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FONDRIEST: "COSI' HO TROVATO LA STRADA DI MOSER"

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di MARIO FOSSATI la Repubblica, 30 agosto 1988 IL VENTITREENNE Maurizio Fondriest, da Cles (Trento) ha vinto, domenica, a Renaix, il campionato del mondo di ciclismo su strada. Al secondo anno di carriera ha conquistato la maglia iridata. L'estremo finale di corsa è stato drammatico. Tre in testa, con quel rettilineo lungo, in ascesa, che sfocia nel traguardo. Sono: Fondriest; Bauer, canadese; Criquielion, belga. Bauer ha agganciato Fondriest e Criquielion, che, bene staccati in avanti, temporeggiano in vista dell'ultimo scatto. Fondriest fa bene, da volpe: passa dalla ruota di Criquielion al cerchio di Bauer: quindi, si sfila nella scia, ad una lunghezza dai due. Settantacinque metri al traguardo: Bauer è al limite di rottura. La sua bicicletta ondeggia, flotta. Per contenere l'attacco in verità vigoroso di Criquielion, il canadese devia alla sua destra. Lo sgomita. E Criquielion cade. Bauer sterza sulla sinistra, invade l'ideale corsia, la direttrice di marcia

NEL GIRO DELLE GRANDI CADUTE SARONNI E' SUBITO STACCATO

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https://www.youtube.com/watch?v=n8RrKggYhQc di MARIO FOSSATI la Repubblica, 29 maggio 1988 CAMPITELLO MATESE - Lo sciopero di noi giornalisti ha riportato il ciclismo all'indietro; lo ha circondato di vasti silenzi. Quando ieri l'altro pure la Tv ha spento le luci, nel cielo del 71esimo Giro è sembrato galleggiare l'antico dispaccio telegrafico, che (narrano gli annali) "l'organizzazione affiggeva in esclusiva dietro le vetrine della Lancia-Lyon Peugeot, in piazza Castello, a Milano". Era l'anno 1909 e i pochi privilegiati che disponevano di un telefono potevano conoscere a domicilio (chiamando il N. 33-38) il contenuto dei gialli telegrammi.  Probabilmente per quanto riguarda la segnalazione del percorso, la sala-stampa, il colossale ritardo di stesura di ordini d'arrivo e classifiche Vincenzo Torriani ha inteso rifarsi alla corsa del primissimo Novecento.  Il Giro d'Italia, consegnata la maglia rosa, il 23 maggio, al vincitore de

Con Roche nel giorno della resa

Diario di viaggio di Tony Lo Schiavo, Ilario Biondi, Henri Besson Bicisport, n. 5 maggio 1988 15 aprile – E se il campione del mondo salta anche il Tour?  BAVIKHOVE – Stephen Roche è seduto sul paraurti posteriore della sua ammiraglia. Sta ultimando i preparativi per l’ennesima corsa che lui già sa di non poter concludere. Il suo volto, sempre tanto espressivo, tradisce la tensione. Intorno a lui c’è Pierre Bazzo, nuovo direttore sportivo, i suoi compagni di squadra, il massaggiatore che cerca di restituire a quelle gambe la fiducia che va piano piano smarrendosi. Il piccolo clan è fuori dal centro abitato.  La corsa di Bavikhove ha una lunga tradizione in Belgio e vede al via tutte le grandi star del ciclismo internazionale, da Kelly a Vanderaerden, da Criquielion a Fignon, da van der Poel a Mottet. LA circostanza vuole anche che sia il paese natale dell’ultimo vincitore della Parigi-Roubaix: Demol.  Stephen ci vede, ci saluta. Gli chiediamo come va, lui spiega cose

Boifava: "Valcke non cambia mai"

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da Bicisport, n. 5 - maggio 1988 Non si è meravigliato più di tanto Davide Boifava nel leggere sulle pagine dell' Équipe la notizia del licenziamento di Patrick Valcke dalla Fagor ufficialmente per gli scarsi risultati ottenuti, in realtà per la continua ricerca di un altro sponsor che l'ex meccanico della Carrera conduceva insieme al socio di sempre, Crepel. «La notizia si commenta da sola - ha detto Boifava - quando era con noi, Valcke non si accontentava di fare il meccanico, voleva di più . Così si è costruito su misura il ruolo “uomo di Roche” e, sfruttando i successi dell’irlandese, è arrivato a fare il direttore sportivo della squadra che ha il campione del mondo. Poi il vento è cambiato, sono cominciati i problemi e in queste situazioni la furbizia non paga più. Adesso per Valcke sarà difficile trovare un posto anche come meccanico, ma del resto l’ha voluto lui». Certo se Valcke avesse approfittato della sua permanenza alla Carrera per "rubare" un po

Al Giro sputerò il rospo di Sappada

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Si torna a respirare aria di maglia rosa e salta subito fuori il nome di Visentini, uno dei più seri candidati italiani alla vittoria. Non ha ancora digerito del tutto il rovescio che Roche gli ha imposto e prepara la rivincita. Ha studiato anche il percorso dei mondiali e fa un pensierino alla maglia iridata  di Ermanno Mioli  Bicisport n. 4, aprile 1988  PALERMO – Roberto Visentini ha dimenticato quel pasticciaccio brutto di Sappada? Oppure il dirompente effetto della bomba Roche potrà rovinargli anche questa stagione? Recenti dichiarazioni ufficiali hanno mostrato un Visentini rilassato, mite, propenso se non al perdono, all’indifferenza. «Roche? Non è più un problema, lo ignorerò» aveva detto al Circolo della Stampa di Milano durante la presentazione della squadra. «Correrò per vincere io, non per far perdere lui» . Ma il ritorno all’attività agonistica ha già arruffato la criniera del leone. La conversazione, avuta in un intervallo delle corse del sud con un Visentini

Se Kelly riemerge c’è Roche che va giù

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La Parigi-Nizza segnala il curioso destino dei due irlandesi. Due anni fa era fermo Roche e l’altro andava come il vento. L’anno scorso in grande difficoltà Kelly e incredibilmente forte Stephen. E quest’anno? La corsa a tappe francese ha scandito una nuova realtà…  di René Martin  BS n. 4, aprile 1988  Roche cercava disperatamente di convincere i suoi interlocutori che la sua fuga dall’albergo della sua squadra verso casa non nascondeva nulla di drammatico. Non si capiva se era più preoccupato di sminuire l’entità del fatto dinanzi agli occhi dei giornalisti o a se stesso.  Il campione del mondo ha trascorso un brutto inverno ed alla ripresa dell’attività si è fatto cogliere impreparato. In troppe polemiche si è trovato coinvolto. La sua immagine ne ha certamente risentito e lui ne è consapevole. Quei suoi occhi azzurri, quel suo saper parlare trova ora spettatori meno ingenui, anche se il suo modo di interpretare il mestiere in molte occasioni è stato sublime.  Ave