FOOTBALL PORTRAITS - Paredes, el nuevo Román (2014)
A 19 anni lo chiamano “el Mago”. Ma è da quando arrivò al Boca Juniors, a otto, che era già per tutti è «el nuevo Román». Juan Román Riquelme. Leandro Daniel Paredes sognava di giocare in Primera e magari, un giorno, accanto al suo idolo. In fondo, era già capitato allo zio Luis, compagno de “el Mudo” nelle giovanili dell’Argentinos Juniors.
Leandro invece ha cominciato a tre anni ne La Justina, squadretta di quartiere di San Justo, dove è nato il 29 giugno del 1994. Quando con la famiglia si è trasferito a Mataderos, è passato al Brisas del Sur («El club que más quiero»), dove lo ha formato “El Tano” Nania. L'Italia, evidentemente, ce l'aveva nel destino.
La squadretta arrivò in finale al Parque, lì c’era Ramón Maddoni che gli offre una chance al Boca. Quattro anni dopo vince in Spagna un torneo di calcio a sette per ragazzini di undici e dodici anni e contro gente che farà strada: Bojan Krkic, Sergio Canales e Rodney Sneijder, il fratellino di Wesley.
Da volante basso alla Verratti a enganche (trequartista) completo, capace di segnare su punizione alla Pirlo o da fuori, come Totti a San Siro all’Inter. In Primera, al Boca, lo ha promosso sedicenne Claudio “Bichi” Borghi ma a patto che finisse le superiori, altrimenti niente contratto.
Ironia della sorte, il 6 novembre 2010 Riquelme tornava in campo dopo un lungo infortunio. E Paredes debuttava subentrando a Lucas Viatri, a sette dalla fine e sotto 2-0 contro l'Argentinos Juniors allenato da Pedro Troglio, ex centrocampista visto da noi con Verona, Lazio e Ascoli. Poi, con le riserve, sempre contro l’Argentinos, frattura del secondo metatarso del piede destro.
Julio César Falcioni prima e Carlos Bianchi poi gli hanno dato fiducia. Per l’ex Ct dell’Argentina Under 20, Marcelo Trobbiani, è ancora «lagunero e irregural», incompleto e discontinuo. Ora sta a lui diventare «el nuevo Román».
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