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Visualizzazione dei post da agosto 15, 2017

Johnny “Red” Kerr, la grande freddura

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di CHRISTIAN GIORDANO In America li chiamano one-liners , barzellettieri. E nella categoria, Johnny Graham “Red” Kerr, forse il più citabile fra giocatori ed ex NBA, è stato uno degli interpreti più continui e convincenti. Ritenerlo però soltanto un comedian  mancato sarebbe fare un torto alla sua carriera di iron man . Per oltre undici stagioni non saltò neanche una gara: 844 consecutive, seconda striscia di sempre (ma allora un record), e avrebbe potuto essere più lunga se Paul Seymour,  il 4 novembre 1965, non l'avesse interrotta preferendogli, nel frontcourt dei Baltimore Bullets, Jim Barnes e Bob Ferry nella sconfitta di 11 contro i Boston Celtics. L'esclusione aveva sorpreso e deluso la squadra, ma coach Seymour si era poi difeso adducendo la presunta distorsione a una caviglia di Kerr, che invece l'ha sempre negata. A precisa domanda su che cosa lo avesse motivato negli undici anni senza saltare una partita, Johnny rispose à la Kerr: «Temevo che mia mog

HOOPS MEMORIES - Il segreto di SuperMikan

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https://www.amazon.it/Hoops-Memories-Momenti-basket-americano-ebook/dp/B01JAC2GTQ di CHRISTIAN GIORDANO © Rainbow Sports Books © Nato a Joliet, Illinois, nel 1924, George Mikan crebbe in una famiglia del vecchio mondo con le radici in Jugoslavia. I suoi genitori insistevano molto sull’importanza di una solida istruzione, e il giovane George prese otto anni di lezioni di piano a scuola. Alla fine, ricevette un diploma in pianoforte dal conservatorio, e la sua esperienza alla tastiera si rivelò altrettanto incommensurabile per George anche sul parquet. Per via delle sue dita sviluppò tali forza e destrezza, che sapeva controllare la palla sulle dita molto più facilmente della maggior parte degli altri giocatori. Sebbene fosse già 1.92 all’età di tredici anni, Mikan non giocò molto a basket alla high school. Dovette abbandonare una squadra di high school quando non lo lasciarono giocare con gli occhiali. Soffrì anche di una gamba fratturata che lo mise fuori squadra per un l

HOOPS PORTRAITS - Ray Felix, il gattone senza qualità

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di CHRISTIAN GIORDANO C’è stato un altro lungo col 19, ai New York Knicks, prima dell'unico, e solo, capitano Willis Reed. Nonostante la statura ufficiale di "soli" 210 cm, Ray Felix era visto come uno dei primi settepiedi della NBA. E in quanto tale, ha avuto in sorte il destino comune a tutti i freak (scherzi della natura) dell'epoca. I tifosi avversari, vedendoselo passare davanti con quella corsa fisiologicamente scoordinata, gli urlavano di tutto. «Mostro!», «Sce-mo, sce-mo», gli epiteti meno inurbani e più riportabili. Scherni in buona parte ancor più alimentati dalla sua goffa andatura. Quando rientrava in difesa, di lui si scorgevano più che altro le braccia che mulinavano nell'aria. Era sgraziato, di tanto in tanto inciampava e spesso finiva lungo disteso. In campo le cose non erano facili per lui. Fuori, persona sempre gentile e di spiccata sensibilità, sapeva farsi voler bene da tutti. Alla Metropolitan high school di Harlem, doveva gioc