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Visualizzazione dei post da dicembre, 2020

Buon compleanno al Re, Lebron James

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https://www.facebook.com/LaGiornataTipo/photos/a.142465759213328/3345741478885724/?type=3 dai 3 agli 11 anni è stato senza fissa dimora, girovagando tra parenti, amici e dormitori, solo con la giovanissima madre. il padre biologico Anthony McClelland, non lo ha riconosciuto, scappando quando la madre 16 enne era incinta. a 9 anni Frank Walker Sr., l'allenatore di football della scuola, lo "adotta", dandogli disciplina e facendogli condurre una vita normale. Di lì a poco lo indirizzerà verso il basket. a 10 anni il suo canestro era una tanica del latte tagliata che aveva inchiodato al palo del telefono pubblico vicino casa. "Alle elementari era un disastro, un anno ho perso 100 giorni di scuola su 160 per seguire mia madre. Poi, finalmente, dopo 5 anni passati tra dormitori e divani di gente sconosciuta, ci siamo stabiliti ad Hickory Street. La casa cadeva a pezzi, ma almeno avevamo finito di girovagare". a 14 anni veniva bullizzato dai coetanei che gli chiedevan

Scusate il riTourdo

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De Wolf, Delgado, Roche: i grandi ritardatari alla Grande Boucle di CHRISTIAN GIORDANO © IN ESCLUSIVA per © Panache magazine Nell’èra moderna il primo gran ritardatario fu il Fonzie belga, al secolo Alfons (Fons) De Wolf, uno forse troppo bello per essere, oltre che puntuale, pure un vincente. Almeno nel senso più Cannibale del termine. Dal Tour 1985 fu buttato fuori per essersi presentato con cinque minuti di ritardo al via del prologo di Plumelec, e nonostante la prestazione che lo aveva portato a concludere i 6,8 km a “soli” due minuti dal vincitore (di giornata e poi finale) Bernard Hinault. Ma nella specialità del far tardi il più grande di tutti è stato lo spagnolo Perico “Pedro” Delgado. Il campione uscente del Tour ’88 che, nonostante la positività al Probenecid, poté tenersi il titolo grazie a un non trascurabile cavillo legale: la sostanza, un diuretico capace di nascondere l’assunzione di steroidi anabolizzanti, era nella lista vietata dal CIO ma non in quella dell’UCI. L’a

Schalke 04, la missione di Christian Gross

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https://bundesitalia.com/2020/12/27/christian-gross-nuovo-allenatore-schalke/ di ROBERTO BRAMBILLA Bundesiltalia.com, 27 dicembre 2020 Natale di cambiamenti in casa Schalke 04: Christian Gross, 66-enne tecnico svizzero è il nuovo allenatore dei Knappen. È il quarto manager della stagione del club di Gelsenkirchen dopo David Wagner, il fallimento Manuel Baum e il brevissimo “interregno” di Huub Stevens . Ecco chi è Gross, il cui contratto scade nel giugno 2021, e che cosa dovrà affrontare. Uomo d’esperienza Classe 1954 Gross, dopo aver avuto una buona carriera come centrocampista in Svizzera, con una breve stagione, la 1980-1981, in Bundesliga al Bochum, ha iniziato ad allenare nel 1988 . Ha guidato lo Zurigo e il Grasshoppers , con cui ha vinto due campionati elvetici, prima di aprire a partire dal 1999 un ciclo decennale con il Basilea, condotta a quattro titoli nazionali e altrettante Coppe di Svizzera .  In mezzo due esperienze all’estero con il Tottenham, tra il 1997 e il 1998 e l

K.C. Jones, l’anti-maestro

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https://www.amazon.it/bostoniani-Celtics-Greatest-Hoops-Memories-ebook/dp/B01C9ALGT2 Perfetto esemplare del primo principio di Bill Fitch, coach del titolo bostoniano ’81: l’allenatore che si batte per i propri giocatori rafforza la propria reputazione anziché viceversa.  Nei suoi cinque anni sulla panchina dei Celtics, Jones aveva in quintetto sera dopo sera Bird, Parish e McHale nel frontcourt e Dennis Johnson nel backcourt.  Come primo risultato arrivò la più implacabile striscia di vittorie nella storia della franchigia. Poi – come Fitch – anche Jones ci avrebbe messo del suo, anche se quei suoi modi taciturni avrebbero fatto sì che gran parte del suo impatto sui giocatori e sulle prestazioni della squadra finisse per essere – anche qui come per Fitch – ampiamente sottovalutato.  Jones, ex guardia hall-of-famer, potrà anche aver sempre vissuto all’ombra di Bill Russell, sia al college sia nei professionisti. E pure da allenatore forse non riuscì mai ad affrancarsi dall’avvolgente l

Fabio Bordonali, l'Antipatico - Sotto il segno del salmone

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di CHRISTIAN GIORDANO © in esclusiva per RAINBOW SPORTS BOOKS © Fabio Bordonali o incontro a casa sua, subito dopo pranzo. Affabile, di straordinaria cordialità, si vede che ha voglia di parlare di ciclismo. Meglio: di un certo tipo di ciclismo, che da anni non è più il suo. O meglio ancora: del ciclismo che lui vorrebbe si reinventasse, magari per rientrarci. Alla sua maniera. Controcorrente.  Brescia, lunedì 12 febbraio 2018 - Per chi non t’ha visto correre, Fabio Bordonali, che corridore sei stato? «Un corridore che, purtroppo, si arrangiava un po’ dappertutto, si difendeva in salita, sapeva tirar le volate, si difendeva nelle cronometro a squadre. Dico “purtroppo” perché, per diventare qualcuno, bisognerebbe emergere in una specialità, essere un velocista, un gran scalatore, un grande cronoman. Io mi difendevo un po’ dappertutto perciò andavo bene per tutte le stagioni. Ero un “quattro stagioni”, [ride]. Andavo bene con Guido [Bontempi] e anche coi capitan

LARRY LEGEND (E DAVID SKYWALKER)

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https://www.sport-e-cultura.com/2020/12/24/larry-legend-e-david-skywalker/?fbclid=IwAR1GCdRa0SALqXw6NoBU8Sj9M-0tCmnXQu-3mwVfHY7dFENrr8pe2OGgT0s di SIMONE BASSO Sport e cultura, giovedì 24 dicembre 2020 LARRY BIRD In ogni discussione, divertente quanto inutile, sul GOAT, che è come il Mostro di Loch Ness (non esiste!), Larry Joe Bird dovrebbe essere sempre incluso. Apice assoluto, tecnico e agonistico, della palla con estro di uno Stato – l’Indiana – che vive per la pallacanestro. Da French Lick sino all’Hall of Fame, giocando con la passione degli ultimi, dei poveri, e il genio degli eletti: vedendolo, con la 33 verde addosso, si intuiva tutto. Le migliaia di ore spese sul campetto, il babbo alcolista (e suicida), la fuga dal campus di Indiana, l’impiego come spazzino e la cavalcata con Indiana State nel Torneo NCAA 1979. Epitome evolutiva dell’ala piccola, col corpo di un’ala forte e il raggio di tiro di una guardia. Al di là dello stereotipo – sul bianco che non salta – mani fortissi

Del Bosque: Miguel son mi

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https://www.amazon.it/Maestri-calcio-grandi-allenatori-stranieri-ebook/dp/B01ARVU5JC di CHRISTIAN GIORDANO © Rainbow Sports Books, © Guerin Sportivo Il primo fu José Villalonga, l’allenatore del Real Madrid che si aggiudicò le prime due edizioni della Coppa dei Campioni, nel 1955-56 e nel 1956-57. Ufficiale della Guardia Civile, Villalonga era soprattutto un eccellente preparatore atletico che seppe fare il passo indietro necessario per lasciare le luci della ribalta a giocatori che si chiamavano Muñoz in difesa e Di Stéfano, Rial e Gento là davanti; e nell’anno del secondo alloro europeo, in quella fantastica prima linea entra un certo Kopa. Al Real Madrid la figura dell’allenatore-ombra, o comunque del tecnico “meno stella” fra le stelle, si rinnova con l’argentino Luis “Yiyo” Carniglia, anche lui bravo a raccogliere altre due Coppe dei Campioni lasciando i riflettori a Santamaría, l’erede di Muñoz come centromediano, e all’attacco delle meraviglie Kopa, Joseito (rilevato da Mateos n

HOOPS MEMORIES - La prima volta dei missionari

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https://www.amazon.it/Hoops-Memories-Momenti-basket-americano-ebook/dp/B01JAC2GTQ di CHRISTIAN GIORDANO © © Rainbow Sports Books Quando, nel lontano dicembre 1891, James Naismith inventò un nuovo gioco che chiamò pallacanestro, nella sua classe di ginnastica alla International YMCA Training School di Springfield, nel Massachusetts, aveva diciotto studenti.  Ecco perché la prima partita di basket ebbe nove giocatori per squadra. Ma dato che il gioco era stato inventato come stratagemma per cancellare la noia degli esercizi e per supplire all’impossibilità di allenarsi all’aperto nei lunghi mesi invernali, l’ideale era che vi fossero coinvolte quante più persone possibili. Nelle intenzioni di Naismith, classi più numerose avrebbero potuto comporre squadre con più giocatori, addirittura fino a quaranta (!) per formazione.  La prima partita di basket venne giocata il 21 dicembre 1891 in una piccola palestra della School for Christian Workers (l'attuale Springfield C

SEVENTIES - Beattie Generation

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https://indiscreto2000.wordpress.com/2010/02/07/fuga-dalla-vittoria/ He was my hero and my inspiration. You try to model yourself on him but it was impossible  – he was the complete footballer. - Terry Butcher  Il decennio di Kevin Beattie, uno dei più forti difensori della storia del calcio inglese, poco presente in nazionale ma mito nell’Ipswich Town del suo grande estimatore Bobby Robson. Nella storia anche del cinema, come controfigura di Michael Caine… di Christian Giordano © - Indiscreto.it © Rainbow Sports Books © «L’inglese più forte che ho visto giocare».  Parola di Bobby Robson, il primo a intravedere un potenziale campione in quel ragazzino con due occhi grandi così. Arrivato in treno da Carlisle con in tasca sei pence, e sottobraccio le scarpe da calcio avvolte in carta marrone.  A 15 anni, lo voleva il Liverpool di Bill Shankly. Ma il ragazzino, sceso senza soldi alla Lime Street Station, scappò a casa. «Uno che non ha il cervello di t

FOOTBALL PORTRAITS - Addio "Le Boss" Houllier, rivoluzionario senza ghigliottina

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di CHRISTIAN GIORDANO © in esclusiva per Rainbow Sports Books © "Quando sono venuto qui mi hanno descritto come un rivoluzionario con la ghigliottina. Io preferisco convincere che comandare. Ma se a convincere non riesco, allora devo comandare". Non che all'Anfield, la democrazia - da Bill Shankly in poi - abbia mai avuto cittadinanza. Ma l'arrivo di Gérard Houllier al Liverpool ha segnato - inevitabilmente - un prima e un dopo. Ai reds, e nell'intero football UK. La firma dell'ex Ct francese, due anni dopo quella del connazionale Arsene Wenger all'Arsenal, sgretolava un altro bastione di tradizione. Ma nel 1998 le troppe macerie di due trofei in otto anni e la peggior partenza in campionato in tre decenni non lasciavano al board che una scelta radicale.  L'uomo che della Kop s'era innamorato alla prima visita, da giovane insegnante di Arras nel 1969: 10-0 al Dundalk. Ferrea disciplina, impeccabile condizione fisica, feroce voglia di vincere: i pre