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Visualizzazione dei post da luglio, 2012

Greatest game nobody ever saw

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https://www.si.com/more-sports/2012/07/24/usa-basketball-game-nobody-saw SI Staff - July 24, 2012 You have a tape?" Michael Jordan asks. "Of that game?" "I do," I say. "Man, everybody asks me about that game," he says. "It was the most fun I ever had on a basketball court." It befits the enduring legend of the Dream Team, arguably the most dominant squad ever assembled in any sport, that we're referring not to a real game but to an intrasquad scrimmage in Monaco three days before the start of the 1992 Olympics. The Dreamers played 14 games that summer two decades gone, and their smallest victory margin was 32 points, over a fine Croatia team in the Olympic final. The common matrices of statistical comparison, you see, are simply not relevant in the case of the Dream Team, whose members could be evaluated only when they played each other. The video of that scrimmage, therefore, is the holy grail of basketball.

Balo chiama Italia

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Che sia il più forte attaccante italiano, nessuno lo mette più in dubbio. Figuriamoci chi lo conosce meglio, lo ha fatto esordire in A con l'Inter a 17 anni e ha speso 28 milioni per portarselo a Manchester. Il punto è che, ogni tot partite - se non nella stessa come col Tottenham - il talento del dottor Jekyll lascia campo aperto alla follia di Mr Hyde; che non a caso, nell'inglese di Stevenson, suona come to hide, nascondere. Ecco, l'identità nascosta di Super Mario ogni tanto emerge e distrugge quel che di buono ha appena creato. Con gli Spurs, entra e decide su rigore. Poi passeggia in testa a Scott Parker, che da neocapitano dell'Inghilterra, potrebbe ricordarsene agli Europei; che Balo rischia di vedere in tv, se non farà quella telefonata a Prandelli, e ricomincerà a parlare solo coi gol. Vale per Prandelli con Balotelli come per Stuart Pearce, o chi per lui, con Wayne Rooney, che in Polonia e Ucraina giocherà dai quarti, sempre che l'Inghilterra super

Pau, 16 luglio: la festa di Fedrigo

lunedì 16 luglio 2012  Fosse per lui, Pierrick Fedrigo, altro che 14 luglio e Presa della Bastiglia, la vera festa nazionale dovrebbe essere il 16 a Pau. Eh sì, perché due delle sue 4 vittorie di tappa nei suoi nove Tour de France le ha centrate il giorno 16 e sempre alla "porta dei Pirenei".  Corsi e ricorsi storici per un corridore che a 34 anni ha ormai alle spalle una solida carriera di gran maestro della tattica ed è stato campione sì, ma soprattutto di sfortuna. Faccia da ciclismo antico, francese se ce n'è una, resa più moderna dall'orecchino. E con un naso "triste come una salita" - come canta Paolo Conte per Bartali - e che invece in gruppo ha sempre suscitato simpatia.  Specialmente nell'ultimo anno, che Fedrigo ha passato a combattere la Malattia di Lyme. Patologia di origine batterica trasmessa dalle zecche e che prende il nome dalla cittadina statunitense del Connecticut dove nel 1975 scoppiò un'epidemia. Si contrae all'

Sánchez inchioda tutti

domenica 15 luglio 2012 C'è qualcosa di malato nel cuore di chi può anche solo pensare un folle gesto come quello compiuto lungo la discesa che portava a Foix. Disseminare decine di chiodi da tappezziere tra il gruppetto di testa e il gruppo della maglia gialla, Wiggins. Un atto criminale che poteva avere conseguenze tragiche, e che invece - per fortuna - ha causato "soltanto" una trentina di forature. E' toccato a Wiggings e per tre volte allo sfortunatissimo Evans, così fantozziano da dover aspettare il secondo gregario, Moinard, perché il primo, Cummings, aveva forato anche lui, e sempre la ruota posteriore. Una legge non scritta impone ai big di aspettarsi a vicenda, e così hanno fatto il Team Sky e la Liquigas-Cannondale di Vincenzo Nibali, ringraziata dall'ammiraglia BMC. Ha invece provato a fare il furbo Pierre Rolland, già vincitore giovedì a La Toussuire, ma coi furbi il gruppo non perdona. Ripreso il francese, mentre Sagan si alimentava con zuccheri

Sánchez inchioda tutti

domenica 15 luglio 2012 C'è qualcosa di malato nel cuore di chi può anche solo pensare un folle gesto come quello compiuto lungo la discesa che portava a Foix. Disseminare decine di chiodi da tappezziere tra il gruppetto di testa e il gruppo della maglia gialla, Wiggins.  Un atto criminale che poteva avere conseguenze tragiche, e che invece - per fortuna - ha causato "soltanto" una trentina di forature. E' toccato a Wiggings e per tre volte allo sfortunatissimo Evans, così fantozziano da dover aspettare il secondo gregario, Moinard, perché il primo, Cummings, aveva forato anche lui, e sempre la ruota posteriore.  Una legge non scritta impone ai big di aspettarsi a vicenda, e così hanno fatto il Team Sky e la Liquigas-Cannondale di Vincenzo Nibali, ringraziata dall'ammiraglia BMC. Ha invece provato a fare il furbo Pierre Rolland, già vincitore giovedì a La Toussuire, ma coi furbi il gruppo non perdona. Ripreso il francese, mentre Sagan si alimentava co

Greipel ricomincia da tre

sabato 14 luglio 2012 Gorilla 3, Tourminator 3. La sfida infinita fra i due supereroi più vittoriosi in questo bellissimo e imprevedibile Tour de France, torna in parità. Tre successi di tappa per il 30enne della Lotto-Belisol, che ha battuto al fotofinish il 22enne fenomeno della Liquigas Cannondale. Nel giorno di festa nazionale, la Francia commemora la Presa della Bastiglia e celebra se stessa, la propria grandeur popolare, riversandosi per le strade della Lingua d'Oca, s spazzata dal vento per i 217 km da Saint-Paul-Trois-Châteaux a Le Cap d'Agde. Frazione per velocisti con un un cavalcavia vestito da GPM di treza categoria a fare da trampolino verso la scontata volatona di gruppo. Un po' meno scontato che a tirarla, dopo il gran lavoro della Lotto per andare a prendere Vinoukorov e Albasini, fosse niente meno che la maglia gialla Bradley Wiggins, bravo a spingere a tutta per Boasson Hagen, terzo dietro i due supereroi. Stavolta è Hulk il grande sconfitto, e senz

Pinot giovane e in bianco

domenica 8 luglio 2012 "La vittoria è bella". Se lo è tatuato, in italiano, sul bicipite destro, Thibaut Pinot, che mai avrebbe sognato di centrarla subito, al suo primo Tour de France e da più giovane del gruppo, nel tappone con 7 GPM, da Belfort a Porrentruy, in Svizzera. Ventidue anni come il fenomeno Peter Sagan, Pinot è una creatura di Marc Madiot, diesse che lo spingeva come un invasato dall'ammiraglia della FDJ-Big Mat, la squadra da lui fondata - senza il secondo sponsor - nel '97 col fratello Yvon. Ma non fatevi ingannare, sotto quella massa brizzolata si nasconde una delle più lucide menti del ciclismo pro. Mago della Parigi-Roubaix, vinta due volte - nell'85 e nel '91 - Marc Madiot è, in gruppo, uno dei più contrari all'uso delle radioline in corsa. "I corridori non sono pecore", una delle sue massime più riuscite. Per lui conta ancora il fattore umano, l'istinto del corridore. E' con quello che ha deciso di portare al

Froome nowhere to Sky

sabato 7 luglio 2012 Il gigante grissino (1,89 x 66-69 kg) ha la faccia pulita di uno capitato lì per caso. Invece Christopher Froome, keniano naturalizzato inglese che parla bene italiano come lo swahili, è tutto meno che un bluff. Nato a Nairobi, dove è rimasto fino a 15 anni per il lavoro del padre, si trasferisce con la famiglia a Johannesburg, in Sudafrica, dove comincia a correre da tesserato kenyano. Col Kenya corre ai Mondiali Under 23 nel 2006 e 2007, quando passa professionista con una piccola squadra sudafricana, la Konica Minolta, con cui vince tre corse. L'anno dopo è in Toscana, alla Barloworld di Claudio Corti, che in lui vede un campione, da sgrezzare con Giro e Tour 2008, chiusi al 36esimo e 84esimo posto. Presa la cittadinanza inglese, e la stagione successiva, sciolta la Barloworld, è al Team Sky. Forte in salita e fortissimo a cronometro, ha rischiato di vincere, da gregario di Bradley Wiggins, la Vuelta 2011. Arrivò secondo, ma nella crono di Salamanca rif

Froome vs Wiggins, storia vecchia

La storia del gregario che lavora per il suo capitano fino a staccarlo, è vecchia quanto il ciclismo. Ma il "numero" di Chris Froome (di spalle nella foto) sullo strappo finale al 20% di La Planche è già nella piccola grande leggenda del Tour de France. Sicuramente di questo Tour, che il Team Sky ha programmato per vincere con il suo capitano, Bradley Wiggins (di fronte nella foto). Impeccabile l'avvicinamento alla Grand Boucle del britannico, già vincitore della Parigi-Nizza, del Romandia e del Delfinato. E impeccabile la condotta di gara della squadra nella settima tappa, la prima con arrivo in salita. Scortato dal fenomenale lavoro di Chris Froome fino in cima, Wiggins ha marcato il più veloce Cadel Evans e un ottimo Vincenzo Nibali, bravissimo a difendersi anche senza compagni. Con Cancellara staccato di quasi due minuti, Wiggins anche col terzo posto era certo della maglia gialla, ma certo non poteva aspettarsi che Froome, sul tratto più difficile, facesse il vuoto

Greipel, la nemesi di Cavendish

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di CHRISTIAN GIORDANO Sky Sport 24, giovedì 5 luglio 2012 Greipel due, Cavendish uno. La sfida continua. Il mica tanto platonico titolo di velocista più forte al mondo non è in discussione, ma il tedesco ce la mette tuta per insinuare il dubbio, scalfire certezze, ribaltare gerarchie che parevano acquisite. Peter Sagan, a soli 22 anni, il migliore nelle volate da finisseur. Mark Cavendish il numero uno degli sprinter puri, con il tedesco André Greipel, l'australiano Matthew Goss e altri outsider di turno a rendergli difficile la vita. Giorno dopo giorno giorno.  Il Tour però vive di dubbi. E Greipel e Cavendish sembrano avere un conto personale. Un anno fa fu il britannico del team Sky a imporsi a Carmaux. A Rouen, caduto Cavendish, il 30enne della Lotto ha avuto via libera e ha regolato Petacchi.  A Saint-Quentin, arrivo quasi in fotocopia: l'olandese Veelers fa cadere Farrar, che a domino butta Sagan contro marciapiede e transenne. Goss è costretto a uscire