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Visualizzazione dei post da settembre 8, 2016

HOOPS PORTRAITS - Bill Walton, il gigante dai piedi d'argilla

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di CHRISTIAN GIORDANO Bill Walton è stato unico, per molti versi. Nonostante la breve carriera, falcidiata e poi spezzata da gravi infortuni, ha avuto sulla lega un impatto tale da potersi ritenere uno dei giocatori più forti di sempre.  Detta un po’ cruda, il fisico di Walton era difettoso. Durante l’esplosivo sviluppo adolescenziale, arti inferiori e in particolare le ossa dei piedi non erano cresciuti in maniera armonica con il resto del corpo, e questo gli aveva causato danni strutturali che lo avrebbero condizionato per tutti gli anni da professionista.  Tuttavia, per un anno e mezzo – la stagione del titolo 1976-77 e la prima metà di quella successiva – il suo innovativo, altruistico modo di interpretare il ruolo di centro trasformò una buona squadra in una da titolo e forse in una delle più grandi di sempre. Senza considerare il meraviglioso canto del cigno, da sesto uomo nei Boston Celtics, coronato dall’anello del 1986. Bill Walton è il classico californiano

HOOPS PORTRAITS - Danny Ainge, bostoniano dentro

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di CHRISTIAN GIORDANO  Talentuoso, scaltro, duro. Durissimo. Danny Ainge era l’epitome del giocatore da Beantown prima ancora di diventarlo, nel 1981, dopo quattro stellari stagioni universitarie a 20.9 punti di media a Brigham Young. Guardia tiratrice e feroce ma soprattutto agonista feroce, fu essenziale nei titoli bostoniani del 1984 e del 1986.  Pur giocando sempre all’ombra dei Big Three (Larry Bird, Kevin McHale e Robert Parish) e di Dennis Johnson, Ainge – un bianco nella waspissima Boston – si conquistò il cuore del Garden non soltanto per la capacità di mettere triple pesanti quando più contava ma anche per l’innata capacità di andare muso contro muso contro ogni avversario, di entrargli sottopelle con una mentalità guerriera che non faceva prigionieri. Le arene NBA lo detestavano al punto che furono stampate magliette con il numero 44 cerchiato e barrato in rosso stile Ghostbusters e la scritta «I hate Fanny Ainge!». Lui, con humour e ironia tipicamente irlandesi,

MAESTRI DI BASKET - KC Jones, l'anti-maestro

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di CHRISTIAN GIORDANO Perfetto esemplare del primo principio di Bill Fitch, coach del titolo bostoniano ’81: l’allenatore che si batte per i propri giocatori rafforza la propria reputazione anziché viceversa. Nei suoi cinque anni sulla panchina dei Celtics, Jones aveva in quintetto sera dopo sera Bird, Parish e McHale nel frontcourt e Dennis Johnson nel backcourt. Come primo risultato arrivò la più implacabile striscia di vittorie nella storia della franchigia. Poi – come Fitch – anche Jones ci avrebbe messo del suo, anche se quei suoi modi taciturni avrebbero fatto sì che gran parte del suo impatto sui giocatori e sulle prestazioni della squadra finisse per essere – anche qui come per Fitch – ampiamente sottovalutato.  Jones, ex guardia hall-of-famer, potrà anche aver sempre vissuto all’ombra di Bill Russell, sia al college sia nei professionisti. E pure da allenatore forse non riuscì mai ad affrancarsi dall’avvolgente longa manus di Arnold Red Auerbach. Eppure su quella panchina, n

HOOPS PORTRAITS - Kevin McHale, il mostro del post basso

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di CHRISTIAN GIORDANO Per qualità e varietà di movimenti in post basso, forse il miglior lungo nella storia del gioco. Se solo avesse avuto più voglia… Questo almeno il perenne retro-pensiero del suo compagno di successi, ma non di merende, Larry Bird. Ala/centro di 6.10 dalle braccia smisurate da 1690 stoppate in carriera NBA, Kevin McHale dell’immenso Big Threebostoniano era l’insospettabile istrione, il compagnone cui talvolta Larry Legendavrebbe voluto tirare il collo per una certa pigriziamentale – perlomeno secondo gli standard birdiani– che McHale sembrava mostrare in allenamento, in certe sfiancanti serate on the roaddi regular season. E che però non ne ha pregiudicato l’inserimento tra i 50 più grandi in mezzo secolo della lega.  Tre anelli di campione (1981, 1984 e 1986), arrivati anche grazie a un discreto senso di arpionare rimbalzi e mettere i tiri quando più contavano, hanno fatto di McHale, per il Garden biancoverde, un idolo secondo solo all’inarrivabile

HOOPS PORTRAITS - Wes Unseld, l'arte del rimbalzo

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di CHRISTIAN GIORDANO © Prima di lui solo Wilt Chamberlain aveva vinto nella stessa stagione i premi di Rookie of the Year e MVP della NBA. Wes Unseld ci è riuscito per l’immensità non del talento ma del leggendario fondoschiena, che gli consentiva altrettanto leggendari tagliafuori. All-time leader di franchigia per rimbalzi (13.769) e assist (3.822) dei Bullets, Wes Unseld era un massiccio centrone undersized per statura (1,99) e certo non peso (113 kg) nato e uscito da Louisville. Dopo l’anno da freshman con i Cardinals da 35,8 punti e 23,6 rimbalzi per gara, chiuderà il quadriennio universitario a 20.6 punti e 18.9 rimbalzi a partita. Scelto da Baltimore con la seconda scelta assoluta al draft NBA del 1968, Unseld aveva chiuso la sua straordinaria stagione da matricola nei pro’ a 13,8 punti e 18,2 rimbalzi di media. Nelle sue prime cinque stagioni ai Bullets, non scese mai sotto i 15 rimbalzi per gara. E nella stagione 1974-75, l’anno dopo il trasloco della franchig

HOOPS PORTRAITS - Elvin Hayes: Big E, Big Numbers

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«Alla fine aver vinto il campionato completa il quadro, perché nessuno potrà mai più dire che E non è un campione». – Elvin Hayes di CHRISTIAN GIORDANO Checché ne sentiate o leggiate in giro, Elvin Ernest Hayes è stato uno dei giocatori più forti di tutti i tempi. In 16 stagioni di NBA (dietro solo alle 20 di Jabbar) ha saltato solo 9 gare, non ha mai giocato meno di 80 gare stagionali e si è ritirato terzo di sempre per punti (27.313, ora è settimo), quarto per rimbalzi (16.279) e partite (1.303) e secondo per minuti giocati: 50.000 esatti. Sì, e fu intenzionale. Il suo problema è che era troppo innamorato di cifre e statistiche. Le sue. In pochi però sanno o ricordano che il miglior Hayes si è visto al college, alla University of Houston. Nato il 17 novembre 1945 a Rayville, Louisiana, Hayes ha giocato alla locale Eula D. Britton High School. Cresciuto, anzi esploso fino a 2.04 per 107 kg, era un agonista feroce dotato della rara combinazione di velocità e potenza ch

MAESTRI DI BASKET - Ma che bel Costello

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di CHRISTIAN GIORDANO © Rainbow Sports Books © Da giocatore, nei pro’, Lawrence Ronald “Larry” Costello (Minoa, New York, 2 luglio 1931) è passato alla storia della NBA come l’ultimo tiratore a due mani dal basso verso l’alto.  Rick Barry? In quel modo tirava i liberi.  Guardia di 1.84 per 85 kg uscita da Niagara University (15 punti a partita in tre stagioni da titolare), Costello nel 1954 approda ai Philadelphia Warriors ma fino al termine della stagione 1955-56 è militare.  Nell’ottobre 1957 viene ceduto ai Syracuse Nationals. Sei volte All-Star (ma nel 1962 non giocò perché infortunato), chiuse la carriera nel 1965 con quelli che nel frattempo erano divenuti i Philadelphia 76ers.  Tornò sui suoi passi nel 1966-67 dopo che il nuovo head coach Alex Hannum lo aveva cercato come uomo d’esperienza per fare da point guard di riserva. Tempo 42 partite e il 6 gennaio Larry si rompe il tendine di Achille, infortunio che lo fa rimpiazzare da Walter “Walli” Jones, ma non gli