HOOPS PORTRAITS - Danny Ainge, bostoniano dentro
di CHRISTIAN GIORDANO Talentuoso, scaltro, duro. Durissimo. Danny Ainge era l’epitome del giocatore da Beantown prima ancora di diventarlo, nel 1981, dopo quattro stellari stagioni universitarie a 20.9 punti di media a Brigham Young. Guardia tiratrice e feroce ma soprattutto agonista feroce, fu essenziale nei titoli bostoniani del 1984 e del 1986. Pur giocando sempre all’ombra dei Big Three (Larry Bird, Kevin McHale e Robert Parish) e di Dennis Johnson, Ainge – un bianco nella waspissima Boston – si conquistò il cuore del Garden non soltanto per la capacità di mettere triple pesanti quando più contava ma anche per l’innata capacità di andare muso contro muso contro ogni avversario, di entrargli sottopelle con una mentalità guerriera che non faceva prigionieri. Le arene NBA lo detestavano al punto che furono stampate magliette con il numero 44 cerchiato e barrato in rosso stile Ghostbusters e la scritta «I hate Fanny Ainge!». Lui, con humour e ironia tipicamente ir...