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Visualizzazione dei post da maggio 23, 2017

Nibali per Michele: è già leggenda

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Vincenzo Nibali davanti a Mikel Landa, nel giorno di Michele Scarponi, nella tappa regina. È arrivata, e non poteva essere più bella, più importante, più sentita la prima vittoria italiana al Giro del Centenario. È arrivata al sedicesimo tentativo, nella Rovetta-Bormio di 222 km: il tappone del Mortirolo, quest'anno "Salita Scarponi", dove ha scollinato per primo Luis León Sánchez, compagno di Michele all'Astana, davanti alla maglia azzurra Omar Fraile; e con la doppia scalata dello Stelvio, con i suoi 2758 metri la Cima Coppi di questa edizione, dove è sempre transitato per primo Mikel Landa Meana, altro ex compagno di Michele all'Astana. Come Nibali, che per l'ennesima volta in carriera ha ribaltato anche questo Giro come solo lui sa fare. In discesa, con classe e con stile, senza approfittare dell'attacco gastrointestinale di Tom Dumoulin, costretto a fermarsi tra le due ascese dello Stelvio, ma aspettato dai big con fair play come aveva fatto

GIRO 1987 - SARONNI E' GIA' IN RITARDO

di MARIO FOSSATI la Repubblica, 23 maggio 1987 SANREMO - Erik Breukink, al termine della prima giornata di corsa, capeggia la classifica generale del 70esimo Giro. Premuto da Roche a 14", Piasecki a 21", Visentini a mezzo minuto scarso, Rominger e Anderson 30".  Quarantatré chilometri, con la trovata di qualche artificio - un prologo, una tappa breve, una cronodiscesa che, media alla mano, non si è rivelata vertiginosa (46,526 km/h) - hanno aperto la grande corsa, vogliamo dire il Giro.  La cronodiscesa era attesa. La classifica di tappa, della particolare cronometro, reca il nome di Stephen Roche, che è un atleta sodo, dalle mie parti direbbero stagno. La sua vittoria nella seconda semitappa, suggerisce un giudizio paradossale: la cronodiscesa (8 chilometri, di cui 3 soli di autentica affondata, con lieve pendenza in abbrivo e falsopiano finale) è risultata per certi aspetti una dolce cronoscalata.  Ne parlavo con Gino Bartali, l'altra sera. Ginett

Visentini: «Questo ciclismo è rimasto senza eroi»

Il re del Giro ' 86 «I corridori di oggi non conquistano la gente. Io vado in bici da solo» DAL NOSTRO INVIATO, CLAUDIO GHISALBERTI  Pubblicato nell'edizione del 22 maggio 2012 SALÒ' (Brescia) - «La tappa di Sappada mi ha lasciato un segno indelebile. Con il ciclismo è come se avessi smesso quel giorno». Roberto Visentini ci accoglie nella sua splendida casa sopra Salò. In un giorno di pioggia, i colori del lago di Garda dietro alla vetrata del salone sono di una bellezza struggente. Visentini, che il 2 giugno compirà 55 anni, ha smesso nel '91 dopo 13 anni da pro' e per il suo palmarès, oggi, verrebbe considerato un fuoriclasse: iridato junior nel '75, tricolore dell'inseguimento, la Tirreno e il Trentino; la maglia bianca al Giro '78 da neopro', il 2° posto nell'83 e la vittoria nell'86. Ottimo cronoman, forte in salita, conquistò anche 5 vittorie di tappa e 27 maglie rosa.  - Visentini, lei veniva descritto come un corridore

Visentini su Gazzoli: «Gli auguro di superarmi ma deve pedalare tanto»

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http://www.bresciaoggi.it/home/sport/ciclismo/gli-auguro-di-superarmi-ma-deve-pedalare-tanto-1.3950967 Il tempo passa, i corridori iniziano e concludono l'attività, ma il primato di vittorie nelle categorie giovanili nel Bresciano e forse anche in Italia è sempre suo: Roberto Visentini vincitore del Giro d'Italia il 2 giugno 1986 il giorno in cui festeggiò il 29° compleanno nel 1973 centrò 22 vittorie al secondo anno nella categoria allievi.  Dopo aver iniziato l'attività con la Polisportiva Padenghe insieme con l'amico Duilio Negri , passò poi alla Mariani & Calì dove vinse tutto: titolo italiano e mondiale compresi nel 1975 tra gli juniores a Montecatini Terme e Losanna . Nonostante una lunga e importante carriera, la maglia rosa del 1986 una volta sceso di bicicletta ci è risalito poco e raramente lo si vede ad assistere a qualche gara. «Erano troppe le cose che non mi andavano bene - dice sorridente e sereno come quando salì sul gradino più alto

I tradimenti in rosa - Quando Roche nell'87...

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http://www.gazzetta.it/Ciclismo/10-10-2009/i-tradimenti-rosa--501568536615.shtml di CLAUDIO GREGORI, Gazzetta dello Sport MILANO, 10 ottobre 2009 - Il Giro è come la vita. C’è la trama, l’eroismo, la sorpresa, il tradimento. Nella sua storia ci sono state spesso baruffe di squadra. Basti ricordare Defilippis-Balmamion, De Muynck-De Vlaeminck, Cunego-Simoni . Ma il tradimento più grande fu compiuto il 6 giugno 1987 dall’irlandese Stephen Roche ai danni di Roberto Visentini, suo capitano alla Carrera, maglia rosa e vincitore del Giro l'anno prima .  PROCESSO A ROCHE — Roche aveva portato la maglia rosa per dieci giorni, ma il 4 giugno nella cronometro di San Marino, 46 km, Visentini aveva travolto tutti, battendo gli specialisti - 1’11" a Rominger, 1’20" a Piasecki, 1’32" a Bernard - e infliggendo a Roche 2’47" di distacco. In classifica diventò il nuovo leader con 2’42" sul compagno. Due giorni dopo, nella Lido di Jesolo-Sappada, di 224 km ,