Sanremo '92: quando Kelly beffò Argentin
di Nicola Pucci
Sean Kelly e Moreno Argentin appartengono all’élite dei grandi cacciatori di classiche. Basta darne un occhio al palmarès. Sono stati avversari per le strade di un mondo, quello del ciclismo, che andava sempre più globalizzandosi, curiosamente però hanno battagliato in confronto diretto, testa-a-testa, loro due soli, in un’unica occasione. E se per l’irlandese il ricordo profuma di gloria, l’italiano ancora ha da mandar giù il boccone amaro.
La Milano-Sanremo ha da sempre tracciato nervoso ma non proibitivo che si presta a disegno tattico complesso e apre le porte a pretendenti di varia estrazione tecnica. Può piacere ai velocisti che attendono l’arrivo a ranghi compatti; può solleticare la fantasia di chi ha coraggio di attaccare da lontano; risulta corsa adattissima a chi ha la stoccata sulle rampe brevi; non è vietata ad discesisti più spericolati; infine qualche volta ha premiato scalatori di provata esperienza. Ergo, in tanti la sognano ma poi solo uno ne sarà celebrato vincitore.
Per l’edizione 1992, numero ottantatré di una meravigliosa storia nata nel 1907, si corre il 21 marzo e mai fu più veritiera l’etichetta di "Mondiale di Primavera". Stavolta, c’è un favorito d’obbligo, che nei pronostici della vigilia ha credenziali ben superiori di quelle degli altri concorrenti al via. Moreno Argentin, un fuoriclasse delle corse di un giorno, è baciato da uno stato di grazia senza precedenti: il campione di San Donà di Piave ha vinto due tappe e la classifica della Settimana Siciliana, ha dominato la Tirreno-Adriatico vincendo tre frazioni consecutive, e non fa mistero di puntare a una corsa adattissima ai suoi mezzi ma che in precedenza lo ha sempre respinto, seppur terzo da giovanissimo nel 1982 e quarto nel 1990. Chiappucci aveva vinto l'anno prima ma il suo secondo di quella volta, Rolf Soerensen il danese, è più in forma. Ha vinto la Tirreno-Adriatico ed è, come Argentin, in seno all’Ariostea del “sergente di ferro” Giancarlo Ferretti, squadra di riferimento. Bugno e Fondriest sono gli altri italiani di punta, l’uno trionfatore nel 1990; l’altro puledro di razza che ben si esprime tra i capi della riviera ligure. Jalabert, Museeuw e Ludwig attendono con trepidazione di potersi dimostrare all’altezza della "Classicissima".
Fabrizio Convalle, in maglia Amore&Vita e vincitore della tappa di Teramo al Giro d’Italia del 1990, è il temerario che azzarda la fuga a lunga gittata. Prende cappello dal gruppo dopo trenta chilometri e rimane per ore in solitaria avanguardia. Acquisisce quasi ventidue minuti di vantaggio, ma la corsa è lunga, 294 chilometri, e la sua sorte è segnata. Sul Passo del Turchino, asperità che ha fatto la leggenda della corsa, il margine è ridotto a quattordici minuti, Fontanelli e Fabrizio Bontempi escono dal plotone e provano la rincorsa. Che si completa a Borghetto Santo Spirito, ma è già l’ora di cominciare a far sul serio e nella zona dei capi, Mele, Cervo e Berta, il gruppo è di nuovo compatto. Ci prova Rijs, altro uomo Ariostea, che guadagna qualche secondo ma non va oltre, sulla Cipressa è la volta del messicano Alcalà che scollina con dieci secondi di vantaggio ma anche per lui non c’è possibilità di fuga. L’Ariostea stoppa ogni tentativo con l’eccellente Furlan, proprio mentre Bugno, Chiappucci e Indurain sono eliminati da una caduta, così come Cassani che incoccia in uno scooter a bordo strada. La bicicletta dell'attuale Ct della nazionale rimbalza tra i corridori e Sean Kelly la evita per miracolo riparandosi con le mani.
Kelly, che veste la casacca Festina, è stato sempre al coperto nella pancia del gruppo e comincia a farsi vedere nelle prime posizioni quando la corsa entra nel vivo. L’irlandese ha quasi 36 anni, aveva vinto a Sanremo nel 1986 davanti a Lemond e Beccia e in chiusura del 1991 il Giro di Lombardia. Pur ormai a fine carriera, ha classe ed esperienza da vendere per piazzare l’ennesima zampata del campione. Sul Poggio è il francese Boyer il primo ad accendere la miccia, ma poi è il momento per Argentin di concretizzare quel che è stato deciso a tavolino. Moreno piazza uno, due, tre, quattro, cinque scatti da antologia per selezionare la concorrenza e far esplodere il gruppo, gli avversari rotolano indietro e il veneto prende il largo. In cima alla rampa ha sette secondi di vantaggio sugli immediati inseguitori, Fondriest e Sorensen, in discesa non pennella traiettorie azzardose e quando meno se l’aspetta, a ottocento metri dal traguardo, vede la maglia azzurra di Kelly, artefice di una discesa da vero kamikaze, materializzarsi alla sua ruota.
Il colpo è letale, Argentin va in blocco morale e la volata a due non ha storia, Kelly brucia l’italiano e conquista la Milano-Sanremo. Quella della beffa, perché a tre secondi sopraggiunge il gruppo regolato da Museeuw. Moreno, quanto ci sei andato vicino.
Commenti
Posta un commento