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Visualizzazione dei post da settembre 25, 2015

HOOPS MEMORIES - Final Four NCAA 1999: Yes, UConn

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di CHRISTIAN GIORDANO  © -  American Superbasket Duke, sempre Duke, fortissimamente Duke.  I Blue Devils sembravano di una categoria a sé, al via del Torneo NCAA 1999. Non soltanto perché avevano Elton Brand, Giocatore universitario dell’anno e futura prima scelta assoluta al susseguente draft NBA, e tre compagni che lo avrebbero raggiunto nella metà di sinistra del primo giro di lottery, traguardo mai raggiunto da altri atenei; ma soprattutto perché in stagione avevano perso (di due punti, contro Cincinnati) solo la sesta partita, e non si vedeva chi avrebbe potuto negargli il loro terzo titolo NCAA degli anni Novanta e la platonica qualifica di miglior squadra di college del decennio. Nel frattempo Connecticut, l’altra finalista, era considerata dalla maggioranza degli esperti la seconda miglior squadra della nazione, un filo sotto i Blue Devils. La squadra di coach Jim Calhoun, tuttavia, aveva solidi argomenti per smentirli. Intanto il sostegno dell’intero Stato, fondamenta

HOOPS MEMORIES - The Shot, ogni santo giorno

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di CHRISTIAN GIORDANO, American Superbasket The Shot . Non ne potete più dell’etichetta - appiccicata ad almeno tre Tiri del solo Michael Jordan (valsi il titolo NCAA 1982 con North Carolina, il perenne highlight sul povero Craig Ehlo dei Cleveland Cavaliers nel 1988, il sesto e ultimo anello dei Chicago Bulls, a 6.6 dalla fine nel 1998)? Figuratevi Keith Smart, che da vent’anni se la sente nominare ogni santo giorno. The Shot , nell’Indiana, è il suo: il jumper scagliato a 5” dalla fine dai quattro-cinque metri, quasi dalla linea di fondo di sinistra, che valse alla Indiana University la vittoria per 74-73 su Syracuse nella finale nazionale di New Orleans, in Louisiana. Era il 30 marzo 1987.  Smart dice che la gente ancora lo riconosce. Per quel tiro, però, e non perché oggi, nella NBA, è assistente allenatore ai Golden State Warriors dopo esserlo stato dei Cleveland Cavaliers, che il 20 gennaio 2003 lo promossero ad interim head coach (9-31 il bilancio) al posto dell’

HOOPS MEMORIES - La notte di san Lorenzo

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di CHRISTIAN GIORDANO Phi Slama Jama, la confraternita della schiacciata. Mai etichetta fu più azzeccata, per una squadra di basket, e fuorviante. Thomas Bonk dello Houston Post la appiccicò ai Cougars della University of Houston in un articolo del 3 gennaio 1983 dopo averli visti all’opera in un festival del settore: il 112-58 su Pacific. I Cougars avevano appena iniziato una striscia di 26 vittorie, e il nickname attecchì al punto che Akeem (ancora senza h davanti) “The Dream” Olajuwon, Clyde “The Glide” Drexler, Larry “Mr Mean” Micheaux, Michael “Silent Assassin” Young e compagni se lo fecero scrivere sulla giacca della tuta di lì alla fine della stagione. Il soprannome riassumeva le doti atletiche della “Texas’ Tallest Fraternity” e lo stile di gioco predicato da Guy Lewis per la “più alta confraternita” dello Stato: «La squadra che più schiaccia vince». Fondamentale, l’affondata, così adorato dal coach che Houston divenne la prima a tenerne il conto. Il lato B di tanto

HOOPS MEMORIES - La squadra che cambiò il mondo

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https://www.amazon.it/Hoops-Memories-Momenti-basket-americano-ebook/dp/B01JAC2GTQ di CHRISTIAN GIORDANO, American Superbasket Il titolo parrà esagerato, ma l’omonimo dvd (da 54’, del 2005) andava pur venduto. Idem il manifesto originale - acquistato su eBay per 805 dollari e stampato nei patriottici rosso, bianco e blu - che invitava gli appassionati ad andare a vedere “in azione” il leggendario Jesse Owens e “The Wonder Five”. Del resto, se la vittoria di Gino Bartali al Tour de France del 1948 contribuì a scongiurare la guerra civile italiana nel post-attentato a Palmiro Togliatti, perché non credere alla pace mondiale rafforzata dai 75.052 spettatori che il 22 agosto 1951 stiparono (gratis) l’Olympiastadion di Berlino per ammirare gli Harlem Globetrotters? Mai una folla così numerosa si era vista a una partita di basket. Figuriamoci in terra tedesca, nell’immediato secondo dopoguerra e per una squadra di neri appartenente a un ebreo. A rendere l’evento ancora più s

HOOPS MEMORIES - Le rivoluzioni del 56

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di CHRISTIAN GIORDANO, American Superbasket «Se gli avversari non tirano non segnano». S’ispirava a monsieur La Palisse e a Catalano, coach Phil Woolpert, tre anni di dolori alla University of San Francisco prima che coi Dons facesse le rivoluzioni: 56 vittorie consecutive, terza squadra a infilare il back-to-back NCAA (1955, 1956), prima a vincere da imbattuta (29-0) e con in quintetto tre neri. Ai tempi, pure nella “progressista” San Francisco, mica una passeggiata.  Un capolavoro per il mini-ateneo gesuita, 3000 iscritti aggrappati su una collina vicino il Golden Gate Park. Senza palestra. Woolpert mendicava ore libere ai locali boys club (la Page Street Gym), in salette parrocchiali o alla St. Ignatius HS, allenata prima di sedersi, nel ’50, sulla panca di USF. I prodromi dei moti rivoluzionari si celano in una sera d’inizio dicembre ’53, al Kezar Pavilion, impianto “casalingo” alternativo al Cow Palace, dall’altra parte della città: un esile centro di 2.07 debutt