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Visualizzazione dei post da marzo 28, 2019

HORACE GRANT - Wild Glasses

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di DANIELE VECCHI Old Timers -    Quando la NBA  era  lʼAmerica https://www.libreriadellosport.it/libri/old_timers_-_quando_la_nba_era_il_basket.php Un giornalista sportivo italiano, ultra-meritevole di rispetto, per competenza, preparazione e passione, un giorno mi scrisse: «Il vero capolavoro di Horace Grant fu arrivare alla Finale NBA con gli Orlando Magic». Assolutamente e pazzescamente vero.  Un classico uomo del Sud, Horace Grant. Forse è anche per quello che a Michael Jordan piacque subito. Qualcosa nelle abitudini, nella cadenza, nella flemma intrinseca che caratterizza di default tutti quelli che provengono dalla vecchia Confederazione. O forse gli piacque semplicemente perché Grant era un mastino di grande intelligenza cestistica, due cose difficili da trovare nello stesso giocatore.  Ala forte di 2.08 dalla quasi maniacale attitudine difensiva, dopo il diploma superiore alla Hancock Central High a Sparta, Georgia, Horace si trovò a dare ulteriore lustro all

GAIL GOODRICH - Yellow Purple Rain

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di DANIELE VECCHI Old Timers -    Quando la NBA  era  lʼAmerica https://www.libreriadellosport.it/libri/old_timers_-_quando_la_nba_era_il_basket.php Quando si pensa a un ragazzo californiano, atletico, sportivo, e in particolare cestista, tra i tanti, spesso il primo che viene in mente è Bill Walton, soprattutto tra quelli di una certa età, un ragazzone di San Diego che ha indelebilmente legato la propria carriera cestistica ai Bruins di UCLA, ai Portland Trail Blazers e, in maniera leggermente minore, ai Boston Celtics.  Ma per persone di unʼaltra età, ancora più “argentata”, esiste un altro stereotipo-principe, quello del californiano losangeleno, nato e cresciuto a Los Angeles, scuola superiore a Los Angeles, università a UCLA, carriera cestistica nella NBA con i Los Angeles Lakers, il vero orgoglio della Città degli Angeli: Gail Goodrich.  Nato il 23 aprile 1943, Gail Goodrich pare predestinato a indossare i colori gold e blue (con qualche piccola variazione, tipo il

ARTIS GILMORE - The Gentle Giant

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di DANIELE VECCHI Old Timers -    Quando la NBA  era  lʼAmerica https://www.libreriadellosport.it/libri/old_timers_-_quando_la_nba_era_il_basket.php Philadelphia, la Città dellʼamore fraterno, dagli anni Quaranta è il teatro della Narbeth League, con la celeberrima Sonny Hill League, naturale proseguimento della leggendaria Baker League, una delle più entusiasmanti summer league del paese. Verso la metà degli anni Sessanta, alla Narbeth League si presentò una sconosciuta e giovanissima squadra composta prevalentemente da ragazzi di un liceo dellʼAlabama, la Dotham High School. Si iscrissero con il colorito nome di Three Country Boys, erano tutti afroamericani e si facevano gli affari loro, non erano supponenti ma sembravano comunque molto sicuri di sé e della propria forza. Come punta di diamante avevano uno spilungone di due metri e dieci, con la faccia, i capelli e la (curatissima) barba già da navigato signore sulla cinquantina, anche se di anni non ne aveva più di diciott

WORLD B. FREE - LʼUtopia del Mondo Libero

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di DANIELE VECCHI Old Timers -    Quando la NBA  era  lʼAmerica https://www.libreriadellosport.it/libri/old_timers_-_quando_la_nba_era_il_basket.php Innanzi tutto una precisazione. Voci narrano che fu lo stesso Lloyd B. Free a rinominarsi World B. Free, per ostentare nellʼuniverso la convinzione di essere il più grande giocatore del mondo. Tutto questo non corrisponde a verità, il nickname “World” risale ai tempi in cui Free era uno dei dominatori dei playground di New York, e il soprannome gli fu affibbiato al Rucker Park da Herb Smith, colui che ha ribattezzato decine di giocatori durante le infuocate sfide sulla 155th Street negli anni Settanta. “World”, mondo, perché Free, libero, volava con i suoi 112 centimetri di elevazione a schiacciare dopo un 360°.  Nato il 9 dicembre 1953 nella bellissima quanto pericolosa Savannah, in Georgia, Lloyd Bernard Free ben presto si trasferisce a Brooklyn, New York, più precisamente a Brownsville, uno dei quartieri più degradati e m

ALEX ENGLISH - Il talento di Mr. “Flick”

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di DANIELE VECCHI Old Timers -    Quando la NBA  era  lʼAmerica https://www.libreriadellosport.it/libri/old_timers_-_quando_la_nba_era_il_basket.php Cʼè chi è potente, chi è esplosivo, chi è duro, chi è talentuoso ma discontinuo, chi ama il contatto e chi invece lo chi soffre. E poi cʼè chi ha classe, chi è elegante, sul parquet e nella vita. Di questʼultima categoria fa parte Alex English, oggi assistente allenatore dei Sacramento Kings della NBA e negli anni Ottanta lʼepitome dellʼala tiratrice con classe da vendere. Un tiratore fenomenale, dallʼindescrivibile istinto per il canestro, con una perfezione e una morbidezza di tiro senza eguali.  Nato il 5 gennaio 1954 a Columbia, capitale del South Carolina, Alexander si distingue nel basket alla Dreher High School. Finito lʼanno da senior, viene reclutato dalla University of South Carolina, allenata dal mitico Frank McGuire, mai dimenticato coach dei Philadelphia Warriors nei primi anni Sessanta. Una squadra, quella camp

MARK EATON - La leggenda del re stoppatore

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di DANIELE VECCHI Old Timers -    Quando la NBA  era  lʼAmerica https://www.libreriadellosport.it/libri/old_timers_-_quando_la_nba_era_il_basket.php Un buontempone con discreti poteri mediatici, tanti, tanti anni fa, aveva spacciato tra gli appassionati di basket NBA una singolare, ma accattivante, leggenda metropolitana, ossia che Mark Eaton, centrone degli Utah Jazz, fosse colui che stava dentro il gigantesco Chewbacca, il Wookie fido compagno di Han Solo (Harrison Ford) nella trilogia di Guerre Stellari. Quella “vera”, quella degli anni Ottanta. Il buontempone aveva messo in giro questa voce, mai smentita, che dagli ignari adolescenti di allora, grandi appassionati del grande sport d’oltreoceano e giocoforza impossibilitati (per mancanza di strumenti mediatici e di fonti autorevoli) a verificarne lʼattendibilità, era stata presa come un dato di fatto, una verità assodata (altre fonti forse meglio informate hanno poi suggerito che l’uomo dentro Chewbacca fosse Mark McNama

ADRIAN DANTLEY - Low Post Cannibal

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di DANIELE VECCHI Old Timers -    Quando la NBA  era  lʼAmerica Quel modo di prepararsi a tirare i liberi, prendendosi tutti i dieci secondi per scoccare il tiro, facendo roteare per tre volte la palla con la mano destra da davanti, un rituale davvero originale. Negli Stati Uniti quelli come Adrian Dantley li chiamano undersized, ovvero di stazza, statura e peso inferiori agli standard del ruolo in cui giocano o delle attitudini che hanno. Ebbene, Dantley è stato per tutta la carriera un «undersized», etichetta che gli ha sempre procurato problemi e una stima minore di quella che meritava. Solo da qualche media o di ottusi tifosi però, perché qualsiasi addetto ai lavori, allenatore, giocatore o scout sapeva che Dantley era una bestia, soprattutto nel suo incontrastato regno: il post basso.  Nato il 28 febbraio 1956 a Washington, D.C., Adrian è un fenomeno della palla a spicchi sin dai tempi della DeMatha Catholic High School a Hyattsville, nel Maryland, dove le sue mira

DOUG COLLINS - Second Coming

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di DANIELE VECCHI Old Timers -    Quando la NBA  era  lʼAmerica https://www.libreriadellosport.it/libri/old_timers_-_quando_la_nba_era_il_basket.php Una bandiera. Un modo di comportarsi, in campo e fuori. Una fucina d’intensità sul parquet. Una mente cestistica geniale. Una figura che calza a pennello con l’atteggiamento e la mentalità di un’intera città, Philadelphia. E che alla fine ha visto la propria carriera di giocatore stroncata da un grave infortunio. Un grandissimo, incommensurabile amore per il gioco.  Paul Douglas Collins detto Doug, un uomo dell’Illinois che ha trovato in Philadelphia la sua città e la sua casa, prima come giocatore e poi (soprattutto) come persona.  Nato il 28 luglio 1951 a Christopher, nell’estremo sud dell’Illinois, molto più vicino a St. Louis, Missouri, che a Chicago, Doug si scopre un grande giocatore di basket già nella vicina Benton High School grazie a coach Rich Herrin, santone dei licei della zona, che portò i Rangers di Benton

JOE BARRY CARROLL - Joe Barely Cares

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di DANIELE VECCHI Old Timers -    Quando la NBA  era  lʼAmerica Essere quasi unanimemente riconosciuti nella storia come la parte “sbagliata” della peggior trade NBA mai vista dal 1946 a oggi, non è cosa di cui andare fieri, anche se cʼè di peggio. In molti sondaggi nei forum NBA, oltreoceano si sprecano i paragoni e vengono fuori tutti gli scambi di mercato più scandalosi, a partire dal recente Pau Gasol-Kwame Brown, passando per i vari Dirk Nowitzki-Robert “Tractor” Traylor, Kobe Bryant-Vlade Divac, Steve Nash-Pat Garrity, Gail Goodrich-diritti di scelta su Magic Johnson, Scottie Pippen-Olden Polynice, fino ai classici Bill Russell-Ed Macauley, Wilt Chamberlain-Paul Neumann e Elvin Hayes-Jack Marin.  Ma soltanto una operazione di mercato è, appunto, quasi unanimemente riconosciuta come la peggiore in assoluto. Al Draft NBA del 1980 i Golden State Warriors scambiarono il loro centro titolare di belle speranze e la loro prima scelta (la numero tre) per assicurarsi la pick nume