Bayern settebellissimo, finalmente a casa
Lo spettacolo si ripete uguale a stesso da sette anni. Ma nelle 29 repliche, 28 da quando esiste la ribalta Bundesliga, dal 2000 in poi è sempre stato itinerante.
Quest'anno, forse il più sofferto nell'èra della "Robbéry", e complice un Borussia Dortmund in cartellone fino alla fine, il Bayern per alzare il sipario sul Meisterschale ha dovuto "scegliere" il teatro di casa, e una volta tanto all'ultima data libera.
E forse non è un caso, perché il 5-1 sull'Eintracht Francoforte dell'ex Niko Kovač - semifinalista-rivelazione dell'Europa League come ben sanno Lazio e Inter - è stata sì l'ultima partita in maglia bavarese alla Allianz Arena per Franck Ribéry e Arjen Robben (entrambi fatalmente in gol), ma anche per Rafinha.
Con la chance di aggiungerne un ultimo, la Coppa di Germania, sabato 25 contro il Lipsia allì'Olympiastadion di Berlino:
22 trofei in 12 stagioni per lo Scarface marsigliese, con 9 Bundes recordman assoluto davanti agli 8 di Scholl, Kahn, Schweinsteiger e Lahm; 19 in dieci per l'olandese di cristallo;
17 in otto (anche se da caratterista) per l'Espresso di Londrina, anche qui, non per caso, come il suo Paraná il più tedesco dei brasiliani. Ma pur sempre brasiliano quanto l'idolo, in Baviera, Giovane Élber.
Nella più classica iconografia di quei colori, sono state le leggende in passerella a fare da corteo ai nuovi campioni. Una cerimonia che per otto di loro (Alaba, Boateng, Javi Martínez, Müller , Neuer, Rafinha, Rib & Rob) da sette anni ripete se stessa. E capace almeno per un momento di seppellire persino i più radicati dissapori. Finché ci sarà io Matthaus al Bayern non tornerà neppure come giardiniere, disse un giorno l'iracondo Hoeness. Eppure è lì, ad applaudire Lothar che consegna ai successori il Meisterschale. Anche per questo vincono quasi sempre loro.
Mia san Mia: noi siamo noi.
PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO
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