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Visualizzazione dei post da luglio 15, 2018

Domenico De Lillo

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http://www.nicodelillo.com/chi_sono.html Con la macchina del tempo voliamo fino al 30 agosto 1937 nel quartiere Isola di Milano, dove sono nato. Papà Pasquale era un grande appassionato di ciclismo, un tifoso come tanti che non poté nemmeno pensare di diventare praticante, viste le difficoltà economiche. A quei tempi era un lusso persino possedere una bicicletta... Credo di essere stato il più giovane frequentatore di velodromi del mondo: papà mi ci portava che ero ancora in fasce. Lui oggi, purtroppo, non è qui con me a ricordare tutte le gare viste insieme al Vigorelli, vissuto in ogni angolo sia prima che dopo l’avvento della guerra. Ogni volta che vedevo le gare di mezzofondo mi appoggiavo alla balaustra della curva d’arrivo e iniziavo ad urlare a squarciagola. Quello divenne il mio posto fisso per molto tempo: mia madre Emma rimproverava il povero babbo perché tornavo a casa sempre senza voce, io invece ero talmente eccitato che non sentivo nulla e continuavo a sogna

Domenico De Lillo, il ciclismo fatto persona

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http://www.storiedisport.it/?p=13000 Atleta. Allenatore. Direttore Sportivo. Domenico “Nico” De Lillo, un vincente. Nello sport e nella vita. Dopo tre ore di chiacchierata per farsi raccontare la sua vita sportiva, capisci di aver avuto il privilegio di conoscere una di quelle rare persone a cui s’illuminano gli occhi nel trasmetterti i ricordi di una carriera passata sulla bici e per la bici. Oggi, a 78 anni, Nico ti racconta la sua vita con la stessa passione che lo ha portato a primeggiare in tutte le vesti che lo hanno visto protagonista nel ciclismo su pista e su strada. Quando lo senti raccontare dei suoi risultati, la storia del suo sport, come questo sia cambiato negli anni, quando la sua storia sportiva si fonde nella storia dello sport e del Paese, non smetteresti mai di ascoltarlo. È una di quelle di volte in cui maledici il tempo e gli impegni che incombono perché, come una calamita, t’incolla alla sedia per quanto i suoi aneddoti siano pieni di fascino.

Degenkolb rinasce a Roubaix, Porte e il maledetto 9

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Lacrime e sangue, la Roubaix. Anche nella versione ridotta per la Grande Boucle . Lacrime di gioia per John Degenkolb dato per finito dopo quel maledetto incidente a Calpe, dove nel gennaio 2016 con cinque compagni fu investito in allenamento da un'auto che procedeva contromano.  Degenkolb, che su quelle pietre nel 2015 centrò la doppietta con la Sanremo, ha battuto nella volata a tre la maglia gialla Van Avermaet (primo all'Inferno del nord nel 2017) e il campione nazionale belga Lampaert. All'arrivo è scoppiato a piangere perché lo scorso gennaio - mese in cui Degenkolb ha compito 29 anni - si è portato via l'amico Jörg, per lui "come un fratello". Il sangue è quello delle troppe cadute. La più grave, prima ancora di entrarci sui quei 21,5 km totali di pavé, quella di Richie Porte. Per lui lacrime di dolore, clavicola rotta dopo dieci km, e addio al Tour proprio alla nona tappa come nello spaventoso volo in discesa su Daniel Martin di

Francia-Croazia, 20 anni dopo: tutto un altro mondiale

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Rivincita, vent'anni e un altro mondo dopo. A Saint-Denis nel '98 fu semifinale, al Luzhniki 2018 varrà il titolo. Di quei protagonisti si ritroveranno: Deschamps - allora capitano e oggi Ct dei Bleus ; Šuker, che da centravanti portò in vantaggio la nazionale croata di cui ora è presidente federale; E Boban, suo capitano in campo ieri e alla scrivania oggi come braccio destro del numero uno FIFA Infantino. Difficile quanto inutile paragonare squadre così diverse e così lontane, ma anche in panchina c'è un filo che le lega. E se Deschamps per il suo 433 molto ha mutuato dal suo Ct Jacquet, il filo fra le due Croazia è più caratteriale che tattico: arriva fino a Mandžukić e parte da "Ciro" Blazevic, che lo allenò due stagioni alla Dinamo Zagabria e coniò per lui il soprannome Djilkos , il Killer. "Super Mario" è con Rakitić, Perisić, Subasić e il Ct Dalić uno dei simboli nella squadra in cui brilla, come la Croazia terza all'esordio