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Visualizzazione dei post da gennaio, 2014

Moser, un film sul record dell'ora - Il nostro ricordo sull'impresa

A 30 anni da un primato che ha fatto storia, parla Francesco: "Attorno a me c'era molto scettiscismo. L'autoemotrasfusione? Non l'ho fatta" di Marco Pastonesi, La Gazzetta dello Sport 23 GENNAIO 2014 - MILANO Francesco Moser è nel suo maso sopra Trento, fra vigneti e meleti, a sistemare la strada, a forza di braccia. Attende ospiti, sabato, per festeggiare la sua ora. Un'ora che dura da trent'anni.  Moser, quando nasce quell'ora?  "È l'idea fissa di Paolo Sorbini, il fondatore dell'Enervit, che coltiva l'amore per la sfida. Il record dell'ora per me, gli sembra come gli Ottomila per Reinhold Messner. Nell'estate 1983 combiniamo un incontro a casa mia con quelli della Gis, la mia squadra, e quelli dell'Equipe Enervit, la mia nuova altra squadra".  Pronti, via?  "No. Pronti, vediamo. In settembre un test sulla pista di Ferrara, all'aperto e in cemento, poi su quella di Fo

FOOTBALL PORTRAITS - Berardi, è nata una stellina

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https://www.amazon.it/Football-Portraits-Ritratti-calcio-Agbonlahor-ebook/dp/B01KI1XRO6 Segnatevelo: 19 anni, 5 mesi e 9 giorni. Il poker più giovane nella storia della Serie A. Quella di Domenico Berardi è una di quelle storie, ancora tutta da scrivere, che ti scaldano il cuore. Persino nel nebbione gelido di Reggio Emilia. In un Sassuolo-Milan infinito, una sera di gennaio, è nata una stella. Doveva essere la serata del gran debutto di Keisuke Honda, che però è rimasto al palo. E' stata la (speriamo prima) partita della vita di un predestinato. La Juventus lo ha pagato 9 milioni e lo ha lasciato, in comproprietà, al Sassuolo per questa stagione. L'anno scorso giocava largo a destra nel tridente-promozione con Pavoletti centravanti e Troianiello a sinistra. Ma è come tutto è cominciato, la storia che ti scalda il cuore. Originario di Bocchigliero, paesino dell'entroterra della Sila, è nato il primo agosto '94 a Cariati Marina, provincia di Cosenza. P

FOOTBALL PORTRAITS - Berardi, è nata una stella (2014)

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https://www.amazon.it/Football-Portraits-Ritratti-calcio-Agbonlahor-ebook/dp/B01KI1XRO6 di CHRISTIAN GIORDANO © Rainbow Sports Books © Domenica, 12 gennaio 2014. Segnatevelo: 19 anni, 5 mesi e 9 giorni. Il poker più giovane nella storia della Serie A. Quella di Domenico Berardi è una di quelle storie, ancora tutta da scrivere, che ti scaldano il cuore. Persino nel nebbione gelido di Reggio Emilia. In un Sassuolo-Milan infinito, una sera di gennaio, è nata una stella. Doveva essere la serata del gran debutto di Keisuke Honda, che però è rimasto al palo. E' stata la (speriamo prima) partita della vita di un predestinato. La Juventus lo ha pagato 9 milioni e lo ha lasciato, in comproprietà, al Sassuolo per questa stagione. L'anno scorso giocava largo a destra nel tridente-promozione con Pavoletti centravanti e Troianiello a sinistra. Ma è come tutto è cominciato, la storia che ti scalda il cuore. Originario di Bocchigliero, paesino dell'entroterra della Sila,

FOOTBALL PORTRAITS - Paredes, el nuevo Román (2014)

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A 19 anni lo chiamano “el Mago”. Ma è da quando arrivò al Boca Juniors, a otto, che era già per tutti è «el nuevo Román». Juan Román Riquelme. Leandro Daniel Paredes sognava di giocare in Primera e magari, un giorno, accanto al suo idolo. In fondo, era già capitato allo zio Luis, compagno de “el Mudo” nelle giovanili dell’Argentinos Juniors.  Leandro invece ha cominciato a tre anni ne La Justina, squadretta di quartiere di San Justo, dove è nato il 29 giugno del 1994. Quando con la famiglia si è trasferito a Mataderos, è passato al Brisas del Sur («El club que más quiero»), dove lo ha formato “El Tano” Nania. L'Italia, evidentemente, ce l'aveva nel destino.  La squadretta arrivò in finale al Parque, lì c’era Ramón Maddoni che gli offre una chance al Boca. Quattro anni dopo vince in Spagna un torneo di calcio a sette per ragazzini di undici e dodici anni e contro gente che farà strada: Bojan Krkic, Sergio Canales e Rodney Sneijder, il fratellino di Wesley.  Da

Perché Merckx

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di  Christian Giordano Che cosa si può scrivere, ancora, su Eddy Merckx? E soprattutto, perché?  Si può scrivere, o perlomeno provare a farlo, per spiegare che cosa è stato, Eddy Merckx. E perché.  Per provare a spiegarlo, con gli occhi e con gli strumenti di oggi, a chi magari ne ha solo sentito parlare, ne ha visto qualche filmato, e magari ne ha letto qualcosa ma solo sul web. No, amici: il web non basta. Perché Eddy Merckx è stato più che il Cannibale del ciclismo moderno.  È stato il Michael Jordan e il Wilt Chamberlain della pedivella, il Pelé della strada: il ciclista più forte e il più vincente, il più completo. Non solo della sua epoca, di sempre. Giù di sella, non è stato mai un Muhammad Ali, un Maradona, un Jackie Robinson. Non poteva, e forse nemmeno lo voleva.  Ha smesso presto, alla Platini, quando sentì di non aver più niente dentro. Sull'impossibile paragone fra campionissimi di epoche diverse, Bruno Raschi se la cavava così: «Merckx il