Sara Simeoni (1980)


di LAMBERTO ARTIOLI
I più grandi – Sonzogno, 1980

Può essere considerata la più grande atleta italiana di tutti i tempi. Nata a Rivoli Veronese il 19 aprile 1953, è alta metri 1,77 per un peso-forma di 60 chilogrammi. 

L’Italia ha “adottato” da tempo Sara Simeoni per la sua carica umana, per il suo volto pulito, per i suoi sorrisi e le sue lacrime, per il suo modo festoso di applaudirsi dopo ogni vittoria. Suscita affetto e simpatie popolari ad ogni gara quali nessun altro campione della nostra atletica leggera è mai riuscito a provocare, tranne Adolfo Consolini, Livio Berruti e Pietro Mennea. 

Inviato da “Oggi”, un giorno del 1977 ho chiesto a Sara, nella sua casa di Verona, quali segrete e strane molle ha dentro di sé, perché mai ha dedicato tutta la sua vita a scalare il cielo. “La mia molla è dovuta al fatto che ogni volta che salto mi diverto”, mi ha risposto. “Quand’ero ragazzina, secca e ossuta, saltavo tutti i muri e le siepi che incontravo nei prati di Rivoli. Poi, mentre frequentavo la scuola di balletto classico, ho cominciato anche atletica. A 12 anni saltavo già 1,25. Poi, un centimetro ha tirato l’altro, sino a 1,93. Le misure non mi intimoriscono più”. 

In tanti anni di battaglie, non ha mai perso la sua freschezza, tranne che nel 1979, anno di transizione in vista dell’Olimpiade di Mosca. Esuberante, quando si allena si entusiasma forse un po’ troppo, perdendo così la concentrazione. La sua figura, lunga e aristocratica, la fa somigliare, quando allarga le braccia per salutare la folla, a un airone. È un atleta di temperamento e raramente fallisce i grandi appuntamenti. Mi dice: “All’Olimpiade del 1976, a Montreal, con quel salto che mi rese ebbra di felicità, ero convinta di aver vinto la medaglia di bronzo. Fu un giudice ad avvertirmi che avevo invece conquistato la medaglia d’argento”.


Dolce e ostinata, sempre alla ricerca del sorriso vincente, secondo le femministe italiane rappresenta “la carica giusta di tutte le nostre aspirazioni”. In una stagione compie almeno millecinquecento salti. I suoi successi sono il prodotto di un perfetto equilibrio fra qualità tecniche e quantità di lavoro. 

L’eccezionale statura atletica di Sara Simeoni non è sufficientemente illustrata dal fatto che sia riuscita a diventare la primatista mondiale del salto in alto, ma piuttosto dal modo con cui ha costruito il suo record e le sue innumerevoli vittorie. 

Ecco la sua straordinaria escalation metrica: 

1965     1,25     12 anni 
1966     1,45     13 anni 
1967     1,48     14 anni 
1968     1,55     15 anni 
1969     1,65     16 anni 
1970     1,75     17 anni 
1971     1,80     18 anni 
1972     1,85     19 anni 
1973     1,86     20 anni 
1974     1,90     21 anni 
1975     1,89     22 anni (unica regressione stagionale)
1976     1,91     23 anni 
1977     1,93     24 anni 
1978     2,01     25 anni 

Si può affermare che la tecnica di Sara è perfetta, ma la sua vera grandezza è ascrivibile a tre principali fattori: 

1) il suo straordinario controllo nervoso, che si traduce in un’altrettanta straordinaria serenità agonistica (tanto più ammirevole se si pensa che non ci troviamo in presenza di un’atleta mascolina o di un’atleta-robot, ma di una ragazza del tutto femminile, carica di interessi umani e culturali); 

2) la sua sbalorditiva continuità di rendimento, non importa contro quali avversarie; 

3) la sua capacità di arrivare sempre al massimo della forma nel momento giusto e di migliorarsi regolarmente proprio in quelle occasioni nonostante l’enorme logorio psico-fisico che esse comportano. 

Teoricamente, Sara vale 2,03-2,04: nel 1978 ha incrementato di otto centimetri, una enormità, il proprio massimo del 1977, metri 1,93. Inoltre, il suo titolo europeo 1978 equivale a un titolo olimpico poiché nessuna americana, asiatica o australiana vantava un massimo superiore. 

Nel luglio 1979, il periodico cinese “Lo Sport” pubblicò un ampio servizio dedicato alle principali figure dello sport mondiale, scegliendo Pelé, Vladimir Yaschenko e altri cinque sovietici, tre tedeschi dell’Est e Sara Simeoni. Sara – che aveva gareggiato a Pechino nel 1978 – è stata definita “modello ed esempio per l’atletica leggera e per la donna cinese”. 
LAMBERTO ARTIOLI 


Piange, dopo un salto vittorioso, e fa voltare gli uomini quando è in bikini sulla sabbia marina. Sara Simeoni non è un “mostro” dell’atletica leggera, è soltanto una donna italiana alla quale madre natura ha regalato doti fisiche e psichiche diverse. Il caso, poi, ha voluto metterle al fianco – come uomo della sua vita – un tecnico del valore di Erminio Azzaro, a suo tempo egli pure ottimo saltatore in alto. Il “fenomeno Simeoni” si può spiegare così: doti naturali – a 13 anni saltava già 1,45 – aiutate da dal lavoro svolto con Azzaro. “Il nostro rapporto – dice Sara è chiaro in campo e nella vita: per questo ci aiuta. In atletica si rischia molto: a un errore si rimedia, a due no”. L’evoluzione tecnica e il potenziamento fisico della Simeoni non hanno conosciuto limiti, sino al 1979, e ciò vuol dire che Sara ed Erminio hanno lavorato bene. La Simeoni trova inoltre dentro se stessa una forza che la spinge in alto. A chi le chiede qual è la sua qualità migliore, lei risponde: “Non mi scoraggio mai”. Il suo entusiasmo, il suo temperamento agonistico, la padronanza delle proprie emozioni, l’applicazione, l’hanno portata oltre i limiti che lei stessa si era posta. 
DANIELE PAROLINI 
Corriere della Sera – Milano 


Ho sempre seguito con enorme interesse la carriera e i progressi di Sara. L’ho vista saltare nel corso di una quindicina di gare e a Praga, quando ai campionati europei, uguagliò il suo record del mondo. Le carte nelle mani di questa ragazza gaia e scattante sono una eccezionale forza di concentrazione e un temperamento combattivo sfoderati in occasione delle grandi competizioni. A tutto ciò si deve aggiungere il grande volume di lavoro negli allenamenti svolti sotto l’occhio esperto e attento del suo futuro marito. Un inarcamento straordinario accentua il suo scatto che è più verticale di quello di Rosemarie Ackermann. Sara è sempre molto alta sull’asticella. Un lavoro supplementare degli addominali dovrebbe permetterle di tirare indietro di più i muscoli dei glutei per andare ancora più in alto. Ritengo Sara Simeoni in grado di portare il record del mondo femminile di salto in alto a metri 2,05. 
JEAN PATRIACQ 
France Soir – Parigi

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