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Visualizzazione dei post da aprile 23, 2020

I monolocali del signor Merlin

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di Françoise & Serge Laget, Philippe Cazaban, Gilles Montgermon  La grande storia illustrata del Tour de France  Guy Merlin era un imprenditore immobiliare degli anni ’70 che aveva deciso di regalare al vincitore del Tour, a partire dal 1976, un appartamento del valore di centomila franchi. Piccoli monolocali che faceva uscire dal suo cappello, come un prestigiatore. Ma questi appartamenti erano belli o brutti? Non lo sapremo mai.  Da Van Impe (1976) fino a Delgado (1988), il vincitore della corsa ebbe diritto a questo premio in cemento con vista mare, che alcuni vendettero immediatamente per distribuire il denaro ricavato ai loro compagni di squadra.  Bernard Hinault, che ne ricevette ben cinque, ne vendette quattro subito per questo scopo e tenne per sé il quinto. È situato a Seignosse-le Penon, e il Tasso lo affitta, quando non può usufruirne. Una prova che il monolocale è pur sempre un tetto sulla testa. 

Tour 1987 - Hinault e LeMond assenti, gli altri ben presenti

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di Françoise & Serge Laget, Philippe Cazaban, Gilles Montgermon  La grande storia illustrata del Tour de France L’irlandese Stephen Roche è arrivato 48° nel 1986, il suo Tour peggiore. Carrera Jeans, nel 1987, spiega questa performance negativa con la scusa del famoso “primo anno di adattamento”. Prova ne è che Stephen ha appena vinto il Giro d’Italia.  In questo Tour (il quinto), assenti Hinault e LeMond, Roche sembra in forma come nel 1985, anno in cui, con i colori de La Redoute, si era guadagnato, dietro ai due campioni, la terza posizione. Quest’anno non dovrebbe essere difficile per lui trovare un posto sul podio, anche se ci sono 206 corridori allineati alla partenza. Ma Delgado, Bernard, Simon e Herrera terranno conto di questi calcoli, fin troppo ovvi e pianificati a tavolino? Per il momento ai quattro campioni non importa niente, concentrati come sono a visitare il Muro di Berlino, visto che il Tour, quest’anno, parte dalla città tedesca che sta festeggiando

Tour 1987 - Les temps forts

HENRI QUIQUERE' ET ARNAUD PAUPER Tour de France - 100 ans: le vainqueurs (2003) Orphelin de Bernard Hinault et de Greg LeMond, ce Tour 1987 était des plus ouverts. Trois favoris au moins : Roche, Bernard et Fignon auxquels il faut ajouter quelques outsiders tels que Mottet, Delgado, Luis Herrera et Kelly. Les choses allaient se décanter assez vite. Mis sur orbite par la victoire dans le contre-la-montre par équipes du deuxième jour, Stephen Roche, très en confiance, avait décidé de se montrer patient. À tel point qu’il ne s’alarma nullement d’une poussée de Mottet avant l’entrée en France et qui lui permettait d’endosser le maillot jaune à Karlsruhe. Un maillot qu’il devait conserver longtemps mais en ayant concédé du temps à l’Irlandais, victorieux du test chronométré de Saumur, long de 87,5 kilomètres. Une étape qui condamna Fignon, relégué à 4’15 » et Herrera qui perdit plus de neuf minutes. Jusqu’aux Pyrénées, hormis l’abandon de Kelly, victime d’une fracture de la clavicul

Tour 1987 – Dal muro della pace a quello della vergogna

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di Françoise & Serge Laget, Philippe Cazaban, Gilles Montgermon  La grande storia illustrata del Tour de France  In quel periodo il Tour ha a che fare con due muri. Il primo nel 1988, quello di un palazzo che si trovava tra la Tour Eiffel e il metrò Bir-Hakeim. Per rimetterlo a nuovo la RTL e la città di Parigi lo trasformano in un “muro delle celebrità”, quelle che hanno caratterizzato il XX secolo.  Con l’aiuto dell’agenzia Avenir, Dominique Durand, colui che lo concepisce e realizza, riunisce centinaia di ritratti colorati di grandi personalità, dai primi del ‘900 fino al 1988. Einstein, Maria Callas, Nixon, M.me Curie e tanti altri. Ci sono anche gli sportivi come Jean Bouin, Cerdan e due giganti della strada e del Tour: Henri Pélissier e Anquetil, vicini a Proust e Pasteur.  Il secondo muro è quello su cui il Tour ha messo le mani nel 1987. Per il 750° anniversario della fondazione della città di Berlino, la settantaquettresima edizione del Tour è partita d

KING KENNY, FAST FREDDIE E LE ZANZARE

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di Simone Basso Sport & Cultura - 23 aprile 2020 Il 10, dalle parti di Valencia, si conclude l’annata del MotoGP. A leggere dei primati di precocità battuti da Marc Marquez , la retroazione è a trent’anni fa, la stagione più appassionante di sempre nella 500 e un mondo che oggi – nell’èra comandata dal marketing feroce della Dorna – ci pare lontanissimo. Era il 1983, amarcord, e si assistette al duello tra Kenny Roberts e Freddie Spencer. Una roba mai vista o quasi, se non fosse per il leggendario Mike Hailwood-Giacomo Agostini del 1967. Kenny Roberts, il Re, nato alla vigilia di Capodanno del 1951, figlio di allevatori in quel di Modesto (California), rappresentò il dopo-Ago : crebbe fiero e selvaggio col dirt track e, in Europa, adattò quello stile alle nostre corse. L’impatto, malgrado la concorrenza del grande Barry Sheene , fu devastante. Nel 1978, all’esordio, vinse subito il titolo iridato della classe regina, il primo di un filotto, pur

Sara Simeoni (1980)

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di LAMBERTO ARTIOLI I più grandi – Sonzogno, 1980 Può essere considerata la più grande atleta italiana di tutti i tempi. Nata a Rivoli Veronese il 19 aprile 1953, è alta metri 1,77 per un peso-forma di 60 chilogrammi.  L’Italia ha “adottato” da tempo Sara Simeoni per la sua carica umana, per il suo volto pulito, per i suoi sorrisi e le sue lacrime, per il suo modo festoso di applaudirsi dopo ogni vittoria. Suscita affetto e simpatie popolari ad ogni gara quali nessun altro campione della nostra atletica leggera è mai riuscito a provocare, tranne Adolfo Consolini, Livio Berruti e Pietro Mennea.  Inviato da “Oggi”, un giorno del 1977 ho chiesto a Sara, nella sua casa di Verona, quali segrete e strane molle ha dentro di sé, perché mai ha dedicato tutta la sua vita a scalare il cielo. “La mia molla è dovuta al fatto che ogni volta che salto mi diverto”, mi ha risposto. “Quand’ero ragazzina, secca e ossuta, saltavo tutti i muri e le siepi che incontravo nei prati di Rivoli. P