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Visualizzazione dei post da 1986

Il giallo Carrera-LeMond

BiciSport, n. 12 dicembre 1986 «Sono ponto a trasferirmi alla Carrera oggi stesso. Sapete qual è il mio ingaggio. Fatemi sapere se siete pronti a firmare oggi entro le 18». Con questo ultimatum Geg LeMond i è rivolto ai dirigenti della Carrera, dichiarandosi disponibile ad abbandonare la La Vie Claire di Bernard Tapie. L'americano chiedeva di poter portare con sé due corridori. L'operazione era allettante per i dirgenti della Carrera, eletta dalla stampa internazionale squadra dell'anno e pemiata nella serata conclusiva della Sei giorni di Parigi, ma il tempo per poter decidere una spesa di qualche miliardo era poco. «Come negare che il corridore ci poteva interessare molto - ha poi spiegato Gianfranco Belleri - ma in una società come la nostra certi investimenti si possono fare solo dopo attente valutazioni. Se avessimo avuto a disposizione un po' di tempo, LeMond sarebbe certamente con noi». Il discorso però potrebbe tornare d'attualità in un futu

Conconi a un passo da Saronni

BiciSport, n. 10 - ottobre 1986 Carletto Chiappano, ds di Saronni morto in un incdente d'auto, aveva avvicinato il professor Conconi in Colorado alla viglia dei mndiali su strada. «Dissi di sì - ha raccontato - sarebbe stato il mio approccio con il ciclismo, mi interessava questo mondo. Combinammo per un successivo incontro, eravamo ai pimi di luglio del 1982. Poi, una settimana dopo, ricevetti la notizia della sua tragica morte. Più nssuno mi cercò e io finii al fianc di Moser».

Solo Bearzot può succedere a Bearzot

di Gianni Brera,  la Repubblica, 3 luglio 1986 INTROVABILE per tutti, Enzo Bearzot ha confidato a un amico di aspettarsi come altre volte di venir crocefisso, però di non voler resuscitare più. Nell'ammissione era consapevole amarezza e, come sempre, notevole serietà.  Bearzot ha in mano un contratto che lo lega alla Federcalcio - e viceversa - fino al 1990, cioè ai prossimi campionati mondiali. Questo contratto non sarebbe stato stilato secondo le norme prescritte.  Io stesso ho sentito un paio di azzeccagarbugli che ne prospettavano la denuncia. E mi sono augurato in cuor mio che una nefandezza del genere non venisse aggiunta alle molte già perpetrate nella pedata italica.  Bearzot ha lavorato benissimo, con molta onestà: non va ricambiato con porcherie: se vuol andarsene (e io tuttora ne dubito), lo faccia almeno con il conforto di non avere sprecato né tempo né denaro: anche lui tiene famiglia.  Pedatori senza genio percepiscono somme da capogiro; è giust

Visentini sei tutti noi

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di Tony Lo Schiavo Bicisport, speciale Fotoromanzo '86 - Il Giro d'Italia di Roberto Piove. L'albergo è presidiato da una piccola folla. Dentro, Roberto Visentini è appena rientrato da un leggero allenamento, tanto per non affrontare impreparato l'ultima tappa del suo vittorioso (ma lui ancora non vuole dirlo) Giro d'Italia. L'aria che si respira è frizzante. La gioia, la contentezza è palpabile. Ragazzi e ragazze si infilano da tutte le parti e non è facile il compito di chi deve impedire che ciò accada. Una ragazzina bionda sbuca addirittura dalla cucina. "Roberto - urla implorante - un autografo!". Visentini sorride. Alle 11 si siede a tavola. Tutta la squadra gli è vicino e a capotavola c'è il padre, Tito. Un po' imbarazzato, silenzioso, ma tanto contento. Su un tavolo vicino fa bella mostra di sé una torta enorme. Ma non è stata portata per festeggiare il Giro d'Italia: sono tutti troppo scaramantici per commettere un si

Roberto Visentini - La Sfinge

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Bicisport - Speciale Guida al Giro 1986 Supplemento al n. 5 - maggio 1986 1 - Più utili le crono delle salite 2 - So che qualcuno non crede più in me 3 - Lascio il Tour per vincere il Giro 4 - Volpi, il giovane più interessante Ogni anno ci ritroviamo a parlare del Giro d'Italia: è più duro, più difficile, ci sono più montagne, finalmente ci sarà più selezione. Poi invece finisce il Giro e siamo tutti quanti a chiederci dove erano le montagne di cui si ea parlato prima, perché non c'è stata la selezione che si aspettava e così via. D'altra parte Torriani pensa ai suoi interessi e fa i fatti suoi senza dare troppa importanza alle richieste che gli vengono dagli addetti ai lavori. Per quanto mi riguarda mi sembra che vada un po' mglio degli altri anni, ma dico questo con la speranza che le cartine che ci hanno dato siano giuste. Perché se poi inseriscono le gallerie è inutile che ci dicono l'altitudine dei passi e disegnano sull cartine dei gran

Stephen Roche - Il Paggio

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Bicisport - Speciale Guida al Giro 1986 Supplemento al n. 5 - maggio 1986 1 - Non era così che volevo presentarmi 2 - L'ultima settimna sarà decisiva 3 - LeMond è proprio un brutto cliente 4 - Con Visentini mi troverò molto bene Non erano queste le condizioni nelle quali speravo di debuttare al Giro d'Italia. Ho avuto un inverno molto sofferto e tribolato che mi ha impedito di svolgere un regolare e tranquillo programma di preparazione. Ho anche iniziato a correre molto tardi rispetto alle mie abitudini e questo non so quanto potrà influire sulla mia condizione. E' vero che dovendo correre poi il Tour de France potrei godere in luglio di qualche vantaggio, ma essendo il mio primo anno in una squadra italiana ci tenevo a farmi conoscere in Italia. Mi hanno detto che questo Giro d'Italia è un po' più duro delle ultime edizioni, ma non sono certo le difficoltà a preoccuparmi visto che ormai il Tour de France mi ha abituato a cose tremende.

KELLY SIGNORE DELLA SANREMO

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Mario Fossati la Repubblica, 16 marzo 1986 SANREMO - Sean Kelly, campione autentico, ha stabilito per l' Irlanda un primato: ha vinto la 77a Sanremo. Un irlandese, dunque nel libro d'oro. Ha battuto l'americano LeMond di pura potenza: e il nostro bravo e irascibile Beccia, che agita la lingua come una spada, di quanto ha voluto.  Il quarto classificato è Saronni, che ha dominato la volata del gruppo, a 23' da Kelly. Il finale, ha detto Saronni, non gli è stato facile. (La caduta di un corridore dell'Atala ha spezzato il plotone nella discesa della Cipressa: Saronni è stato costretto ad avanzare dalla seconda frazione alla prima. E non è che lo sforzo gli abbia giovato).  Schietto, alla maniera di sempre, Moser non ha cercato scusanti di sorta. La squadra, Baronchelli in testa, lo aveva accompagnato in posizione strategica pressoché al culmine del Poggio, da dove ci si paracaduta su Sanremo. LeMond, Beccia e Kelly hanno spiccato il volo: Moser, no.

PAOLETTI MIGLIORA IL RECORD DELL' ORA DEI DILETTANTI

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/02/04/paoletti-migliora-il-record-dell-ora-dei.html la Repubblica, martedì 4 febbraio 1986    SANTIAGO DEL CILE - Roberto Paoletti ha stabilito il primato dell'ora dilettanti di ciclismo su pista, coprendo la distanza di 46,751 chilometri. Il precedente limite, inferiore di 357 metri, apparteneva ad Ercole Baldini, che lo aveva realizzato nel 1953 a Milano.  Paoletti ha stabilito, di passaggio, anche i primati italiani sulla distanza dei quattro, cinque e dieci chilometri, rispettivamente in 4'45"185, 5'59"625 e 12'17"750.  Paoletti fa parte dell’équipe di Gregor Braun. Il tedesco occidentale finora ha tentato invano di battere il record dell'ora dei professionisti, che appartiene a Francesco Moser; sabato notte ha fallito l'ennesimo assalto, ritirandosi verso il ventesimo chilometro per la rottura del sellino.