Francesco Moser - Lo chiamavano Trentinità
di CHRISTIAN GIORDANO © in esclusiva per RAINBOW SPORTS BOOKS © Tutto si può dire di Francesco Moser ma non che sia un abile «ascoltatore». Bastian contrario per vocazione, a volte – per la debordante personalità – ti dà l’impressione che negherebbe anche la presenza del sole a mezzodì e la luna a mezzanotte. Che un caratterissimo siffatto sia sceso nell’agone politico – e per cinque anni – ha dell’incredibile più ancora della sua straordinaria parabola sportiva. Campione di generosità e coraggio senza pari, il Moser uomo ti lascia perplesso e disarmato. Ovunque vada è ancora abituato a «essere» Moser, l’atleta, come fosse tuttora in attività. La gente ancora lo idolatra, come e forse più quando correva da agonista. Scrivo “da agonista” perché Moser la bici non l’ha mai lasciata né mai lo farà. A lasciare perplessi e disarmati, però, è il suo eterno campionismo, la smodata autoreferenzialità che invece non ho colto – tutt’altro – nel suo (ex?) rivale storico Giuseppe