Simone Fraccaro


Fortissimo passista, generoso come pochi, tatticamente vulnerabilissimo, ha vinto molto meno di quanto i suoi notevoli mezzi potevano garantire. Un uomo coi cinquanta all'ora naturali nelle gambe e con una accelerazione sul numero di pedalate fra le più impressionanti che mi sia capitato di vedere. In sella era armonioso, con una pedalata rotonda che ricordava quella di Ercole Baldini.

Il trevigiano ebbe dunque molto dalla natura, ma quando lo si attendeva verso acuti degni del suo talento, o sbagliava i tempi, o si bloccava psicologicamente. Dopo esser stato un ottimo dilettante, passò professionista nel 1974 all'interno della Filcas, una formazione che fece interamente il salto di categoria. 

Il suo primo anno fu confortevole (49° al Giro), ma soprattutto fece vedere di possedere accelerazioni in grado di rompere il gruppo. Notevole il suo 3° posto alla Tirreno-Adriatico. 

A fine anno con l'abbandono della Filcas, fu la Bianchi di Gimondi ad assumerlo. Qualche tentativo sbagliato nel cercare l'assolo vittorioso e tante tirate al Giro e al Tour, per favorire i rientri di un Gimondi avviato al tramonto. 

Nel '76, andò alla Jollyceramica di Battaglin e arrivò la prima vittoria con quell'assolo sfuggito negli anni precedenti. Vi riuscì nella tappa di Longarone al Giro d'Italia, poi, assieme al proprio capitano e ai compagni di squadra Knudsen e Gavazzi, vinse la Cronostaffetta. 

Nel '77, colse un nuovo successo al Giro, vincendo la frazione di Isernia, nella quale riuscì a contenere il ritorno del gruppo. Chiuse poi la "corsa rosa" all'undicesimo posto. 

Sempre contenendo il ritorno degli inseguitori, vinse il Giro della Svizzera Nord Ovest, nonché il titolo italiano nell'inseguimento su pista. 

Nel '78 passò alla Sanson di Francesco Moser e Roger De Vlaeminck e, sempre in terra di Svizzera, vinse il Gran Premio d'Argovia, quindi, poche settimane dopo, una tappa del G.P. di Copenaghen e il circuito di Castelfranco Veneto. In pista si confermò tricolore nell'inseguimento. Quando sembrava lanciatissimo, s'avviò invece verso un lento declino, pur rimanendo una grande pedina in particolare per Moser. Tornò al successo nel 1983, in una tappa del Giro di Norvegia. 

Alla fine del 1984, corso con la Carrera Inoxpran, chiuse col ciclismo, divenendo titolare di un apprezzato maglificio sportivo. 

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