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Alessandro Paganessi, il campione che non era

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di CHRISTIAN GIORDANO © IN ESCLUSIVA per Rainbow Sports Books © Fino Del Monte (Bergamo), giovedì 15 marzo 2018 - Alessandro Paganessi, per chi non ti ha visto correre: che corridore sei stato? «Mah, come corridore ero abbastanza… Più in salita, così. Mi mancava un po’ lo spunto veloce, capito? E magari ho perso tante corse, arrivavo in due e facevo secondo in tre. Come al campionato italiano, lì a Camaiore [nel 1983, nda], che ha vinto Argentin, secondo Battaglin, terzo [io]… Siamo arrivati in tre. Il mio difetto era sempre aspettare a partire, capito? Però arrivavi a duecento metri, quello che parte magari diventa poi difficile da superare, aspetti, aspetti e…». - Però uno che vince il Val d’Aosta, fa secondo al Giro Baby... Come sei arrivato al professionismo, con l’etichetta di…? «Bene, di una buona speranza. Perché uno che vince quelle gare lì... Ripeto: a cronometro non andavo male, in salita non andavo male. L’unico spunto che mancava un po’ era la velocità, le volate, così, per