Il canto triste dell'ultimo EuRonaldo
"Triste, solitario y quarto de final", parafrasando l'argentino Osvaldo Soriano. O meglio ancora "El monarca del tiempo" l'avrebbe tratteggiato il gran madrileno e madrilista Javier Marías, che tanto lo avrà tifato ai tempi del Real. Anche per l'ultimo highlander CR7, a meno di ripensamenti mondiali nel '26 (a 41 anni), è però arrivato il momento di abdicare. Stavolta senza lacrime slovene (o da al-Nassr) ma non per questo senza inverno nel cuore. È forse un altro, l'ennesimo segno del destino che il suo probabile addio alla nazionale sia arrivato da quei maledetti o benedetti undici metri che qualcuno, persino il suo pupillo Leao che mai gli sarà erede, si ostina a definire "lotteria" dei rigori. Come nei matrimoni, specie se lunghi 212 presenze (e 130 gol) in 21 anni di nazionale, nella buona e nella cattiva sorte anche la processione dal dischetto ne ha segnato la inarrivabile carriera. Nei club come nella Selecção. Da Mosca 2008, l