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Visualizzazione dei post da luglio 16, 2015

Bottecchia e i forzati della strada

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di Simone Basso - Indiscreto, 14 luglio 2015    Ci si immerge nelle riprese cinematografiche del Tour, in attesa delle montagne, e se ne esce stravolti. Gli elicotteri (“Apocalypse Now” o giù di lì) che volano sui panorami mozzafiato della Normandia, una corsa mai banale, al pari delle notizie che si accavallano, nel bene e nel male (vero Gervasoni?). In Italia, costretti dalle circostanze (e dalla mancanza di cultura sportiva), la nibalite è il virus imperante dei (nostri?) telecronisti. Che, dopo ore di chiacchere, infilano perle: su Eurosport siamo riusciti a far passare Cyrille Guimard come diesse de La Vie Claire di Tapie. Il mondo alla rovescia: Pat Riley che allenava i Celtics, gli Agnelli proprietari del Toro (anche se ci sarebbe la storiella della Torino Fiat…). Curioso che ci si dimentichi delle basi. Lo Squalo vorrebbe fare il bis consecutivo e l’unico italiano che abbia mai realizzato l’impresa, un anno dietro l’altro, non si chiamava Coppi o Bartali. L...

Piove, Purito primo

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Pioveva sul bagnato in questo suo sfortunatissimo Tour, penalizzato da cadute, la cronosquadre e il caso Paolini; e alleviato solo da quel gran numero alla terza tappa sul Muro di Hur. Un'impresa "alla Rodriguez" nonostante una condizione che non voleva saperne di arrivare. Ma quando piove, e magari grandina - come in quel memorabile 29 settembre 2012, il primo dei suoi due Lombardia consecutivi - Purito non delude. Mai.   Ormai fuori classifica, lo spagnolo che vive ad Andorra - a cinquanta km dal traguardo di Plateau de Beille - ha goduto di una giornata di libertà dai big, che nella salita finale - a turno - almeno ci hanno provato ad attaccare l'inattaccabile Froome: prima Contador, poi Nibali subito ripreso da Valverde; e due volte Quintana, pronatmente rintuzzato dalla maglia gialla.   Là davanti, ai -7,7 km, Purito invece riacciuffava il campione del mondo Kiawtowski e, sulle strade di casa, nel ventennale della tragedia Casartelli, si regalava la sua te...

The Hawk e il Rucker: MVP

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di CHRISTIAN GIORDANO Di aneddoti riguardanti le gesta di Hawk al playground, e in particolare al Rucker, ce ne sono a iosa. Ne raccontiamo due, non prima di aver rilevato una “omissione poetica” nel film biografico dedicato a Earl Manigault, Rebound . Hawkins, interpretato nella pellicola da Joe Smith (oggi ai Bucks), giocò una volta contro The Goat. E lo batté.  Il primo, ora. In squadra con Jackie Jackson – 1,95 capace di schiacciare in testa ai 2,14 del grande Chamberlain – Hawkins affronta la squadra di Wilt, Cal Ramsey (Knicks) e Tom Sanders (Celtics). La gara è tirata e Chamberlain sciorina il consueto fadeaway jump shot. Ad un certo punto, gli avversari decidono di farlo tirare e di stopparlo dal lato debole con Jackson. Boato. Wilt non la prende bene. La squadra dei tre pro chiama timeout e Chamberlain non toglie mai lo sguardo da Hawkins. «Al rientro in campo – sorride Connie –, Wilt fa 12 schiacciate in fila, e intendo schiacciate incredibili». Il secondo ...

The Game

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Gara5 delle Finali ’76 è stata “La Partita” nella storia della NBA. Al Garden, i favoriti Celtics battono i carneadi Suns dopo tre  incredibili  supplementari e, sullo slancio, due giorni dopo, conquistano il secondo anello in tre anni https://www.youtube.com/watch?v=n3WMg_5SESo di Christian Giordano Più che una partita, un film: magari Tutto in una notte di John Landis o La storia infinita di Wolfgang Petersen, perché di tutto e di più è stata Gara5 delle Finali NBA 1976. Per molti, quel Boston-Phoenix 128-126 è La Partita nella storia della Lega; e stando agli almanacchi, la prima di una serie per il titolo a protrarsi per tre supplementari. Ma non è solo per l’eccezionale durata, 3 ore e 8 minuti, che The Game  è entrata nella leggenda, oltreché nel ricordo, indelebile, dei 15.320 privilegiati presenti quel 4 giugno, un venerdì sera, al Boston Garden. Ci è riuscita, piuttosto, per l’incredibile susseguirsi di eventi e circostanze che l’hanno caratter...