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Gigi Riva, un sogno e un alfabeto

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https://www.doppiozero.com/gigi-riva-un-sogno-e-un-alfabeto?fbclid=IwAR3Aa2GgOOdgwI5DXO1NP55BP7c7xU_uhW_jCfyh_MczTEqDn4FAoxavpxM Gino Cervi 24 Gennaio 2024 A ciascuno il suo. Vale anche per i sogni. Per non dire delle interpretazioni. Il mio, ricorrente da quando ero bambino, è quello di essere Gigi Riva. Sogno di aver fatto gol e di correre sotto la curva del vecchio Amsicora. Ho indosso la maglia bianca, quella con il colletto rossoblù chiuso dai laccetti. I tifosi sono folli di felicità. Io alzo i pugni al cielo. Un gesto di esultanza antico, elementare, uno di quei gesti che non hai bisogno di pensare e di provare prima. Davanti a me il muro della curva, serrato come le pietre di un nuraghe. Per loro io sono l’eroe, un eroe bello come Aiace. E allora tendo il braccio sinistro in avanti, come se impugnassi un arco immaginario. Il mio sguardo fiero si specchia in migliaia di sguardi altrettanto fieri. Fieri di loro e fieri di me. La mia maglia ha il numero 11: sembra anche quello un

Se un uomo è un’Isola

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OLYCOM / CESARE GALIMBERTI GIGI RIVA © RIPRODUZIONE RISERVATA "Mi chiamavano Rombo di tuono" - di Gigi Garanzini, editore Rizzoli La Stampa - Nazionale “A Cagliari sbarcai con l’idea fissa di chiedere scusa a tutti e di tornarmene a casa il prima possibile. Ero un ragazzino il classico sbarbato: forse anche per questo percepii un senso di protezione che cominciò a farmi cambiare idea Avrei scoperto poi q Ma quell’immagine dell’eroe, che dovrebbe morire nel fior degli anni per lasciare un ricordo imperituro, nei momenti difficili ogni tanto mi è tornata Mezzo secolo dopo quello scudetto del Cagliari e i 35 gol in azzurro, tutti continuano a chiamarmi familiarmente Giggirriva e a volermi bene Vado per gli ottanta. Mi viene in mente sempre più spesso, a tradimento, e continua a sembrarmi inverosimile. Ma come? Ci sono arrivato ieri qui a Cagliari, con mia sorella Fausta ad accompagnarmi, a farmi da madre, da tutor, a me che non ero mai uscito dalla provincia di Varese, altro che

Un Rombo nel cielo

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Nessuno ha mai segnato quanto lui con la maglia azzurra nonostante due gravi infortuni. Quello scudetto indimenticabile a Cagliari GIGI GARANZINI Martedì 23 gennaio 2024 - La Stampa - Nazionale Avrebbe fatto una gran fatica anche il sommo Brera in un momento come questo. A maggior ragione perché amava Giggirriva più di ogni calciatore, o prestipedatore, della storia. Figurarsi un pensionato della penna cui era toccato l’onore, il grande onore, un paio di anni fa di prestare a Gigi la penna affinché si decidesse, una volta per tutte, a raccontare in prima persona la storia della sua vita. E che storia. «Vado per gli ottanta»: così l’aveva incominciata. Con un mezzo ghigno scaramantico: ma chi andava a pensare ci fosse anche del profetico, visto che gli ottanta sarebbero arrivati soltanto il 7 novembre prossimo venturo. Fosse stato per Brera, d’altra parte, la leggenda si sarebbe chiusa molto ma molto prima. Perché i veri, grandi eroi, secondo il maestro, meriterebbero di morire giovani

Gigi Riva, un sogno e un alfabeto

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di Gino Cervi - 24 gennaio 2024 A ciascuno il suo. Vale anche per i sogni. Per non dire delle interpretazioni. Il mio, ricorrente da quando ero bambino, è quello di essere Gigi Riva. Sogno di aver fatto gol e di correre sotto la curva del vecchio Amsicora. Ho indosso la maglia bianca, quella con il colletto rossoblù chiuso dai laccetti. I tifosi sono folli di felicità. Io alzo i pugni al cielo. Un gesto di esultanza antico, elementare, uno di quei gesti che non hai bisogno di pensare e di provare prima. Davanti a me il muro della curva, serrato come le pietre di un nuraghe. Per loro io sono l’eroe, un eroe bello come Aiace. E allora tendo il braccio sinistro in avanti, come se impugnassi un arco immaginario. Il mio sguardo fiero si specchia in migliaia di sguardi altrettanto fieri. Fieri di loro e fieri di me. La mia maglia ha il numero 11: sembra anche quello un segno ancestrale, un graffito sul bianco delle spalle. Lassù in alto, dove termina la curva-nuraghe, vedo cinque tifosi appo

Gigi Riva - di Lamberto Artioli

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"Brebbia, 16 giugno 1960. Anche quest'anno ha riscosso un grandissimo successo l'edizione del torneo a sette disputato presso il campo sportivo dell'oratorio. Meritatamente ha vinto la squadra del Leggiuno sulla Gaviratese per 8 a 4. Tutti da elogiare i giovani vincitori. Un plauso particolare al piccolo Riva autore di ben quattro reti e sicura promessa del calcio italiano".  Questa notizia, pubblicata dalla Cronaca Prealpina di Varese, porta la firma di Enzo Zuin. Fu lui, quando Riva aveva appena 15 anni, a scoprire quel giocatore che Gianni Brera molti anni dopo avrebbe soprannominato "Rombo di tuono". "Non tocca la palla da latino," scrive lo stesso Gianni Brera, "non ha neppure il destro come dovrebbe avere un giocatore della sua fama, però la sua classe ha pochissimi eguali al mondo. La sua struttura morfologica è del grande atleta nordico: spalle ampie, fianchi sottili, gambe leggermente ipertrofiche, non abnormi. Il suo scatto è co