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Visualizzazione dei post da aprile, 2018

Il golpe di Sappada e quel ciclismo che non c'è più

https://ricerca.gelocal.it/messaggeroveneto/archivio/messaggeroveneto/2018/04/29/pordenone-il-golpe-di-sappada-e-quel-ciclismo-che-non-c-e-piu-66.html di ANTONIO SIMEOLI Messaggero Veneto, 29 aprile 2018 SAPPADA - Sul fatto, meglio conosciuto come Golpe, Christian Giordano, bravo giornalista a SkySport sta anche per regalare al mondo del ciclismo un libro con 80 interviste ai protagonisti di quella tappa del Giro 1987 che si concluse a Sappada. Per ricordarlo quel golpe, a Cima si sono ritrovati, grazie al Comitato che organizza la frazione della corsa rosa successiva a quella dello Zoncolan, due ex gregari dei protagonisti di quella vicenda, un campione come Moreno Argentin e un paio di prime firme. Risultato? I (purtroppo) pochi presenti si sono gustati quella che è l'altra essenza del ciclismo assieme alla fatica e cioè il racconto. Perché il racconto delle imprese a volte è più bello delle imprese stesse.  I protagonisti? Impossibile metterli insieme, se non si odiano ci siamo

I pionieri del ciclismo a stelle e strisce

http://www.gonews.it/2015/09/25/i-pionieri-del-ciclismo-a-stelle-e-strisce/ Domenica prossima, si corre a Richmond, in Virginia, la prova iridata dei professionisti: è l'occasione per rievocare le storie degli antesignani del pedale statunitense di Paolo Bruschi, 25 settembre 2015 In Butch Cassidy , il western crepuscolare con Paul Newman e Robert Redford che narra la parabola terminale del leggendario fuorilegge e del suo sodale Sundance Kid, il protagonista a un certo punto scorrazza con la bella Katharine Ross sul manubrio di una bicicletta, accompagnato dalle soavi note di Raindrops Keep Fallin' On My Head . La scena marca il tramonto dell’epoca romantica dei pistoleri, l’arrivo della legge e della moderna società industriale, rappresentata per l’appunto dal destriero a pedali, che Newman non a caso introduce a Ross come “il futuro”.  Si tratta di un inciso che rimanda a una verità storica, poiché alla fine del XIX secolo gli Stati Uniti furono colti dalla

Storia di Claudio Cresseri

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http://www.museociclismo.it/content/articoli/6835-Storia-di-Claudio-Cresseri/index.html Claudio Cresseri, detto "Caio", a livello giovanile è stato un ciclista di classe cristallina. Nella categoria Juniores era compagno di squadra di Roberto Visentini e i due formavano una coppia di enfant prodige. Entrambi pupilli di Piero Serena, erano tecnicamente simili: normotipi, fortissimi nell'esercizio solitario e in salita, forse Cresseri più veloce. Entrambi insofferenti alle regole, ma con Cresseri a eccellere in questo carattere, diedero vita a una rivalità molto accesa. Nel 1975 si corre il campionato regionale in provincia di Milano, Cresseri attacca e difende per metà corsa una manciata di metri di vantaggio sul gruppo, ed è campione regionale. Dopo tre settimane si corre il campionato provinciale e Cresseri si presenta al via solo perché Piero Serena gli dice che la corsa la farà Visentini. Claudio scatta in salita sul San Michele (la salita di Gardone Riviera d

Osvaldo Boccingher: «Sappada, perla che non andava persa»

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di CHRISTIAN GIORDANO © in esclusiva per RAINBOW SPORTS BOOKS © Osvaldo (per tutti Aldo) Boccingher è un sappadino doc. Lo incontro alla presentazione della 15-esima tappa del Giro 2018. Trentun anni dopo, Sappada è di nuovo arrivo di tappa. E la sua calda voce baritonale trasmette, se possibile, un entusiasmo che sembra lo stesso di quella storica prima volta. Chi meglio di lui può raccontare cosa significhi, per l'intera comunità, il ritorno della corsa rosa nella cittadina appena passata dal Veneto al Friuli. Auditorium di Cima Sappada Sappada (Udine), sabato 28 aprile 2018 - Osvaldo Boccingher, che effetto le fa essere qui a presentare la tappa di Sappada trentun anni dopo quella, per tanti motivi storica, del Giro 1987 da lei per primo organizzata? «Io ero il Presidente del Comitato di tappa. E allora ero anche il presidente dello Sci Club Sappada. Lo sci è lo sport che qui a Sappada è di casa. Avevamo un consigliere dello Sci Club che un giorno mi te

Francesco Rossignoli: oh capitani, miei capitani

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di CHRISTIAN GIORDANO © in esclusiva per RAINBOW SPORTS BOOKS © Veronese di Isola della Scala, classe 1963, Francesco Rossignoli ha corso da professionista sei stagioni (1989-1990). Buon gregario, è stato in squadra con Visentini e Roche alla Carrera e poi compagno di Roche alla Fagor ’89 e ha chiuso la carriera insieme a Visentini alla Componibili-Club 88 nel 1990. Quell’anno ottenne, su pista, la sua unica vittoria da pro’: il campionato italiano nell’inseguimento. Con il fratello Paolo ha fondato la Pieffe Sport, calzificio specializzato nella produzione tessile per il ciclismo.  “Rossi”, così lo chiama ancora oggi il suo ex compagno Davide Cassani, lo incontro alla presentazione della Tolmezzo-Sappada, 15ª tappa del Giro d’Italia 2018. Auditorium di Cima Sappada Sappada (Udine), sabato 28 aprile 2018 - Francesco Rossignoli, dopo trentun anni il Giro torna – come arrivo di tappa – a Cima Sappada: le sue emozioni? «È sempre una bella emozione ricordare il

BIKE PORTRAITS - André Darrigade, The Other Dédé

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André Darrigade -- for everyone "the other Dédé" a quarter of a century after the most illustrious Leducq -- was a great sprinter, but also a sort of an Ironman of the Tour de France: from 1953 to 1966 he rode them all, retiring only once, in 1963. But in a kind of way it was also his qualities of speed and endurance to make him enter the old and varied history of The Curse of the Rainbow Jersey. In his case, an even retroactive curse. Indeed, he had already lived his own tragedy well before he even wore it, the "damned" rainbow jersey. During the 24th and last stage of the 1958 Grande Boucle, 320 km (200 mi) from Dijon to Paris, while he was preparing himself to sprint on the glamourous Parco dei Principi ( Princes’ Park ) track, he violently struck against Constant Wouters, the general secretary of the place. Darrigade got up and managed to cross the finish line, but Wouters died at the hospital eleven days later. Born on April 24, 1929 in Narrosse

Storia di Ferruccio Manza

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http://www.museociclismo.it/content/articoli/5321-Storia+di+Ferruccio+Manza/index.html Ferruccio Manza nasce a Cortine di Nave in provincia di Brescia il 26 aprile '43.  Passista veloce dal fisico possente, gareggia da giovanissimo per il Centro Sportivo Italiano e nel '63 si aggiudica il titolo di campione d'Italia dell'Ente di Promozione Sportiva.  L'anno successivo, il 1964, è campione lombardo e viene convocato per la prima volta in maglia azzurra. Prende parte in Francia ai campionati mondiali e vince il titolo con il quartetto su strada, compagni Severino Andreoli, Luciano Dalla Bona e Pietro Guerra . Lo stesso anno, e con il medesimo quartetto,  conquista  alle Olimpiadi di Tokyo la medaglia d'argento, battuto per 25 centesimi dall'Olanda.   Vince ancora una serie di corse da dilettante, poi passa professionista nel '66 con la maglia della Legnano ma non ha fortuna forse perché aveva già dato tanto fra i "puri". Ha cor

Bottecchia e i forzati della strada

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http://www.indiscreto.info/2015/07/bottecchia-e-i-forzati-della-strada.html di Simone Basso Indiscreto, 14 luglio 2015 Ci si immerge nelle riprese cinematografiche del Tour, in attesa delle montagne, e se ne esce stravolti. Gli elicotteri ( Apocalypse Now  o giù di lì) che volano sui panorami mozzafiato della Normandia, una corsa mai banale, al pari delle notizie che si accavallano, nel bene e nel male (vero, Gervasoni?). In Italia, costretti dalle circostanze (e dalla mancanza di cultura sportiva), la nibalite è il virus imperante dei (nostri?) telecronisti. Che, dopo ore di chiacchiere, infilano perle: su Eurosport siamo riusciti a far passare Cyrille Guimard come diesse de La Vie Claire di Tapie. Il mondo alla rovescia: Pat Riley che allenava i Celtics, gli Agnelli proprietari del Toro (anche se ci sarebbe la storiella della Torino Fiat…). Curioso che ci si dimentichi delle basi. Lo Squalo vorrebbe fare il bis consecutivo e l’unico italiano che abbia mai realizzato l

I Miss the Sonics

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https://www.theplayerstribune.com/en-us/articles/shawn-kemp-seattle-supersonics by Shawn Kemp - retired THE PLAYERS' TRIBUNE - APR 24 2018 People will came up to me when they see me in Seattle and say stuff like, "Hey, where you living these days, man?» "Seattle, man. I never left." Nobody believes me when I tell them I’ve pretty much stayed here since 1989 . I mean, after I left the Sonics for Cleveland — that was around ’97 — I bounced around a little bit before my career was over. But even when I was playing in Italy, I always kept my house in Seattle . There was never a doubt in my mind that I’d be back someday. And, you know, a lot has changed here. The heart of the culture is still the same. But a lot has changed. But man, the city’s just not the same without basketball . It’s not like it used to be. This is funny to think of now, but in ’89 I was the youngest person in the NBA. A 19-year-old kid — and I’m the first one to admit that I

Un champion qui ne suit pas les nazis - Albert Richter

Albert Richter était avant tout un athlète convivial et sympathique, pétri de bonne humeur et d'humour. Mais il était aussi un pistard de grand talent, vigoureux, appliqué et sérieux, un sportif calme et méticuleux, même si on le dit aussi un peu crédule et naïf.  Entre 1933 et 1939, il ne descendit jamais du podium des Championnats du monde de vitesse, mais il n'obtint cependant jamais la médaille d'or . Ces podiums, il les partagea essentiellement avec ses meilleurs amis, le Belge Jef Scherens et le Français Louis Gérardin . Les trois coureurs, absolument excellents dans leur discipline, étaient connus comme les Trois Mousquetaires.  Dans cette décennie, Scherens fut six fois Champion du monde de suite, de 1932 à 1937. En 1933, Richter se classa 3e derrière le Belge et Michard . Les deux années suivantes, Scherens, Richter et Gérardin constituèrent le podium dans cet ordre; en 1936, Richter et Gérardin échangèrent leurs places. En 1937 et 1938, il fut encore 3e. 

Albert Richter est « suicidé » par la Gestapo

http://www.museociclismo.it/content/articoli/2579-Albert+Richter+est+«+suicidé+»+par+la+Gestapo/index.html C'est le 31 décembre 1939 , trop tard peut-être, que Richter fit ses valises pour la Suisse. Il monta dans le train avec son vélo, après avoir cousu dans les pneus 12,700 marks du Reich , qu'il avait promis de rapporter à un homme d'affaires juif de Cologne vivant à l'étranger. Pratique presque courante pour Richter et d'autres. Mais ce qui était presque sans risque jadis était mortel désormais. Car Richter était un homme à abattre. Comment la Gestapo sut-elle qu'il partait ? Comment sut-elle qu'il avait truqué ses pneus ? Une trahison vraisemblablement. En tout cas, sous l'œil de deux témoins cyclistes néerlandais, qui voyageaient dans le même train avec leurs vélos, Richter fut immédiatement confondu. L'argent découvert. Quant à eux, on ne toucha pas à leurs vélos.  L'histoire reste incertaine sur la date de la mort d'Albert R

Storia di Albert Richter

http://www.museociclismo.it/content/articoli/5143-Storia+di+Albert+Richter/index.html Pistard germanico, fra il 1935 e il 1940 è stato uno dei quattro "moschettieri della velocità" insieme con Scherens, Gerardin e Michard (sostituito poi da van Vliet). Eterno incomodo di ogni gara per la sua volata lunga e progressiva, cui però mancava il guizzo finale che era invece dote di Scherens. Vinse due volte il Gran Premio dell'U.V.F.: nel 1935 e nel 1938. Campione del mondo dei dilettanti nel 1932, da professionista non riuscì mai a vincere il titolo : 3° nel '33, 2° nel '34, 2° nel '35, 3° nel '36, 3° nel '37 e 3° nel '38. Infine ai campionati mondiali di Milano del 1939 , fu terzo, anche se il titolo non venne assegnato perché una caduta travolse i due finalisti Scherens e van Vliet e la gara non si poté ripetere per via dello scoppio della guerra; dopo pochi mesi fu fucilato in Germania per contrabbando di valute e preziosi, che pare trafu

Enzo Verzeletti: a Sappada tappai io la bocca a Visentini

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di CHRISTIAN GIORDANO © in esclusiva per RAINBOW SPORTS BOOKS © All'arrivo, quel giorno a Sappada, sotto il palco RAI c'era lui - col giornalista bresciano Angiolino Massolini - a tappar la bocca, letteralmente, al Visenta furioso del «Stasera qualcuno va a casa!». I danni però riuscì solo a limitarli, perché la frittata era già stata fatta. E pure bella bruciacchiata. Classe '60, Enzo Verzeletti non è soltanto un massaggiatore veterano nel ciclismo e nel calcio (al Brescia) ai massimi livelli, è l'incarnazione stessa di una certa brescianità. Aperto, cordiale, simpatico. Ti mette allegria e subito a tuo agio, e ascoltarlo – con quelle cadenza e vocina alla Evaristo Beccalossi, altro bresciano doc ma ben più guascone – è stato un gran bel viaggiare in trent'anni di bici e pallone. Le sue foto-profilo su WhatsApp, i selfie con Balotelli o con Ronaldinho, dicono molto della persona e del professionista. Enzo mi invita a casa sua di primo pomeriggio, il gio