Kwiatkowski , Peter Sagan e Julian Alaphilippe. Primo, secondo e terzo alla Milano-Sanremo numero 108.  La chiamano il Mondiale di Primavera, la Classicissima che apre la stagione: e infatti su quel podio c’erano tre titoli iridati: 2 in fila lo slovacco bicampione in carica, al 78esimo secondo posto (81esimo, stando a L'Équipe , 12 nel 2016, sei quest'anno, ndr) in una carriera di 92 successi; uno il primo polacco a imporsi in Riviera, 14 giorni dopo essersi regalato il bis alla Strade Bianche. Per il Team Sky, è il terzo grande successo stagionale dopo la Parigi Nizza di Sergio Henao.  Sette volte su dodici Kwiato  ha battuto Sagan allo sprint, e per evitare l’ottava, Peter – il grande favorito della vigilia, è partito ai meno 6,3 km, sul Poggio, per anticipare i velocisti puri.  Kwiatkowski  e Alaphilippe gli uni

Zilioli, lo zen e l'arte di arrivare secondi

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https://www.ilfoglio.it/sport/2017/03/17/news/giro-d-italia-1969-zilioli-lo-zen-e-l-arte-di-arrivare-secondi-giro100-125665/ Quando il corridore piemontese si presentò al ciclismo in molti pensarono che fosse arrivato un nuovo Coppi. Poi le cose andarono diversamente di Giovanni Battistuzzi - 17 marzo 2017 Fosse nato in Francia, uno come lui sarebbe ancora amatissimo. Perché i francesi tifano i campioni, ma amano ancor più i battuti. Quelli che non vincono, ma ci vanno sempre vicino, quelli da prime posizioni: gli altri sono battuti e basta e non serve tifare per loro.  Il secondopostismo , a dirla con l’ex telecronista del ciclismo francese Robert Chapatte , è “la missione del tifoso francese, perché è troppo banale la vittoria, meglio allora crogiolarsi con le lamentele da occasione sfuggita”.   E di occasioni sfuggite ne ha avute tante lungo la sua strada. Francese però non era, italiano di origine e anche di nome: Italo. Avrebbe dovuto nascere Oltralpe e

Studying Sanremo 1992: Sean Kelly’s downhill attack

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https://www.velonews.com/2017/03/news/analysis/studying-sanremo-1992-sean-kellys-downhill-attack_432850 Sean Kelly's 1992 Milano-Sanremo win was one of the most memorable in race history, a daring downhill attack off the Poggio. Caley Fretz Velonews - March 16, 2017 With Milano-Sanremo only days away, we are taking a look back at some of the most memorable editions of “La Primavera,” the season’s first monument. The race has been won in a variety of ways, ranging from bunch sprints to bold solo attacks. What can we learn from the history of this long and unpredictable classic race? The spring of 1992 fell at the tail-end of King Kelly’s reign, but the Irishman had a few more tricks up his sleeve. Kelly, a sprinter more in the mold of Peter Sagan than Marcel Kittel, had only won “La Primavera” once before, in 1986. The two-time Liège-Bastogne-Liège and Paris-Roubaix winner would go on to retire in 1994. So this was one of his last shots at a monument.

RAZZA IDEA - I Miners campioni NCAA 1966

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https://www.amazon.it/Razza-idea-Miners-campioni-Memories-ebook/dp/B01CJ8XQTM «Per me erano solo ragazzi in divisa bianco-arancio. Né neri, né bianchi, solo Miners. Per me, erano tutti uguali. Miei giocatori. Io volevo solo vincere. Se i miei cinque migliori giocatori fossero venuti da Marte, avrei schierato titolari cinque marziani.» - Don Haskins CHRISTIAN GIORDANO RAZZA IDEA I Miners campioni NCAA 1966 kindle, amazon.it, 2,99 euro

Ranieri esonerato

Claudio Ranieri non è più l'allenatore del Leicester City campione d'Inghilterra. Centrotrentatré anni spazzati via nove mesi dopo averli sublimati con l'unico titolo della propria storia. A sorprendere davvero però è solo il momento, non l'esonero in sé. "La decisione più difficile" recita il comunicato ufficiale della scoeità, nei sette anni in cui il club è di proprietà della King Power. Il Leicester viveva un periodo di profonda crisi: a fine febbraio non aveva ancora segnato un gol in campionato nel 2017, ed era reduce da cinque sconfitte consecutive Per i media inglesi, l'esonero sembrava dover arrivare il 12 febbraio in caso di sconfitta a Swansea, scontro diretto per la salvezza, poi arrivata;  ma alla viglia del replay del quarto turno di FA Cup, poi vinto ai supplementari sul Derby County, il presidente Vichai lo aveva confermato (almeno) fino a fine stagione. In realtà, allenatore e spogliatoio non remavano più dalla ste