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Echoes' Cycling Biography #4: Jean-Pierre Monseré

September 08, 2013, 14:12 Introduction This biography is meant to be published on September 8 2013 for the 65th anniversary of Jean-Pierre Monseré's birth. His pro career being brutally shortened by tragedy it looks as if this biography might be very short, but there was a life before the World title, the "default" Lombardy victory and the tragic crash at the kermess of Retie. Mark Van Hamme already made a great biography in Dutch of the former World Champion called "Jean-Pierre Monseré: voor altijd 22" (Roularta Books, 2010), one of the best cycling biography that there is, on which this one is mainly based (though information from other sources is added). He was born in a factory worker's house to a poor factory working district of Roeselare that the richer merchants from downtown sarcastically called 'Krottegem'. The district is famous for a bitter beer called Rodenbach (usually drunk with grenadine) and for the impressive number of cycling

Beheyt, campione traditore

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Incontriamo il vincitore del Mondiale 1963, che al traguardo, da gregario, bruciò il suo capitano il grande Van Looy: "Non mi parlò per anni, ora va meglio, ci diciamo buongiorno e buonasera" di MARCO PASTONESI , La Gazzetta dello Sport - 16 aprile 2007 16 aprile 2007 - Prima dell’11 settembre, per i belgi esisteva l’11 agosto. L’11 agosto 1963. Campionati del mondo di ciclismo, professionisti su strada, in casa, a Renaix. Ogni villaggio, ogni paese, ogni città, lì, in Belgio, pedala la sua storia a due ruote. Volatona. L’idolo, il dio del ciclismo, perdipiù il favorito, è Rik Van Looy: già stato campione del mondo nel 1960 e nel 1961. Sarebbe il tris. Fino a quel punto, impresa riuscita solo ad Alfredo Binda e a un altro Van, Rik Van Steenbergen. Ma dopo 278,8 chilometri, dopo 7 ore, 25 minuti e 26 secondi, dopo una partita di scacchi a 37 e mezzo all’ora di media, Benoni Beheyt precede Van Looy. Beheyt: belga, sconosciuto gregario di Van Looy. La foto che passa agl

1963, l'affaire Van Looy-Beheyt

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di Luca Saugo "Pagliarini", ilnuovociclismo.com Correva l'anno 1963, Alcatraz chiudeva, i Beatles mettavano in commercio il loro primo LP, usciva il primo numero di Spider Man, Martin Luther King teneva il famoso discorso "I Have A Dream" e il Kenya otteneva l'indipendenza dal Regno Unito. Il ciclismo vive in quegli anni il dualismo francese tra Anquetil e Poulidor, il primo vincente e detestato dalla gente, il secondo perdente e amato da tutti. Il bi-campione del mondo belga Rik Van Looy è da anni il dominatore delle volate e delle classiche, mentre l'omonimo Van Steenbergen è ormai alla fine di una carriera fantastica che lo ha visto vincere, tra le altre cose, 3 Mondiali, 2 Fiandre, 2 Roubaix e una Sanremo. Il ciclismo italiano nel 1963 vede nascere una nuova stella, il parmigiano Vittorio Adorni; mentre Ercole Baldini continua il suo inesorabile declino e Franco Balmamion vive la miglior stagione della sua carriera dal punto di vista dei risult

Zakarin sul bagnato, Contador controlla

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È la cartina di tornasole in vista del Giro d'italia, il Romandia. E raramente tradisce. Lo scorso 3 maggio, nella crono conclusiva di Losanna, il 25enne russo Ilnur Zakarin lo ha sfilato a due big Spilak, suo compagno alla Katusha, e Chris Froome. Nella undicesima tappa, 153 km nervosi e molto bagnati da Forlì al circuito imolese dell'Autodromo Enzo e Dino Ferrari", Zakarin ha vinto con un numero da corridore completo, prima azzeccando la fuga giusta, poi salutando tutti a 500 metri dall'ultima salita e infine picchiando in discesa alla Pantani, nella pericolossima - e da non emulare - posizione a uovo, prima di andare a vincere da solo a braccia alzate. Campione europeo juniores a cronometro nel 2007, Zakarin ha perso dieci chili in un anno e si è messo alle spalle i due anni di sospensione (dal 2009 al 2011) comminatigli dalla federazione russa per positività al nandrolone, uno steroide anabolizzante. Dietro di lui e i fuggitivi di giornata, regolati all