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Visualizzazione dei post da settembre 25, 2015

HOOPS MEMORIES - The Shot, ogni santo giorno

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di CHRISTIAN GIORDANO, American Superbasket The Shot . Non ne potete più dell’etichetta - appiccicata ad almeno tre Tiri del solo Michael Jordan (valsi il titolo NCAA 1982 con North Carolina, il perenne highlight sul povero Craig Ehlo dei Cleveland Cavaliers nel 1988, il sesto e ultimo anello dei Chicago Bulls, a 6.6 dalla fine nel 1998)? Figuratevi Keith Smart, che da vent’anni se la sente nominare ogni santo giorno. The Shot , nell’Indiana, è il suo: il jumper scagliato a 5” dalla fine dai quattro-cinque metri, quasi dalla linea di fondo di sinistra, che valse alla Indiana University la vittoria per 74-73 su Syracuse nella finale nazionale di New Orleans, in Louisiana. Era il 30 marzo 1987.  Smart dice che la gente ancora lo riconosce. Per quel tiro, però, e non perché oggi, nella NBA, è assistente allenatore ai Golden State Warriors dopo esserlo stato dei Cleveland Cavaliers, che il 20 gennaio 2003 lo promossero ad interim head coach (9-31 il bilancio) al posto dell’

HOOPS MEMORIES - La notte di san Lorenzo

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di CHRISTIAN GIORDANO Phi Slama Jama, la confraternita della schiacciata. Mai etichetta fu più azzeccata, per una squadra di basket, e fuorviante. Thomas Bonk dello Houston Post la appiccicò ai Cougars della University of Houston in un articolo del 3 gennaio 1983 dopo averli visti all’opera in un festival del settore: il 112-58 su Pacific. I Cougars avevano appena iniziato una striscia di 26 vittorie, e il nickname attecchì al punto che Akeem (ancora senza h davanti) “The Dream” Olajuwon, Clyde “The Glide” Drexler, Larry “Mr Mean” Micheaux, Michael “Silent Assassin” Young e compagni se lo fecero scrivere sulla giacca della tuta di lì alla fine della stagione. Il soprannome riassumeva le doti atletiche della “Texas’ Tallest Fraternity” e lo stile di gioco predicato da Guy Lewis per la “più alta confraternita” dello Stato: «La squadra che più schiaccia vince». Fondamentale, l’affondata, così adorato dal coach che Houston divenne la prima a tenerne il conto. Il lato B di tanto

HOOPS MEMORIES - Le rivoluzioni del 56

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di CHRISTIAN GIORDANO, American Superbasket «Se gli avversari non tirano non segnano». S’ispirava a monsieur La Palisse e a Catalano, coach Phil Woolpert, tre anni di dolori alla University of San Francisco prima che coi Dons facesse le rivoluzioni: 56 vittorie consecutive, terza squadra a infilare il back-to-back NCAA (1955, 1956), prima a vincere da imbattuta (29-0) e con in quintetto tre neri. Ai tempi, pure nella “progressista” San Francisco, mica una passeggiata.  Un capolavoro per il mini-ateneo gesuita, 3000 iscritti aggrappati su una collina vicino il Golden Gate Park. Senza palestra. Woolpert mendicava ore libere ai locali boys club (la Page Street Gym), in salette parrocchiali o alla St. Ignatius HS, allenata prima di sedersi, nel ’50, sulla panca di USF. I prodromi dei moti rivoluzionari si celano in una sera d’inizio dicembre ’53, al Kezar Pavilion, impianto “casalingo” alternativo al Cow Palace, dall’altra parte della città: un esile centro di 2.07 debutt