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Visualizzazione dei post da marzo, 2020

IN FUGA DAGLI SCERIFFI: Greg LeMond & Bernard Hinault

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L’arrivo mano nella mano dei due litiganti all’Alpe d’Huez fu Actor Studio, diretto da Tapie; in verità la coppia di pretendenti al giallo scoppiò già la sera dell’infausta cronosquadre di Saint-Quentin-en-Yvelines: "Le Blaireau", a cena, insultò Greg e si dichiarò pronto per il sesto trionfo in giallo. Simone Basso IN FUGA DAGLI SCERIFFI Rainbow Sports Books https://www.amazon.it/FUGA-DAGLI-SCERIFFI-Saronni-ciclismo/dp/1087075408

IN FUGA DAGLI SCERIFFI: Rolf Gölz

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Quando Rolf Gölz, 1985, dominò da poppante la Ruta del Sol, in molti lo indicarono come la sorpresa dell’annata. Fu invece fatto correre pochissimo, preservato, nascosto per non fare ombra al capitano. L’anno dopo, al Giro di Campania, il fattaccio: vinse fregandosene delle gerarchie e fu, senza troppa pietà, accantonato. Simone Basso IN FUGA DAGLI SCERIFFI Rainbow Sports Books https://www.amazon.it/FUGA-DAGLI-SCERIFFI-Saronni-ciclismo/dp/1087075408/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=&sr=

IN FUGA DAGLI SCERIFFI: Leonardo Natale

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Giro 1981, sul Terminillo la maglia rosa Saronni, staccata da Baronchelli e Battaglin, fu affiancata da un pimpante Leonardo Natale.  Franco Magni, lo sponsor al seguito sull’ammiraglia, incitò il Leo a lasciare al proprio destino il leader della corsa; alla prima accelerazione il Saronni, sbavando, intimò l’alt all’azione.  Il Natale acconsentì e, di fronte al suo sbigottito mecenate, per favorirlo fece un’andatura più regolare: l’anno dopo avrebbe corso per il futuro campione del mondo.  E la Magniflex, dopo dimostrazioni di questo tipo, alla fine dell’anno chiuse i battenti. Simone Basso IN FUGA DAGLI SCERIFFI Rainbow Sports Books https://www.amazon.it/FUGA-DAGLI-SCERIFFI-Saronni-ciclismo/dp/1087075408/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&qid&sr

IN FUGA DAGLI SCERIFFI: Urs Freuler

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L’aneddoto che meglio incornicia lo svizzero risale all’epilogo del Giro '82, la crono di Torino: partì come un cicloturista e iniziò a fare il clown, salutando la folla (o meglio, le ragazze) poi, non senten do la catena, si mise d’impegno. Al traguardo finì terzo, a 14” dal vincitore Hinault e a 4” da Moser che però quella cronometro la corsero seriamente. Simone Basso IN FUGA DAGLI SCERIFFI Rainbow Sports Books https://www.amazon.it/FUGA-DAGLI-SCERIFFI-Saronni-ciclismo/dp/1087075408/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&qid&sr

IN FUGA DAGLI SCERIFFI: Planckaert e Bauer alla Roubaix '90

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I prodromi dell’imminente trasformazione crebbero nel ventre degli Ottanta ed esplosero fragorosi già nel 1990. Dopo la Roubaix strappata al canadese Steve Bauer, il belga Eddy Planckaert spese parole di meraviglia per una grande medicina con un piccolo nome. Simone Basso IN FUGA DAGLI SCERIFFI Rainbow Sports Books https://www.amazon.it/FUGA-DAGLI-SCERIFFI-Saronni-ciclismo/dp/1087075408/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&qid&sr

La legione straniera

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di Chris Sidwells - Le maglie leggendarie del ciclismo La “legione straniera” era il nome che un giornalista australiano, Rupert Guinness, utilizzò per il gruppo di britannici, australiani e irlandesi che passarono dalla squadra dilettanti della ACBB-Peugeot alla squadra professionistica della Peugeot. Il primo fu Graham Jones, di Manchester, nel 1979, seguito nel 1980 dallo scozzese Robert Millar dall’australiano Phil Anderson.  L’irlandese Stephen Roche fu ingaggiato dalla Peugeot-Esso-Michelin nel 1981 e vinse subito la Parigi-Nizza. Nel 1982 la squadra cambiò il logo Esso con quello della Shell.  Un altro britannico, Sean Yates, si aggregò nel 1982, seguito da un altro australiano, Allan Peiper, nel 1983. Fu l’anno in cui Phil Anderson divenne il primo australiano a vincere una classica, la Amstel Gold Race.  Robert Millar vinse tappe di montagna al Tour de France del 1983 e 1984, anno in cui conquistò anche la classifica degli scalatori e si piazzò

Peugeot-BP-Michelin (1963-1986)

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di Chris Sidwells - Le maglie leggendarie del ciclismo La maglia della Peugeot-BP-Michelin è un classico del suo genere. Nell’epoca dei colori accesi, la Peugeot scelse il bianco e nero e fu ricompensata con una maglia che spiccava sulle altre. È riconoscibile ancora oggi, trent’anni dopo la sua ultima presenza nel gruppo. Peugeot è stata anche la sponsorizzazione più lunga nel ciclismo professionistico di alto livello.  AVVIO A CATENA  La Peugeot (delle bici Peugeot, prima ancora del marchio produttore di automobili) ebbe il coinvolgimento più lungo nelle sponsorizzazioni delle squadre ciclistiche di massimo livello. Una volta ritiratasi, la squadra ciclistica omonima continuò con altri sponsor fino al 2008. La Peugeot ha sponsorizzato squadre singole e piccole fin dall’inizio del ciclismo professionistico, e alcuni dei primi vincitori del Tour de France hanno corso su bici Peugeot. Tuttavia, fu nel 1935 che l’azienda entrò sul serio nelle corse con la squadra Peugeot-H

Carrera (1984-1996)

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di Chris Sidwells - Le maglie leggendarie del ciclismo La squadra Carrera fu all’avanguardia dell’abbigliamento da ciclismo durante la seconda metà degli anni ’80, quando avvenne il passaggio dalla lana alla Lycra . La Lycra, più leggera e più facile da produrre e conservare, è anche più adatta all’applicazione di scritte e disegni. Anche se la lana rimuove bene l’umidità dal corpo, le fibre sintetiche sono decisamente superiori. Possono essere anche prodotte in modo da calzare meglio e quindi essere più aerodinamiche.  STILE DENIM  La facilità nel modellare la Lycra (e altri materiali sintetici) è ben spiegata dall’uniforme della squadra Carrera. Carrera è un produttore di jeans Denim e, dopo aver fornito pantaloncini neri in Lycra, negli anni ’90 li creò blu con effetto Denim, ovvero con uno stile “cucitura” per far sembrare che i corridori indossassero jeans tagliati. I fianchi blu sulla maglia della squadra avevano il trattamento “denim-look”.  La squadra prese il vi

IN FUGA DAGLI SCERIFFI: Moser al Toscana '78

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A Montecatini, quando Moser irruppe sul traguardo, pareva sera inoltrata: Francesco fu illuminato dai fanali delle moto e delle macchine al seguito. Quasi 4' e Baronchelli regolò il primo gruppetto (in fila: Vandi, Paganessi e Visentini). Gli altri, i sopravvissuti, giunsero alla spicciolata: dei 121 partenti, ne arrivarono 23. Sei ore abbondanti, nel diluvio, di epica moseriana. Perché, come diceva – in "Fantozzi" – la signorina Silvani del Calboni, il Moser sarà quel che sarà ma è stato, soprattutto, un fuoriclasse. Simone Basso IN FUGA DAGLI SCERIFFI Rainbow Sports Books https://www.amazon.it/FUGA-DAGLI-SCERIFFI-Saronni-ciclismo/dp/1087075408/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=1585131620&sr=1-1&fbclid=IwAR3NwSLsK2XjQ1Ofdm6BS0OkQvXcwc4C38EPlODGzrU0PoD6AKgAuJl0qAs

IN FUGA DAGLI SCERIFFI: Walter Delle Case

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Esemplare, come monito per la comunità, un arrivo del Giro del Trentino 1982: il neoprofessionista Walter Delle Case sfangò i due califfi e il padrone di casa, nel retrobottega, sentenziò l’inizio dell’embargo contro il corridore dell’Atala. Simone Basso IN FUGA DAGLI SCERIFFI Rainbow Sports Books https://www.amazon.it/FUGA-DAGLI-SCERIFFI-Saronni-ciclismo/dp/1087075408/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=1585131620&sr=1-1

IN FUGA DAGLI SCERIFFI: Carlo Tonon

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Bisognerebbe sempre far notare, ai moralisti che demonizzano questo passatempo superomista, i pericoli di un lavoro atipico, bellissimo e spietato. E raccontare di Carlo Tonon che nell’84, intruppato negli ultimi di una tappa alpina del Tour, da La Plagne a Morzine, fu travolto da un cicloturista distratto: non solo non tornò più sulla bici, ma nemmeno riemerse nella vita di tutti i giorni dalla pozza della depressione. Simone Basso IN FUGA DAGLI SCERIFFI Rainbow Sports Books https://www.amazon.it/FUGA-DAGLI-SCERIFFI-Saronni-ciclismo/dp/1087075408/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=1585131620&sr=1-1

Capelli lunghi e passaggi corti, i Beatles del calcio

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di Christian Giordano, Guerin Sportivo (2003) Attaccavano nella propria area e difendevano in quella avversaria. Tenevano conferenze stampa multilingue (olandese, tedesco, inglese, spagnolo). Indossavano divise mai viste prima. In ritiro si portavano mogli e fidanzate. Il mito dell’Ajax non è stato solo Cruijff, e tantomeno Michels o Kovacs. È stato un modo nuovo di concepire il calcio. In campo e fuori. Un calcio fatto di grandissima preparazione fisica e atletica, di tecnica superiore, di elevato senso tattico (difesa in linea e a zona, pressing e fuorigioco), di intercambiabilità di ruoli e posizioni. Terzini che facevano le ali, attaccanti che rientravano in difesa, squadra “corta” ma capace di coprire l’intero campo e, come si dice oggi con la supponenza di chi ha scoperto l’acqua calda, di «attaccare gli spazi». Un calcio straordinario, quello olandese della prima metà degli anni Settanta, che avrebbe meritato maggior fortuna a livello di Nazionale, visto come l’«Ara

PERCHÉ JOHAN CRUYFF È STATO IL "PADRE" DEL CALCIO MODERNO

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Credit Foto Imago https://www.eurosport.it/calcio/perche-johan-cruyff-e-stato-il-padre-del-calcio-moderno_sto5375492/story.shtml di  ROBERTO BECCANTINI AGGIORNATO 24/03/2020 ALLE 11:13 GMT+1 Mi rivolgo ai lettori più giovani, a quelli che l’hanno visto su youtube o immaginato nel racconto di un padre, di un parente, di un amico più anziano. Fidatevi. Non c’è trucco: è tutto vero, è tutto Cruyff Per dirvi chi era: prendeva la palla come se fosse un confetto e, con un colpo di acceleratore, la trasformava in una pallottola. Come Picasso ha cambiato la pittura, così Johan Cruijff ha cambiato il calcio. Lo sradicò dall’ovvio, lo portò nell’insolito. Mi rivolgo ai lettori più giovani, a quelli che l’hanno visto su youtube o immaginato nel racconto di un padre, di un parente, di un amico più anziano. Fidatevi. Non c’è trucco: è tutto vero, è tutto Cruyff. Ajax e Barcellona, giocatore e allenatore. Non che, ad Amsterdam, avesse compagni scarsi o tutori mediocri (tutt’altro: Rinus Michels, Ste

Sean Kelly

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https://www.jeandegribaldy.com/index.php?zone=pages/kelly Quand vous êtes passé dans les rangs des professionnels, c'est Jean de Gribaldy qui vous a signé. Est-ce vraiment vrai qu'il est venu jusqu'à la ferme de vos parents avec un contrat en main ?  Oui, c'est vrai ! Je suis allé courir en France en 1976. Je suis resté pendant peut-être 6 mois dans un club à Metz, j'ai eu de bons résultats et j'ai gagné beaucoup de courses. J'ai participé au Tour de Bretagne (en 1975) sous le maillot de l'équipe nationale irlandaise. J'ai été suspendu de l'équipe après être allé participer à une course en Afrique du sud, j'aurais certainement été sélectionné pour les Jeux Olympiques de 1976, que j'ai manqués de ce fait. Alors j'ai décidé de retourner courir en France, et fin 76 on m'a proposé un contrat avec l'équipe de Jean de Gribaldy. Il avait pris contact avec moi par l'intermédiaire de mon club alors que je ne l'ava

IN FUGA DAGLI SCERIFFI: Pierino Gavazzi

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«Al Giro era tutto preparato per Moser o Saronni: non c’erano avversari, non c’erano salite, dopo due tappe ti accorgevi che mezzo gruppo era comprato». – Pierino Gavazzi, La Stampa, 25 settembre 2008 Simone Basso IN FUGA DAGLI SCERIFFI Rainbow Sports Books

IN FUGA DAGLI SCERIFFI: Riccardo Magrini

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Al Tour 1983 ci fu il momento di gloria: vinse con un colpo di mano, da finisseur, la tappa che terminò all’Île d’Oléron. Erano appunto tempi di vacche magre, a luglio, in Francia, per il nostro movimento, e quell’attimo fu speciale. Riassunse con una dichiarazione post-gara, nell’euforia del successo, l’ironia, la leggerezza un po’ sbracata della sua missione: «Ancora una volta ho dovuto difendere l’immagine del ciclismo italiano dall’attacco di corridori stranieri... Sono gelosi della mia dimensione internazionale, del mio valore e della mia quotazione». Simone Basso IN FUGA DAGLI SCERIFFI Rainbow Sports Books https://www.amazon.it/FUGA-DAGLI-SCERIFFI-Saronni-ciclismo/dp/1087075408/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&keywords=IN+FUGA+DAGLI+SCERIFFI&qid=1585158743&sr=8-1

IN FUGA DAGLI SCERIFFI: Sean Kelly

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Flahute è un’espressione gergale francese, nacque nel dopoguerra riferendosi ai vicini di casa fiamminghi; corridori che impararono il mestiere nel bel mezzo della desolazione industriale postbellica. I flahutes pretesero le strade infami, il freddo, il fango e soprattutto la pioggia e il vento: gli elementi ideali per esaltarne lo spirito guerriero. Tanto per rimarcare la stravaganza degli '80, il flahute per antonomasia fu un irlandese, l’immarcescibile Sean Kelly. Fenomeno a scoppio ritardato, sviluppò una virtù merckxista, feroce, nel presenziare a ogni appuntamento importante e, ahilui, subì una maledizione crudele riguardo a mondiali e Giro delle Fiandre. Simone Basso IN FUGA DAGLI SCERIFFI Rainbow Sports Books https://www.amazon.it/FUGA-DAGLI-SCERIFFI-Saronni-ciclismo/dp/1087075408/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&keywords=IN+FUGA+DAGLI+SCERIFFI&qid=1585158743&sr=8-1

IN FUGA DAGLI SCERIFFI: Mario Beccia

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Sette anni più tardi, altra azione decisiva sul Poggio, compagni di fuga due super, Kelly e LeMond. Mario, inevitabilmente terzo, si lamentò del caos di motociclette che sull’ultimo strappo ne avevano rallentato l’ardore.  La risposta di Torriani, colma di un’arroganza classista degna di Maria Antonietta, fu tremenda: «Raglio d’asino non sale in cielo».  Frase impietosa e ingiusta, verso uno sfregaselle che mai rinunciò al proprio ruolo: quello del Righi di "Amici miei", attore di secondo piano ma irrinunciabile nella sceneggiatura complessiva. Simone Basso IN FUGA DAGLI SCERIFFI Rainbow Sports Books https://www.amazon.it/FUGA-DAGLI-SCERIFFI-Saronni-ciclismo/dp/1087075408/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=1585131620&sr=1-1

Maestri di calcio, e di Storia

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https://www.amazon.it/dp/1520478593/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&keywords=MAESTRI+DI+CALCIO&qid=1584701012&s=books&sr=1-1 Christian Giordano MAESTRI DI CALCIO - I grandi allenatori stranieri © Rainbow Sports Books - kindle - 9,90 euro La rubrica “Maestri di calcio: i grandi allenatori stranieri” fu una felice intuizione del Guerin Sportivo, dove all’epoca lavoravo come sostituzione estiva per coprire le ferie dei pochi, pochissimi redattori assunti. Il direttore era Andrea Aloi, mente finissima che, per sua stessa ammissione, il tifo obnubilava quando scendeva in campo la Juventus. Finita la partita, fine del blackout. Ovviamente bianconero. Per il resto, chapeau bas per classe e cultura. E fiducia nel sottoscritto. «Christian, tu sei un eversore», il suo miglior ancorché involontario complimento. Questi ritratti li devo quindi a lui, e al suo successore Matteo Marani, che molte lune dopo mi avrebbe raggiunto - e diretto - a Sky Sport 24. So

MONSERE’, LA MAGLIA IRIDATA PRELUDIO DI UN TRAGICO DESTINO

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https://sport660.wordpress.com/2017/09/13/monsere-la-maglia-iridata-preludio-di-una-tragico-destino/?fbclid=IwAR38-gDFZXR2VeAU7yrlw8yFB5NII-5yowC_3qSfBAKziGkBFwk8T2F4iic di Nicola Pucci 13 settembre 2017 Lo sport, e il ciclismo in questo caso specifico, ha chiesto sovente un tributo altissimo di sangue per elevare al rango di idoli leggendari atleti destinati comunque, a carriera conclusa, a meritarsi le stimmate di campione. Senza dover scomodare Coppi e Pantani, Casartelli e Michele Scarponi, viene in mente la tragica fatalità che ha privato il pedale del talento sconfinato di Jean-Pierre Monseré , a cui è da aggiungere una coda tanto fatale e drammatica da consacrarlo quale campione più disgraziato della storia del ciclismo. Monseré nasce a Roeselare, nelle Fiandre occidentali, l’8 settembre 1948, epoca storica prolifica di prodigi in bicicletta. E non solo il “Cannibale” Eddy Merckx. E che il ragazzo abbia talento cristallino è palese fin dal nascere della sua at

Quintana rinato, Nizza a Schachmann ma ora stop

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Prima di fermarsi (anche) ufficialmente, il ciclismo ci ha ricordato una volta di più quanto ci mancherà. E lo ha fatto regalandoci, come epilogo della Parigi-Nizza, una settima, diventata ultima tappa memorabile. Spettacolare al punto da convincere un rinato Nairo Quintana ad attaccare. Il colombiano ha prima scremato ai -4 km il gruppetto dei migliori, poi s'è scrollato di ruota tutti ai -2 ed è andato a vincere in solitaria in cima a La Colmiane. Salita eletta - causa Coronavirus - epilogo anticipato di una frazione per la 78-esima "Corsa del sole". Quinto successo stagionale e 44-esimo in carriera per il Condorito colombiano, al primo con la francese Arkéa-Samsic dopo otto stagioni da co-capitano nella spagnola Movistar di don Alejandro Valverde. La maglia verde Tiesj Benoot ha chiuso secondo sia all'arrivo, a 46" da Quintana, sia nella generale, a 18" da Maximilian Schachmann, in maglia gialla dall'inizio alla fine. E salvata per

Giro 2020 ma quando?

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Il Giro d'Italia numero 103 non partirà il 9 maggio. E forse non correrà le tre tappe ungheresi. Il Governo del premier Viktor Orbán, "a causa del diffondersi del Coronavirus - si legge nel comunicato di RCS Sport - ha dichiarato lo stato di emergenza che proibisce l'organizzazione di eventi di massa e rende impossibile organizzare eventi internazionali". Inevitabile quindi la scelta del Comitato Organizzatore di posticipare, quindi per il momento non di cancellare, la Grand Départ di Budapest e le altre due tappe ungheresi. Prima del 4 aprile - quindi - si possono fare solo ipotesi, più o meno verosimili. Specie nel silenzio - sempre più assordante - della UCI su un calendario già stravolto da oltre 50 corse annullate. Già assegnata la partenza alla Sicilia del Giro 2021, la Grand Départ di Budapest potrebbe slittare all'edizione 2022, per far partire così il Giro 103 dalla quarta tappa - la Monreale-Agrigento, prima delle tre frazioni siciliane previ