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Visualizzazione dei post da maggio, 2018

SALVADOR, IL TESTIMONE DI SAPPADA

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https://www.tuttobiciweb.it/article/2018/05/29/112570/ennio-salvador-il-testimone-di-sappada-tradimento-roche-visentini-carrera-toni-frigo-tuttobiciweb Toni Frigo, La Tribuna di Treviso -  29/05/2018  La tappa di Sappada è passata alla storia per un «tradimento», quello di Stephen Roche ai danni di Roberto Visentini, già vincitore di un Giro e capitano della Carrera guidata da Boifava e Quintarelli. Tutto nacque nella discesa dal Passo Rest, quando Ennio Salvador, che già era in fuga, indispettito da fatto di essere stato raggiunto, si lanciò come una furia dal Gpm, portandosi dietro l’irlandese e Bagot.  «Correvo sulle strade di casa - racconta Salvador, che è di Cordignano e ha un bel negozio di bici a Sacile in cui troneggia la foto di quel giorno - Cercavo la vittoria di tappa. Sì. quello che ha provocato il casino sono stato io. Ma mica sapevo che in Carrera stava per scoppiare la guerra... Provai a vincere quella tappa buttandomi come un pazzo in una discesa da pa

Sergio Neri: «Il ciclismo è diretto da somari»

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di CHRISTIAN GIORDANO © in esclusiva per RAINBOW SPORTS BOOKS © Sergio Neri, riminese classe 1934 ma da mezzo secolo romano d'adozione, è un monumento - ancora attivissimo - del giornalismo italiano.  Come scrisse il suo antico sodale Paolo Facchinetti, «da inviato  fece servizi sugli astronauti, sui primi voli lunari, sulla democrazia dei giovani svedesi, sulle tribù selvagge africane» .  Una vita al Corriere dello Sport-Stadio (di cui fu anche direttore), nel 1976 fondò il mensile Bicisport e la Compagnia Editoriale che da allora lo edita.  Lo incontro, in compagnia del vicedirettore Tony Lo Schiavo,  a giornale appena chiuso e all'indomani del Giro, conclusosi nella capitale tra le polemiche per la pericolosità del percorso cittadino e la neutralizzazione, ottenuta dai corridori dopo tre dei dieci giri previsti: una figuraccia in mondovisione. Mi accoglie con garbo e cortesia, ma anche con un'antica distanza che, dopo l'iniziale fase di studio, il suo

Froomie sull'Olimpo, Roma che peccato

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Bernard Hinault, Eddy Merckx e ora Christopher Froome. Froomie è il settimo di sempre a completare la Tripla Corona e il terzo ad aver vinto in fila Tour, Giro e Vuelta.  E il primo britannico a conquistare la corsa rosa.  La passerella romana - tanto suggestiva quanto pericolosa per buche, strade strette e sampietrini ancor più scivolosi per via dell’asfalto sporco - è stata solo la cornice. Splendida, ma che guasta un po’ la festa di un Giro quasi perfetto: dei 10 giri da 11 km e mezzo fra le Terme di Caracalla e i Fori imperiali, il gruppo ha chiesto, e ottenuto dalla giuria, la neutralizzazione dopo appena tre.  E allora, per la sicurezza dei corridori, si è finto di correre: alla fine volata doveva essere e volata è stata, con Bennett che si è imposto su Viviani e il lussemburghese Drucker; il duello allo sprint l’ha vinto 4 a 3 la maglia ciclamino che, insieme alla maglia rosa Froome è stato uno dei “sindacalisti” più attivi e ascoltati.  Sacrosanta la tute

La parata trionfale del Giro: sprint da grande bellezza

Dieci giri di 11,5 km: passerella finale tra monumenti e scorci famosi nel mondo.  Nel 2009 l’ultima volta col brivido per la caduta di Menchov di CLAUDIO GREGORI, La Gazzetta delo Sport, domenica 27 maggio 2018 Forse stamane Tom Dumoulin si recherà con la fidanzata alla Bocca della Verità, che ha il potere di pronunciare oracoli. Proprio come Gregory Peck e Audrey Hepburn nel film Vacanze Romane. E forse, dopo i brividi, anche loro schiuderanno gridolini di gioia. Il Giro chiude a Roma, il teatro più bello del mondo. Sfiora pietre nobili: Palazzo Venezia e l’Altare della Patria, il Campidoglio e il Circo Massimo, le Terme di Caracalla e il Colosseo, i Fori Imperiali e Trinità dei Monti. Sveglia ricordi che tremano. Le ruote sfiorano l’ombra di vicoli in cui lampeggia il pugnale di Caravaggio. Passano sopra le impronte lasciate dai piedi nudi di Abebe Bikila ai Giochi di Roma. Sono 10 giri di 11,5 chilometri di bellezza mozzafiato. È la parata trionfale di un esercito vittori

Giorgio Martino - Su e giù da un palco

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di CHRISTIAN GIORDANO ©  in esclusiva per RAINBOW SPORTS BOOKS ©  La paciosa semplicità. Deve essere stata quella la sua arma vincente per bucare il video, e arrivare al cuore della gente. Trent'anni di Rai, uno degli ultimi 17 mohicani assunti con il celeberrimo concorso del '68. Ventitré - ventitré! - sport commentati in carriera. Simpatico, di una coinvolgente, forbita, elegante e insieme popolare  romanità , Giorgio Martino - con il sodale Gianfranco De Laurentiis e il loro pionieristico  Eurogol - è stato un «Cristoforo Colombo» alla scoperta del calcio estero in una tv che all'epoca trasmetteva  della Serie A , la domenica  alle 19 e in differita,  mezza partita.  Qui invece ci parla di ciclismo, da coppiano convinto forse la sua vera grande passione.  Su e giù dal palco (parafrasando Ligabue), al traguardo di Sappada '87 c'era lui a raccogliere le prime parole del Visenta furioso: «Stasera qualcuno va a casa». Vado a trovarlo in un afoso pomeri