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Visualizzazione dei post da febbraio 13, 2018

CHIAPPANO CARLO

(Nato a Varzi - Pavia - il 16 marzo 1941. Morto il 7 luglio 1982) passista, è stato professionista dal 1963 al 1972 con 3 vittorie. Il ciclismo lo ricorda come promettente dilettante, bravissimo gregario e ottimo direttore sportivo.  Dopo 49 affermazioni fra i minori, Chiappano era passato professionista con la Legnano, indossando successivamente le maglie della Sanson, della Salvarani, ancora della Sanson, della Molteni e della Scic.  Gregario di stampo antico aveva saputo meritarsi la stima dell'ambiente più che per le vittorie nella tappa di Villars del Giro della Svizzera '66, nella Tirreno-Adriatico del '69 e nella tappa di Matese sempre del '69, per la bravura e la sagacia con la quale aveva saputo servire tanti capitani.  Azzurro nei Tour '67 e '68 indossò la maglia rosa al Giro '69.  Poi, da direttore sportivo ebbe il merito di guidare nella Scic Paolini, Baronchelli e soprattutto Saronni, cresciuto con lui dal '77 a quel tragico

Storia di Simone Fraccaro

http://www.museociclismo.it/content/articoli/484-Storia+di+Simone+Fraccaro/index.html Atleta dai mezzi fisici potenti, generoso, ma non sufficientemente sostenuto da un'adeguata intelligenza tattica non ha raggiunto traguardi troppo ragguardevoli e ha, inevitabilmente, deluso. Diverse squadre si sono assicurate i suoi servizi ( Moser è stato uno dei suoi leader, come Battaglin). Undici anni da professionista con 8 vittorie, tra le quali, la tappa di Longarone nel Giro e la cronocoppie della cronostaffetta nel '76, il Giro della Svizzera Nord-Ovest, dove resistette al guizzo di Saronni e la tappa di Isernia del Giro nel '77. 

Simone Fraccaro

http://www.museociclismo.it/content/articoli/5881-Simone+Fraccaro/index.html Fortissimo passista, generoso come pochi, tatticamente vulnerabilissimo , ha vinto molto meno di quanto i suoi notevoli mezzi potevano garantire. Un uomo coi cinquanta all'ora naturali nelle gambe e con una accelerazione sul numero di pedalate fra le più impressionanti che mi sia capitato di vedere. In sella era armonioso, con una pedalata rotonda che ricordava quella di Ercole Baldini. Il trevigiano ebbe dunque molto dalla natura, ma quando lo si attendeva verso acuti degni del suo talento, o sbagliava i tempi, o si bloccava psicologicamente. Dopo esser stato un ottimo dilettante, passò professionista nel 1974 all'interno della Filcas , una formazione che fece interamente il salto di categoria.  Il suo primo anno fu confortevole (49° al Giro), ma soprattutto fece vedere di possedere accelerazioni in grado di rompere il gruppo. Notevole il suo 3° posto alla Tirreno-Adriatico.  A fine

I dodici secondi di Baronchelli

https://www.ilfoglio.it/sport/2017/03/22/news/giro-d-italia-1974-baronchelli-merckx-distacco-minimo-storia-126461/ Il Giro d'Italia del 1974 fu l'ultimo conquistato da Eddy Merckx. Fu l'edizione con il distacco minimo della storia tra il primo e il secondo, tra il Cannibale e Gibì di Giovanni Battistuzzi ,  Il Foglio, 22 marzo 2017 Dodici secondi . Quanto basta per il primo giro di chitarra dell’intro di Starway to Heaven dei Led Zeppelin; dieci volte tanto il tempo per innamorarsi, o almeno per provare quello che certi scienziati chiamano amore; il tempo per quaranta battiti quando il cuore pompa a mille e si è a tutta in salita. Dodici secondi. Il discrimine minimo, almeno al Giro d’Italia, tra vittoria e sconfitta, quanto basta, forse, per segnare un’intera carriera. Era il 1974 e quei dodici secondi furono il fortino che eresse Eddy Merckx, l’ultimo Merckx vincente al Giro d'Italia, per difendersi dall’attacco di un ragazzotto con un talento incredib

Gibì Baronchelli - A Tista alta

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di CHRISTIAN GIORDANO © in esclusiva per RAINBOW SPORTS BOOKS © « Io sono come la povera gente. Debole. Facile da maltrattare» - Gianbattista Baronchelli a Paolo Ziliani, 1986 “Baronchelli Sport” Arzago d’Adda (Bergamo), martedì 13 febbraio 2018 - Allora, Baronchelli: è vero che basta il cognome e non dobbiamo star qua a raccontare chi e che cosa è stato Gibì (o, per gli amici, il Tista), ma per chi non ha avuto il privilegio di vederla correre, che (gran) corridore è stato Baronchelli? «[Sorride e si schernisce, nda] Se devo dire come vedo la mia carriera, penso di non essermi realizzato, nel senso che le gare che potevo vincere – che potenzialmente potevo vincere – non le ho vinte. Il Giro d’Italia non l’ho mai vinto, purtroppo». - A quell’epoca c’era il patron del Giro, Torriani, che in qualche caso ha cercato di disegnare un Giro adatto alle caratteristiche di Baronchelli.  «Il problema è che la mia carriera è stata impostata male dall’inizio. In p

L’AZZARDO DEL “DIABLO” CHIAPPUCCI ALLA SANREMO '91

https://storiediciclismoblog.wordpress.com/2018/02/08/lazzardo-vincente-del-diablo-chiappucci-alla-milano-sanremo-1991/ di Nicola Pucci L’Ital-bici non troppo tempo addietro zeppava gli albi d’oro delle classiche più prestigiose, e regalava momenti di sublimazione agonistica da raccontare un giorno ai nipotini. Claudio Chiappucci, ad esempio, detto “el diablo“, che con le sue scorribande sui pedali infiammava le corse e appassionava il pubblico. Una di queste porta la data del 23 marzo 1991, giorno che il calendario propone la “Classicissima di primavera“, la Milano-Sanremo edizione numero 82. Chiappucci veste i gradi di capitano della Carrera-Jeans, ed è l‘uomo nuovo del rinnovato movimento tricolore. Nato comprimario, non proprio baciato da grazia e talento, tantomeno con le stimmate del predestinato, è coraggioso tuttavia come pochi, irriducibile oltre ogni confine e ormai eletto al rango di campione con il secondo posto al Tour de France del 1990, dietro a Greg L

ERIC VANDERAERDEN, FUORICLASSE INCOMPIUTO

https://storiediciclismoblog.wordpress.com/2018/02/11/successi-e-delusioni-di-eric-vanderaerden-fuoriclasse-incompiuto/ di Nicola Pucci Può considerarsi un incompiuto un pedalatore abile al punto da vincere 138 corse in carriera? Con palmares che comprende Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix, Gand-Wevelgem, cinque giorni in maglia gialla e un successo nella classifica a punti al Tour de France ? Ebbene sì, ed è il caso di Eric Vanderaerden. Il biondino di Herk-de-Stad, classe 1962, si affaccia al ciclismo che conta con le prerogative del predestinato, in virtù di un talento cristallino. Velocissimo allo sprint, eccellente sul passo, sveglio sugli strapetti di brevissima durata, debutta nel 1983 affermandosi d’entrata nel prologo della Parigi-Nizza, cogliendo un promettente quarto posto alla Milano-Sanremo, trionfando in due tappe alla Vuelta che di quei tempi si corre ad aprile, battendo tutti nella breve cronometro d’apertura del Tour de France, che lo vede leader per du

Marco Cimatti

https://www.facebook.com/Storie-di-ciclismo-313059979101026/?hc_ref=ARR-uzr1BzwOBfh507oWg9fN5zfvfezqfviQzQ8BKksN6dRYjZt7mUlDNMIO7pl7iV8&fref=nf Il 13 febbraio 1913 nasceva Marco Cimatti.  Da dilettante Cimatti vinse la medaglia d'oro nell'inseguimento a squadre ai Giochi della X Olimpiade di Los Angeles nel 1932, insieme a Paolo Pedretti, Nino Borsari e Alberto Ghilardi; l'anno successivo partecipò ai mondiali su strada. Passato professionista, corse per la Mercier-Hutchinson-A. Leducq, la Lygie e la US Modenese, distinguendosi come pistard e come velocista. Vinse quattro tappe al Giro d'Italia: tre nel 1937 (Rieti, Pescara e Como) e una nel 1938, a Torino, che gli consentì di vestire per un giorno la maglia rosa. Vinse anche il Giro dell'Emilia nel 1934, una tappa alla Parigi-Nizza nel 1937 e la Milano-Modena nel 1939. Parallelamente alla carriera di corridore, nel 1937 fondò con la moglie l'omonima fabbrica di biciclette a cui

Michel Pollentier

https://www.facebook.com/Storie-di-ciclismo-313059979101026/?hc_ref=ARR-uzr1BzwOBfh507oWg9fN5zfvfezqfviQzQ8BKksN6dRYjZt7mUlDNMIO7pl7iV8&fref=nf Compie oggi gli anni Michel Pollentier, ciclista belga vincitore del Giro d'Italia 1977, nato il 13 febbraio 1951. Passato professionista nel 1973, Pollentier fu per anni gregario di Freddy Maertens alla Flandria, importante squadra belga . Nei primi anni di carriera ottenne ben presto risultati di prestigio, soprattutto al Tour de France, aggiudicandosi tre tappe in tre edizioni consecutive (1974, 1975 e 1976) e concludendo le edizioni 1974 e 1976 al settimo posto. Nel 1976 si aggiudicò anche tre tappe al Giro di Svizzera, concludendo secondo a 42" da Kuiper. Si presentò al Giro d'Italia 1977 come luogotenente di fiducia di Maertens, che dopo il successo alla Vuelta a España 1977 puntava anche alla vittoria nella corsa rosa. Maertens cominciò subito bene, facendo suoi il prologo, tre tappe e tre semitapp

Freddy Maertens

https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=344499115957112&id=313059979101026 Tanti auguri oggi a Freddy Maertens, due volte campione del mondo nel 1976 e nel 1981, nato il 13 febbraio 1952 a Nieuwpoort.  Per le sue caratteristiche era stato considerato fin dagli esordi il possibile erede di Eddy Merckx ; ma mentre Merckx primeggiava nei grandi Giri, Maertens si distinse per lo spunto in volata, risultando ancora oggi uno dei velocisti più forti di tutti i tempi. Dopo esser passato professionista nel 1972, si mise già in mostra l'anno seguente, quando giunse secondo nel campionato del mondo di Barcellona , superato da Felice Gimondi (Maertens e Merckx furono allora al centro di forti polemiche, per le incomprensioni nei chilometri finali che costarono il titolo alla squadra belga). Raggiunse l'apice della carriera nel biennio 1976-1977: vinse in totale 107 corse, 54 nel 1976 , eguagliando il record fatto segnare da Merckx nel 1971, e 53 l'

Gianbattista Baronchelli, il vanto di essere buonista

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Tuttobici Numero: 3 Anno: 2000 di Gino Sala Tra i ciclisti che mi hanno maggiormente impressionato includo Gianbattista Baronchelli anche se non ha ottenuto tutto ciò che avrebbe meritato, un po' per le sue titubanze, un po' perché non propriamente fortunato, scarsamente baciato in fronte dalla buona stella. Il Tista o il Gibì, come ancora oggi viene chiamato, è stato professionista dal '75 al '90 dopo aver vinto come dilettante il Tour de l'Avenir, cosa che fece proclamare al costruttore Ernesto Colnago: «Abbiamo il nuovo Coppi...». Non è stato così, però devo dire che nella scia di Baronchelli ho vissuto momenti bellissimi, grandiosi, emozionanti, tali da essere considerati vere e autentiche imprese durante le quali i suoi colpi d'ala potevano essere paragonati a scampoli di ciclismo antico. A proposito di questo campione nella mia mente c'è un miscuglio di sensazioni. Mi rivedo nella sua scia nel clamore di fughe sensazionali, lunghe

Gianbattista Baronchelli, un campione di razza

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Tuttobici Numero: 7 Anno: 2004 di Gino Sala Dirò subito che devo a Gian Battista Baronchelli momenti di grande ciclismo, tali da restare scolpiti nella memoria del vecchio cronista. «Abbiamo un nuovo Coppi», mi confidò Ernesto Colnago nell'estate del 1973, quando il Tista ebbe modo di primeggiare nel Giro d'Italia Baby e nel Tour dell'Avvenire. Non è stato proprio il nuovo Coppi, ma in più occasioni mi è parso di rivedere il campionissimo per le emozioni vissute nella scia del pedalatore nato il 6 settembre 1953 a Ceresara (Mantova) e residente ad Arzago d'Adda (Bergamo) dove gestisce un negozio di biciclette insieme al fratello Gaetano. Emozioni grandissime, fughe e vittorie esaltanti, tali da provocare in me una profonda ammirazione. Ho ancora scolpite nella mente le sue azioni travolgenti, i suoi assalti che fulminavano gli avversari. Sono novanta i successi riportati in sedici anni di attività professionistica dove spiccano due Giri di Lombardia, s

Storia di Gianbattista Baronchelli

http://www.museociclismo.it/content/articoli/50-Storia+di+Gianbattista+Baronchelli/index.html A esser stati tifosi di Giovan Battista Baronchelli, si è rischiato ulcera e mal di pancia. "Tista" è stato il classico campione incompiuto, fenomeno evanescente, promessa non mantenuta . Vuoi per il suo carattere, i forti avversari e la sfortuna non è riuscito a diventare ciò a cui era predestinato. All'esordio tra i professionisti, quasi vince il Giro d'Italia davanti al grandissimo Eddy Merckx. Ci arriva vicino, molto vicino . Clamoroso che un esordiente vinca il Giro, ancora più clamoroso sarebbe stato battere il Cannibale. La sconfitta, nel computo finale, è per un'inezia;  dodici secondi , da non sapere se essere contenti per il secondo posto o sentirsi profondamente delusi per la vittoria mancata. Gibì , 21enne, attaccò in salita alle Tre Cime di Lavaredo e Merckx fu sul punto di arrendersi . Si salvò solo grazie a una sparata nell'ultimo chilomet

Gianbattista Baronchelli

http://www.museociclismo.it/content/articoli/5848-Gianbattista+Baronchelli/index.html Gian Battista "Gibì" o "Tista" Baronchelli è passato, o si cerca di farlo passare, alla storia, come un incompiuto, quando in realtà, semmai, può essere considerato un corridore dal quale ci si aspettava di più.  Ogni giudizio, al di là degli errori e della sfortuna di questo comunque stupendo atleta, non può non partire dall'analisi dei tempi in cui Gibì ha corso, e dalle non poche storture e contraddizioni del ciclismo italiano di quel periodo .  Le ragioni che hanno pesato in quel contesto storico si muovevano, dapprima, nell'esigenza ossessiva tipicamente italiana di trovare un indigeno in grado di mettere alle corde Eddy Merckx, poi, nello stravalutare le corse della penisola a danno di quel Tour per anni dribblato malamente dai nostri migliori ciclisti , indi, nell'esagerazione di vedere il dualismo Moser Saronni come un chiasma che, di fatto, bruciav