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Visualizzazione dei post da maggio, 2019

Il ritorno del "Colibrì" Chaves e anche oggi attacchiamo domani

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Poco rumor per nulla.  Un po’ era nell’aria, neanche troppo rarefatta ai 1478 metri di San Martino di Castrozza, e infatti la 19esima tappa, 151 km con partenza da Treviso, si è rivelata quel che si temeva. Una frazione di trasferimento come vigilia de “el dia de la verdad”, il giorno della verità, come dicono, in questo Giro102 che parla sempre più spagnolo, la maglia rosa ecuadoriana Richard Carapaz, la maglia bianca colombiana Miguel Ángel López e il vincitore di giornata, un altro colombiano, Esteban Chaves, tornato, tre anni dopo il tappone di Corvara al Giro 2016, il Colibrì dal sorriso che uccide. Andato subito fuori classifica e quindi lasciato libero dai big, Chaves è parso sempre il più brillante dei dodici in fuga. È stato però anche fortunato perché a Vendrame, secondo a dieci secondi, è saltata due volte la catena proprio sul più bello. Dietro, Roglic e gli altri grossi nomi han fatto finta di darsele – soprattutto nel finale –, ma non è su queste sali

È morto Vittorio Zucconi, l'uomo che viveva il giornalismo

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https://www.repubblica.it/esteri/2019/05/26/news/addio_a_vittorio_zucconi_l_uomo_che_viveva_il_giornalismo-227207261/?ref=twhr Si è spento nella sua casa di Washington a 74 anni dopo una lunga malattia. Cronista, scrittore, è stato corrispondente dagli Stati Uniti per "Repubblica" e direttore del sito e di Radio Capital È morto Vittorio Zucconi. Il giornalista, che aveva 74 anni, si è spento nella sua casa di Washington, negli Stati Uniti dove si era trasferito definitivamente, dopo una lunga malattia. Vittorio Zucconi è stato a lungo corrispondente (prima da Mosca, poi dagli Stati Uniti) raccontando il mondo e i grandi eventi per Repubblica. È stato anche direttore del sito di Repubblica e di Radio Capital. Figlio di Guglielmo Zucconi, un altro grande giornalista, era nato a Bastiglia in provincia di Modena il 16 agosto 1944. Scrittore di numerosi saggi, aveva lavorato anche per La Stampa e il Corriere della Sera.  di EZIO MAURO la Repubblica, 26 maggio 20

ITALO ZILIOLI, L’ETERNO PIAZZATO DEL GIRO D’ITALIA

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Zilioli al Giro '69 https://sport660.wordpress.com/2019/05/26/italo-zilioli-leterno-piazzato-del-giro-ditalia/ di NICOLA PUCCI - 26 maggio  Talvolta succede che alcuni corridori, pur dotati di classe certa, tentino in ogni modo di sedurre una corsa, senza poi riuscire mai a conquistarla. Succede, ad esempio, a Italo Zilioli, più volte prossimo a vincere il Giro d’Italia ma infine incapace di cogliere l’ultima Rosa, quella che ne avrebbe celebrato il trionfo. Torinese classe 1941 , Zilioli ha modo di mettersi in luce sin da ragazzo, denunciando doti non comuni che avrebbero dovuto, in prospettiva, innalzarlo al rango di fuoriclasse, come poi invece non avverrà. Già nel 1959, infatti, vince un titolo italiano allievi , confermandosi, per stile e facilità di pedalata, uno dei giovani più promettenti nel panorama ciclistico italiano, tanto che Vincenzo Giacotto, suo mentore, lo fa ben presto debuttare tra i professionisti nelle file della Carpano. Corre l’anno

Dalle mucche di El Carmelo alla maglia rosa, Carapaz eroe dell’Ecuador

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https://www.gazzetta.it/Giroditalia/26-05-2019/giro-d-italia-campesino-carapaz-accudiva-mucche-l-eroe-dell-ecuador-3301943927253.shtml?fbclid=IwAR0wtq28fKxEcgerFbADHUReKZJfvHA7pces6YjroLSDjY9V3_NnJ6nlO6w Famiglia umile, la prima bici senza pneumatici, i tanti soprannomi, l’idolo Pantani, la cura dei bovini di casa: viaggio alle radici della “Locomotora de Carchi” Dal nostro inviato Sebastiano Vernazza Gazzetta dello Sport, 26 maggio 2019 La nuova maglia rosa è un corridore di frontiera, nato e cresciuto in Ecuador, ma sul confine con la Colombia, in una località chiamata El Carmelo , dal nome della parrocchia . Un posto in cui si vive di agricoltura, campi e bestiame. Richard Carapaz ha una storia e un cognome che dovrebbe piacere a Paolo Conte. Sarebbe perfetto per “Bartali”, una delle canzoni ciclistiche dell’autore di Asti: “Zazzarazàz... Carapaz”. E andrebbe bene per “Diavolo Rosso”: “Da questa campagna altri abissi di luci”. Il nuovo padrone del Giro ha alle spalle un

Lago Serrù: Gran Paradiso per Zakarin, inferno in terra per Yates

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Se esiste, dev'essere bello almeno quanto quello in terra: il Gran Paradiso. E lassù dove osano gli stambecchi - il Parco Nazionale ne ospita quasi tremila - il più coraggioso è stato un 29-enne russo del Tatarstan, di credo musulmano che si allena a Cipro. E che se non ci fossero le discese un grande Giro forse l'avrebbe già nel palmarès: Ilnur Zakarin; croce e delizia (per come è messo in bici) dell'ex pro' Dmitri Konyshev, suo diesse e traduttore per italiano e inglese. Scrollatosi di ruota l'ingombrante Mikel Nieve, il capitano del team Katusha è andato a prendersi la sua seconda vittoria al Giro (dopo Imola 2015) e il terzo posto della generale, dove per il secondo giorno in fila comanda lo sloveno Jan Polanc (15-esimo al traguardo, a 4'39") ma ora con 2'25" sul connazionale Primož Roglič, l'ex maglia rosa che negli ultimi due chilometri e mezzo s'è divertito - si fa per dire - a battagliare scatto contro scatto con Vincenz

Benedetti & Polanc a Pinerolo nel mito di Coppi

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Cento anni dalla nascita di Coppi, settanta da quella del suo mito. "L'uomo solo al comando" spiccò il volo da qui, 192 km in soltaria sui 254 della Cuneo-Pinerolo '49: 11'52" su Bartali e 19' su Martini, e rosa strappata a Leoni.  Niente più litania Maddalena-Vars-Izoard-Monginevro e Sestriere, ma "solo" 158 km con però l'inedito Montoso (9 km al 9% di media e 14% di massima) e il Principi d'Acaja, l' Acajamuur , come lo chiamano qui, alla fiamminga, per il pavé e l'asprezza dell'ascesa: 450 metri al 13% e punte del 20%. Questa , di Cuneo-Pinerolo, era tutt'altra cosa, epperò la suggestione rimane. E così, con Coppi, Bitossi '64, Saronni '82 ai nipotini un signor gregario come Cesare Benedetti, trentino Rovereto, 32 anni il 3 agosto e pro' dal 2010, potrà dire non soltanto "io c'ero" ma pure "ho vinto anch'io". Primo successo in carriera (a parte due cronosquad

Londra 1963 - Rocco e i suoi figliocci

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1963, la Coppa arriva in Italia di CHRISTIAN GIORDANO © - Guerin Sportivo n.1 7-13 gennaio 2003 © Rainbow Sports Books Per la prima vittoria italiana bisogna aspettare il 1963 quando è il Milan, guidato da Rocco e Viani, ad iscrivere il suo nome nell’albo d’oro. I rossoneri eliminano l’US Luxembourg (8-0/6-0), l’Ipswich Town (3-0/1-2), il Galatasaray (3-1/5-0) e il Dundee (5-1/0-1). Alla finale di Wembley, in programma il 22 maggio 1963, i rossoneri affrontano il Benfica campione in carica. Il primo tempo è di marca portoghese. Il Benfica, grazie alle trame tessute da fini palleggiatori come Santana e Coluña (sul quale si immola in marcatura Pivatelli), mantiene il controllo del centrocampo e il Milan gira a vuoto. E al 18’ va sotto. Torres intercetta il pallone e lancia sulla destra Eusébio che nello scatto si «mangia» David e Trapattoni, accorso in raddoppio, e conclude in gol. Nel secondo tempo, la maggior determinazione del Milan prevale sulla maestria tecnica deg

MEDALS OF 2ND EUROPEAN GAMES PRESENTED IN MIR

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https://minsk2019.by/en/news/1184 MAY 21 2019 The prize and commemorative medals of the 2nd European Games were presented in Mir Castle exactly a month before the start of the multi-sport event. The location of the medal presentation was not chosen by chance. The presentation is taking place on the same day as the torch relay for the “Flame of Peace” has reached Mir. The relay symbolises the core principles of the Olympic movement: understanding, friendship, an atmosphere of solidarity and global unity, as well as the harmonious development of the human body and soul. The main symbol of the Games - the magical flower “Paparats Kvetka” - was incorporated into the medal design, which was conceived by Brama Branding company. Medal legend The shape of the medal is a classical circle in the middle of which there appear to be sunbeams with fuzzy outlines. This is exactly how the sun looks on a bright summer day - a nod to the season when the 2nd European Games wil

MINSK IS READY FOR 2ND EUROPEAN GAMES, SAYS SPYROS CAPRALOS

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https://minsk2019.by/en/news/1186 MAY 21 2019 Minsk is ready to host the 2nd European Games, according to Spyros Capralos, Chairman of the Coordination Commission of the European Olympic Committees (EOC). Speaking at the EOC seminar in Vienna, Spyros Capralos stressed that he is sure that the Games in Minsk will be a huge success. “There has been a lot of work done in Minsk so that we reach the second edition of the European Games, and I would like to congratulate the entire team and I am sure that the Games will be a big success,” Capralos said. “All venues are ready and operational and are waiting for athletes.” The EOC representative also noted that non-European countries have shown an interest in the European Games. “Some 43 European countries have bought the right to broadcast the sports event. Another seven will show daily highlights of the Games," he said. "The event will also be broadcast in 83 more countries around the world. The European

Bayern settebellissimo, finalmente a casa

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Lo spettacolo si ripete uguale a stesso da sette anni. Ma nelle 29 repliche, 28 da quando esiste la ribalta Bundesliga, dal 2000 in poi è sempre stato itinerante. Quest'anno, forse il più sofferto nell'èra della "Robbéry", e complice un Borussia Dortmund in cartellone fino alla fine, il Bayern per alzare il sipario sul Meisterschale ha dovuto "scegliere" il teatro di casa, e una volta tanto all'ultima data libera.  E forse non è un caso, perché il 5-1 sull'Eintracht Francoforte dell'ex Niko Kovač - semifinalista-rivelazione dell'Europa League come ben sanno Lazio e Inter - è stata sì l'ultima partita in maglia bavarese alla Allianz Arena per Franck Ribéry e Arjen Robben (entrambi fatalmente in gol), ma anche per Rafinha. Con la chance di aggiungerne un ultimo, la Coppa di Germania, sabato 25 contro il Lipsia allì'Olympiastadion di Berlino:  22 trofei in 12 stagioni per lo Scarface  marsigliese, con 9 Bundes recordman

1987, Part Nine: We’ll always have Paris

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http://www.cyclismas.com/biscuits/1987-part-nine-well-always-have-paris/ By fmk · On July 13, 2012 The 1987 Tour enters it’s final weekend. The Tour Féminin likewise draws to a close. Twenty-five years on, how should 1987 be remembered today? The 1987 Tour de France’s final transition stage saw the peloton tackling the 225 kilometres from St Julien en Genevois to Dijon. The riders took things easy until an eight man break got away thirty-some kilometres out from home, containing Panasonic’s Henk Lubberding (architect of the attack) and his team-mate Eric van Lanker along with Jean Claude Leclercq (Toshiba), Frédéric Brun (Z), Régis Clère (Teka), Alfred Achermann (Kas), Rudy Patry (Roland) and Gerrie Knetemann (PDM). In the final kilo Clère, ever the escape artist, managed to break free of his brothers in arms and held on by three seconds to take the stage. For Teka it was back-to-back stage and for Clère it was a second stage victory, following Millau. Superconfex’s J

The Tour’s Wicked Step-Mother? (Part 3 in a series)

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http://www.cyclismas.com/biscuits/marie-odile-amaury/ (Part 3 in a series) By fmk · On September 30, 2011 In the third part of our ongoing series addressing some of the key issues in the revenue sharing debate we bring the story of the Amaury family up to the current era and consider the Amaury Empire’s matriarach, Marie-Odile Amaury, and the role she played in bringing an end to the ProTour Wars. For the French media, the seventy-year-old Marie-Odile Amaury is an enigma. Despite her role at the helm of one of France’s wealthiest family businesses Amaury considers herself a private individual, not a public figure. She’s rarely photographed. Maybe it’s the lack of photographic evidence that causes so many commentators to note her blonde hair, blue eyes and freckled face. She is often presented in the French media as being somewhat reclusive or portrayed as an unlikely millionaire. Heavens to Betsy, commentators love to note she drives a Peugeot 308! She her