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Visualizzazione dei post da giugno 18, 2021

Francesco Moser - Lo chiamavano Trentinità

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di CHRISTIAN GIORDANO ©  in esclusiva per RAINBOW SPORTS BOOKS ©  Tutto si può dire di Francesco Moser ma non che sia un abile «ascoltatore». Bastian contrario per vocazione, a volte – per la debordante personalità – ti dà l’impressione che negherebbe anche la presenza del sole a mezzodì e la luna a mezzanotte.  Che un caratterissimo siffatto sia sceso nell’agone politico – e per cinque anni – ha dell’incredibile più ancora della sua straordinaria parabola sportiva. Campione di generosità e coraggio senza pari, il Moser uomo ti lascia perplesso e disarmato. Ovunque vada è ancora abituato a «essere» Moser, l’atleta, come fosse tuttora in attività. La gente ancora lo idolatra, come e forse più quando correva da agonista. Scrivo “da agonista” perché Moser la bici non l’ha mai lasciata né mai lo farà. A lasciare perplessi e disarmati, però, è il suo eterno campionismo, la smodata autoreferenzialità che invece non ho colto – tutt’altro – nel suo (ex?) ...

LA CATTIVA LUNA DI LUIS OCAÑA

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di SIMONE BASSO  Sport e Cultura - venerdì 18 giugno 2021 Era l’anno del Signore 1971. Tutti i Tour sono piccole opere d’arte ma quella Grande Boucle andò oltre. Fu di una bellezza crudele, selvaggia, che ci ricorda quanto la vita si ostini a ricalcare le vicende di una corsa ciclistica. Quell’anno si era arrivati a fine giugno con una situazione ben definita: il ciclismo professionistico stava subendo, scontando, la fase più oppressiva del Merckxismo. Eddy Merckx si stava sbranando tutto e, soprattutto in Francia e in Italia, la crisi era evidente. Gli sponsor non avevano quasi più interesse a partecipare al giochino, monopolizzato dal Cannibale e, per i resti rimasti a tavola, da una ciurma di fiamminghi. L’andamento stagionale, sinfonico, esemplificava il concetto: l’orco del Brabante aveva vinto Giro di Sardegna, Parigi-Nizza, Milano-Sanremo, Het Volk, Giro del Belgio, Liegi-Bastogne-Liegi, Henninger Turm, Delfinato, Midi Libre e G.P. Camaiore… Una dittatura. Però al Dauphiné ...