HOOPS PORTRAITS - Ray Felix, il gattone senza qualità


di CHRISTIAN GIORDANO

C’è stato un altro lungo col 19, ai New York Knicks, prima dell'unico, e solo, capitano Willis Reed. Nonostante la statura ufficiale di "soli" 210 cm, Ray Felix era visto come uno dei primi settepiedi della NBA. E in quanto tale, ha avuto in sorte il destino comune a tutti i freak (scherzi della natura) dell'epoca.

I tifosi avversari, vedendoselo passare davanti con quella corsa fisiologicamente scoordinata, gli urlavano di tutto. «Mostro!», «Sce-mo, sce-mo», gli epiteti meno inurbani e più riportabili. Scherni in buona parte ancor più alimentati dalla sua goffa andatura. Quando rientrava in difesa, di lui si scorgevano più che altro le braccia che mulinavano nell'aria. Era sgraziato, di tanto in tanto inciampava e spesso finiva lungo disteso.

In campo le cose non erano facili per lui. Fuori, persona sempre gentile e di spiccata sensibilità, sapeva farsi voler bene da tutti. Alla Metropolitan high school di Harlem, doveva giocare con scarpe di due numeri più piccole (13 anziché 15) perché della sua misura, ai tempi, non se ne trovavano. Cercato da dozzine di college, compresa la UCLA di Jackie Robinson, Felix per rimanere a New York scelse la Long Island University.

Della portata dell'errore commesso cominciò a rendersene conto quando LIU fu coinvolta nello scandalo-scommesse del 1951. Il programma di basket dell'ateneo fu sospeso e Ray, che pure nulla c'entrava, perse gli due ultimi anni di varsity. Anziché trasferirsi in un altro college, Felix rimase a Long Island per laurearsi. Per non perdere la forma giocò nei semiprofessionisti ma intanto lavorò sodo. E con allenamenti specifici (palla medica per rafforzare le mani, salto della corda per migliorare agilità e gioco di piedi) piano piano era diventato materiale da NBA.

Al draft NBA del 1953, i Knicks però gli preferirono come territorial pick (la scelta di un giocatore locale) Walter Dukes, centro di Seton Hall che poi invece firmò con gli Harlem Globetrotters. Baltimore si ritrovò così a spendere la prima chiamata su Felix, che ai Bullets fu addirittura Rookie of the Year, quinto nei marcatori (17,6 PPG) e quarto miglior rimbalzista (13,3 RPG) e addirittura in quintetto a Est nell'All-Star Game.

L'anno successivo, con Baltimore sull'orlo del fallimento, Felix fu ceduto, massì, ai Knicks, che speravano di aver finalmente trovato il lungo dominante cercato da tempo immemore. Non funzionò.

Felix con il running game di quei Knicks c'entrava zero. Anzi, quel modo di giocare sembrava fatto apposta per tagliarlo fuori, per saltarlo del tutto. Il mediocre ballhandling e i limiti di range e mobilità (neanche il suo più accanito tifoso l'avrebbe mai ribattezzato Felix The Cat, come il personaggio dei cartoni) gli impedivano di essere efficace in attacco se la squadra alzava il ritmo e accelerava la circolazione di palla. 

Nei tre anni successivi, quindi, i suoi punti e rimbalzi diminuirono progressivamente. Nonostante i lavori specifici, Felix non sapeva giocare lontano dal canestro, dove invece lo portavano apposta agilissimi giganti come Bill Russell e Wilt Chamberlain, le figure dominanti del decennio a seguire. Sapeva però essere produttivo in area, dove le sue doti di stoppatore e rimbalzista potevano essere esaltate. L'intenso spirito competitivo e la voglia di vincere gli consentirono di giocare 439 gare consecutive in sei stagioni, ma quelle stesse doti lo trascinarono anche in parecchie risse che gli valsero il marchio di "Fighting Felix". Famosa quella in cui con un pugno stese Jim Loscutoff, per antonomasia il duro dei Celtics. Ma una volta placato il furore agonistico, il mite Felix era il più imbarazzato per certi suoi eccessi.

Ray preferiva rendersi utile in modi più convenzionali. E quando i Knicks, nel 1960, lo cedettero ai Los Angeles Lakers, si trasformò in un role player da 17' per gara, essenziali – l’anno dopo – per raggiungere la finale. Quella del 1961-62 fu l'ultima delle sue nove stagioni NBA, carriera chiusa con poco più di 10.500 dollari. Felix nei pro' c'era arrivato troppo presto per fare i soldi veri e troppo tardi per dominare di solo fisico e stazza. A differenza di LIU, però, stavolta non era stato lui a scegliere.

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