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Visualizzazione dei post da 2008

FOOTBALL PORTRAITS - Sinisa Mihajlović - Quel bambino che portava il pallone dove covava la guerra (2008)

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https://www.amazon.it/Football-Portraits-Ritratti-calcio-Agbonlahor-ebook/dp/B01KI1XRO6 di CHRISTIAN GIORDANO Repubblica — 08 novembre 2008 pagina 10 sezione: BOLOGNA «Da piccolo sfondavo la saracinesca del garage: ogni due mesi mio padre doveva cambiarla». Alla Stella Rossa, per studiarlo si scomoda mezza facoltà di Fisica: «Più che dalla potenza del tiro, i prof erano colpiti dalle traiettorie che imprimevo al pallone. E ancora adesso, la perfezione mi affascina: nel calcio, nella vita, sempre».  Predestinato, Siniša Mihajlović. Il primo pallone è il primo amore, e non si scorda mai. «Era il 1973 – racconta – La mia era una famiglia modesta. Papà lo acquistò a una bancarella da un ambulante polacco. Era giallo, di cuoio, con tutto il necessario per ingrassarlo. Giurai a me stesso di non usarlo mai sull’asfalto, ma solo sull’erba. Alla fine, durò ben quattro anni».  I primi di una favola, se non della carriera, per il futuro Sinistro di Dio, serbo di Vukovar (20-2-19

Chauncey Billups and Etan Thomas discuss their support for Presidential candidate Barack Obama in tomorrow's election

Chauncey Billups wants to vote for change Published: Nov. 03, 2008, 6:20 p.m. By Pardeep Toor Pretty much a nervous wreck, complete with shaky voice and droplets of sweat behind the ears, I slowly approached the Pistons locker room Nov. 1 - not really wanting to go in. I'll admit it - I was terrified. These guys are my heroes and it's not easy talking to heroes (I wouldn't be able to talk to Spiderman either). I walk in and Chauncey Billups is surrounded by cameras and other media members eagerly seeking their formulaic quotes so they could write their inconsequential game recaps that are as dated as John McCain. Standing back, waiting for my turn with Billups, Rodney Stuckey walks out of the shower and I quickly realize that I'm leaning against his chair. I apologize and stand by the wall so he can get dressed. Eventually, the rest of the media makes a collective move to the right, like they're actually one large organism and not individual units of the media mach

FOOTBALL PORTRAITS - Zaki: lo chiamano Bulldozer (2008)

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https://www.amazon.it/Football-Portraits-Ritratti-calcio-Agbonlahor-ebook/dp/B01KI1XRO6 Il 25enne attaccante del Wigan Athletic, in prestito per una stagione dallo Zamalek, ha sopreso tutti. Per lui i paragoni si sprecano. Nulla gli sembra proibito. Neppure il Pallone d’oro africano di CHRISTIAN GIORDANO Guerin Sportivo n. 43, 21-27 ottobre 2008 Alan Shearer e Mark Hughes. Dicono somigli a loro l’egiziano Amr Zaki, bomber-rivelazione del Wigan Athletic. Al primo lo paragona il presidente Dave Whelan, al secondo l’allenatore Steve Bruce, che di Hughes è stato compagno nel Manchester United dal 1988 al 1995.  «Basta guardarlo – spiega il proprietario dei Latics – La corporatura, i movimenti: di Shearer ha tutto. Pure la sfrontatezza, non appena ha palla. Sa sempre dov’è la porta e senza dover alzare la testa, ha un fiuto innato. Punte così hanno l’istinto del gol, e non si insegna: o ce l’hai o non ce l’hai». Otto reti in dieci gare in biancazzurro (di cui due in

Gustavo Giagnoni - Toro puro (2008)

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https://www.amazon.it/Football-Portraits-Ritratti-calcio-Agbonlahor-ebook/dp/B01KI1XRO6 di CHRISTIAN GIORDANO © Guerin Sportivo © n. 35, 26 agosto - 1° settembre 2008 Ulivieri e Mourinho? Dilettanti. Altro che cappotto, fino a maggio Gustavo Giagnoni indossava il colbacco. Con quello, lo issano in trionfo dopo Torino-Roma 2-0, penultima del torneo 1971-72 che portava il Toro a -1 dalla Juventus, Rincorsa vana: alla fine sarà solo terzo.  Interno “alla De Sisti”, gioca da fermo nell’Olbia e per due volte sia nella Reggiana sia nel Mantova, dove vivrà un’annata (1958-59, in C) da 10 gol e poi chiuderà da libero.  Nel 1968, il presidente Giuseppe Nuvolari gli affida il settore giovanile. Cinque anni dopo, fresco di patentino (il corso era biennale) sostituisce in prima squadra l’esonerato Mannocci.  Dal 1971 al 1974 è al Toro, casa sua, anche se da patron Zenesini, cuore bianconero come lui, era andata prima la Juve. Poi: Milan (due stagioni), Bologna, Roma, Pescar

FOOTBALL PORTRAITS - Stephan Lichtsteiner, El Grinta (2008)

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https://www.amazon.it/Football-Portraits-Ritratti-calcio-Agbonlahor-ebook/dp/B01KI1XRO6 Il successore di Behrami non ha classe cristallina, ma vanta testa giusta e ampi margini di miglioramento. Soprattutto da quando ha imparato a controllare l’esuberante carattere  di CHRISTIAN GIORDANO  © Guerin Sportivo  © Nemo propheta in patria. Piace più all’estero che nella sua Svizzera, Stephan Lichtsteiner (nato a Adligenswil il 16 gennaio 1984). «Troppo leggerino» (1,80 x 75 kg), secondo la stampa elvetica, il successore del connazionale Valon Behrami che nella Lazio si giocherà il posto di terzino destro con l’azzurro olimpico Lorenzo De Silvestri. A meno che Delio Rossi non lo schieri esterno alto.  Nazionale A dal 15 novembre 2006 (Svizzera-Brasile 1-2 al Sankt Jakob di Basilea), quando sciorinò personalità debordante affrontando impavido prima Kaká, poi il subentrato Ronaldinho e cazziando lo svagato Johan Djourou, centrale difensivo dell’Arsenal che non azzeccava m

FOOTBALL PORTRAITS - Dušan Basta, cavallone alla Netzer (2008)

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https://www.amazon.it/Football-Portraits-Ritratti-calcio-Agbonlahor-ebook/dp/B01KI1XRO6 di CHRISTIAN GIORDANO © Guerin Sportivo © n. 35, 26 agosto - 1° settembre 2008  Capelli biondi, falcata ampia, lancio preciso, il serbo ricorda l’asso tedesco degli anni Settanta. Ma il ruolo è diverso, esterno anziché regista  La stella che non c’è. Dušan Basta è dell’Udinese (contratto quadriennale), anche se ai media italiani – nelle tabelle del calciomercato agostane – sfuggito. Look, fisicone (1,83 x 73 kg) e falcata alla Gunter Netzer (ma non piedone: 41), questo cavallone biondo è un giocatore vero. Esterno destro d’assalto, copre la corsia e dalla distanza tira sassate micidiali, spesso pescando il sette più lontano. Guardare (YouTube) per credere.  Capitano dell’Under 21 (18 presenze; due Europei disputati; semifinalista a Portogallo 2005, secondo nel 2007 dietro l’Olanda padrona di casa), due caps (e il viaggio senza giocare a Germania 2006) nella selezione A della S

FOOTBALL PORTRAITS - Ibrahimović: il Codice Zlatan (2008)

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https://www.amazon.it/Football-Portraits-Ritratti-calcio-Agbonlahor-ebook/dp/B01KI1XRO6 In Svezia ne chiamano così i nomi tatuati assieme alle date di nascita dei parenti. Un mistero-simbolo del dna che, in campo, nessuno riesce a decifrare. Perché Ibracadabra «crea movimenti che non esistono: improvvisazioni jazz». Suonate per vincere: al Malmö, all’Ajax, alla Juventus e all’Inter, la squadra per la quale – sostiene lui – tifava da ragazzo CHRISTIAN GIORDANO  ©  Guerin Sportivo © n. 32, 5-11 agosto 2008 Nel 1970, nessuno immaginava di prendere le impronte a certi bambini. La guerra nella Jugoslavia allora unita era di là da venire. Eppure, c’era chi aveva il fegato per andarsene. In cerca di un futuro. Migliore, per Sefik, bosniaco musulmano di Bijeljina e Jurka, croata cattolica di Zadar, lo sarebbe stato di default. Il difficile, semmai, era pensare di trovarlo, insieme, a Rosengård (si pronuncia “Rùsengord”), dieci settori costruiti nel decennio prima su 331 etta

FOOTBALL PORTRAITS - L'Inter di Orrico? Una gabbia di matti

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https://www.amazon.it/Football-Portraits-Ritratti-calcio-Agbonlahor-ebook/dp/B01KI1XRO6 lunedì, agosto 04, 2008 Venne, vide, perse. Da signore. All’Inter, Corrado Orrico (Massa, 1940) aprì il post-Trap con dichiarazioni acchiappagonzi («voglio il WM, ma a zona») e chiuse rinunciando alla grana. «Se il problema sono io, me ne vado». Sfiorata la A col miracolo-Lucchese, la risposta a Sacchi, «ma con uno stipendio da operaio specializzato, per sentirmi in sintonia col partito che ho sempre votato», sbarca all’Inter tedesca (i declinanti Matthäus e Brehme, più Klinsmann) e fresca di Coppa Uefa. Non funzionerà. La gabbia fatta costruire ad Appiano imprigionò lui in primis. «L’Inter detentrice eliminata dal Boavista al primo turno? Più facile crolli il Duomo di Milano». Appunto. Salutò all’ultima di andata (1-0 dall’Atalanta), venne Suarez. Inter ottava, niente coppe. I flop dopo il ritorno a Carrara (Avellino, Alessandria e Empoli retrocesse, poi Treviso, Massese e ancora Carrar

Visentini: «Va cambiato tutto»

L’ACCUSA. L’ULTIMO VINCITORE BRESCIANO DEL GIRO, DOPO IL RITIRO, GIÀ QUANDO ERA IN ATTIVITÀ AVEVA DENUNCIATO CERTE PRATICHE ILLECITE  «Ormai il doping è nel bagaglio di troppi atleti Non c’è più voglia di lavorare duramente» I colpevoli certi non dovrebbero correre mai più Bisognerebbe costringerli a zappare la terra  Ai miei tempi si sgobbava anche otto ore al giorno Ora vedo ciclisti allenarsi con il telefonino in mano Bresciaoggi, sabato 2 agosto 2008 Roberto Visentini non sembra sorpreso dall’ultima vicenda di doping nel ciclismo, con la positività all’EPO del dilettante bresciano Giovanni Carini e del professionista Paolo Bossoni . Però, non ci sta. Lui, ultimo bresciano a vincere il Giro d’Italia (1986), campione del mondo juniores a Losanna e tricolore a Montecatini nel 1975 ; campione italiano della cronometro individuale su strada a Santa Maria Codifiume nel 1977, un’altra settantina di vittorie nelle corse di tutte le categorie, ne ha per tutti. «IL

Visentini: "I dopati non dovrebbero più correre"

Brescia Oggi Sabato 2 Agosto 2008 L’ULTIMO VINCITORE BRESCIANO DEL GIRO, DOPO IL RITIRO, GIÀ QUANDO ERA IN ATTIVITÀ AVEVA DENUNCIATO CERTE PRATICHE ILLECITE  Visentini: «Va cambiato tutto»  «Ormai il doping è nel bagaglio di troppi atleti Non c’è più voglia di lavorare duramente» I colpevoli certi non dovrebbero correre mai più. Bisognerebbe costringerli a zappare la terra. Ai miei tempi si sgobbava anche otto ore al giorno. Ora vedo ciclisti allenarsi con il telefonino in mano Roberto Visentini non sembra sorpreso dall’ultima vicenda di doping nel ciclismo, con la positività all’Epo del dilettante bresciano Giovanni Carini e del professionista Paolo Bossoni. Però non ci sta. Lui, ultimo bresciano a vincere il Giro d’Italia (1986), campione del mondo juniores a Losanna e tricolore a Montecatini nel 1975; campione italiano della cronometro individuale su strada a Santa Maria Codifiume nel 1977, un’altra settantina di vittorie nelle corse di tutte le categorie, ne

HOOPS MEMORIES - Big E vs Big Lew: La Partita del secolo

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Christian Giordano  © American SuperBasket n. 3/anno 17 - 3/16 luglio 2008  Se c’è una partita che più di altre ha messo sotto i riflettori il basket di college, ritagliandogli un ruolo da protagonista sulla scena del grande sport USA, quella è lo Showdown in the Astrodome. La resa dei conti fra UCLA e University of Houston disputata il 20 gennaio 1968 nel mastodontico stadio (di football e baseball) all’8400 Kirby Drove di Houston, Texas. Game of the Century, la Partita del secolo, aveva tutto: squadre imbattute, le prime del ranking (con i Bruins davanti ai Cougars), i campioni uscenti contro gli idoli di casa, lo scontro fra gli unanimi All-American, nonché futuri Hall-of-Famers, Lew Alcindor (non ancora Kareem Abdul-Jabbar) e Elvin Hayes. E, soprattutto, lo spettacolo. Un colpo gobbo per la prima gara di regular season NCAA trasmessa nel prime time alla tv nazionale. Non a caso, aprì la via alla moderna copertura televisiva della cosiddetta March Madness, la Follia di marzo c

FOOTBALL PORTRAITS - Theo Walcott, gli occhi della Tigre

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https://www.amazon.it/Football-Portraits-Ritratti-calcio-Agbonlahor-ebook/dp/B01KI1XRO6 di CHRISTIAN GIORDANO © Guerin Sportivo © La sua velocità fa pensare più ad altri accostamenti creativi, ma il principale soprannome che Theo Walcott, nome completo Theodore James, porta con sé è quello di Tiger, Tigre. In realtà, oltre a sfuggire agli avversari, come ha fatto memorabilmente in Champions League nemmeno due mesi fa, deve continuamente rincorrere prima di tutto se stesso, dato che oltremanica ha battuto ogni record di precocità. Due stagioni addietro l’allora Ct dell’Inghilterra, Sven-Göran Eriksson, rischiò di bruciarlo e invece si bruciò (anche) portandolo al mondiale tedesco 17enne e digiuno di nazionale Under 21, prima squadra dell’Arsenal e Premier League. Folgorato dalla classe e dal cambio di passo di quell’aletta (1,76 x 70 kg), letale anche da seconda punta, lo svedese per nulla di ghiaccio lo seguiva sin da quando la Tigre, accalappiata dai Gunners il 20 gennaio 20

HOOPS MEMORIES - Havlicek su Walker, la prima rapina del secolo

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"Greer is putting the ball in play…  He gets it out deep and Havlicek steals it!  Over to Sam Jones.  Havlicek stole the ball!  It’s all over!  It’s all-l-l-l over!  Johnny Havlicek is being mobbed by the fans!  It’s all-l-l-l over! Johnny Havlicek stole the ball!"    - Johnny Most (Greer effettua la rimessa laterale… La lancia lunga, e Havlicek la ruba! La passa a Sam Jones! Havlicek ha rubato palla! È finita! È fi-ni-ta! Johnny Havlicek è sommerso dai tifosi! È fi-ni-ta! Johnny Havlicek ha rubato palla!). di CHRISTIAN GIORDANO © American Superbasket n. 11/anno 17 - 5/18 giugno 2008 Strano destino quello di Johnny Havlicek, leader all-time dei Boston Celtics per punti (26.395) e gare (1270) in 16 anni di leggendaria carriera NBA (anche) da miglior sesto uomo di sempre: viene ricordato soprattutto per il canestro evitato con lo storico intercetto su Hal Greer dei Philadelphia 76ers in gara7 delle Finali della Eastern Conference del 1965. Quello immortalato dalla mi