GAIL GOODRICH - Yellow Purple Rain


di DANIELE VECCHI
Old Timers -  Quando la NBA era lʼAmerica
https://www.libreriadellosport.it/libri/old_timers_-_quando_la_nba_era_il_basket.php

Quando si pensa a un ragazzo californiano, atletico, sportivo, e in particolare cestista, tra i tanti, spesso il primo che viene in mente è Bill Walton, soprattutto tra quelli di una certa età, un ragazzone di San Diego che ha indelebilmente legato la propria carriera cestistica ai Bruins di UCLA, ai Portland Trail Blazers e, in maniera leggermente minore, ai Boston Celtics. 

Ma per persone di unʼaltra età, ancora più “argentata”, esiste un altro stereotipo-principe, quello del californiano losangeleno, nato e cresciuto a Los Angeles, scuola superiore a Los Angeles, università a UCLA, carriera cestistica nella NBA con i Los Angeles Lakers, il vero orgoglio della Città degli Angeli: Gail Goodrich. 

Nato il 23 aprile 1943, Gail Goodrich pare predestinato a indossare i colori gold e blue (con qualche piccola variazione, tipo il blue che diventa purple nei Los Angeles Lakers), colori che lo accompagneranno per quasi tutta la carriera. Come giocatore di pallacanestro comincia a farsi conoscere alla high school, al John Francis Polytechnic, scuola nella San Fernando Valley a North Hollywood, dove nel 1961 con la maglia dei Parrots (gold and blue, appunto) vince da protagonista il Los Angeles City High School Tournament. 

Alto 185 centimetri, Goodrich era una guardia tiratrice e un realizzatore non troppo appariscente, un playmaker non troppo veloce e da sempre considerato undersized (“sottodimensionato”, nella spesso forzata traduzione italiana) a qualsiasi livello, sia universitario sia professionistico. Ma il cuore, il carisma, la volontà, la voglia di applicarsi, la forza mentale, il talento offensivo (uscito alla distanza) e la grande intelligenza cestistica hanno sempre messo in secondo piano queste (presunte) lacune, tanto da farlo reclutare – non senza qualche scetticismo – nei Bruins di UCLA. 

In realtà Goodrich voleva andare sullʼaltra sponda, ovvero a Southern California, dove suo padre aveva avuto una onorata carriera da giocatore, ma coach John Wooden voleva fortemente Gail in maglia Gold & True Blue, e alla fine riesce ad assicurarlo al campus di Santa Monica. 

Come di consueto, le scelte di coach Wooden si dimostrano vincenti, e infatti Goodrich diventa un pilastro dei Bruins. Assoluto protagonista dei titoli NCAA del 1964 e 1965, due volte All-American, ex aequo 1965 Player of the Year assieme a Bill Bradley di Princeton, e autore della leggendaria performance nella Championship Game alla Final Four del 1965 a Portland, dove realizzò 42 punti nella vittoria per 91-80 su Michigan. Riconoscimenti guadagnati sul campo, per Goodrich, che assieme alla sua intelligenza cestistica e alla sua voglia di applicarsi e di sbucciarsi gomiti e ginocchia per i propri colori gli valsero lʼamore incondizionato del pubblico del Pauley Pavilion, tanto da essere votato nel quintetto ideale di tutti i tempi nella storia di UCLA, assieme a Lew Alcindor, Reggie Miller, Marques Johnson e Sidney Wicks. 

Al Draft NBA del 1965 Goodrich è lʼovvia scelta dei Los Angeles Lakers nel Territorial Draft (regola che dava la precedenza alle franchigie locali per assicurarsi i giocatori delle università della zona), accettando al volo la scommessa di farlo diventare un completo profeta in patria, ovvero grandissimo giocatore nella propria città a livello scolastico, universitario e professionistico. 

Il primo anno è di transizione, come è giusto che sia per un rookie che arriva nella squadra di Elgin Baylor e Jerry West: 15.5 minuti e 7.8 punti di media a partita nei Lakers campioni della Western Division e di nuovo in finale NBA, dove vengono battuti per la quinta volta (dal 1959) su cinque Finals, dai Boston Celtics. 

Anche i due anni successivi in maglia yellow purple furono buoni ma non eccezionali per Goodrich, che incrementò sensibilmente minutaggio e produzione offensiva (23.1 minuti e 12.4 punti di media nel 1966-67, 26 minuti e 13.8 punti nel 1967-68), ma forse non era quello che il coaching staff e il front office del Lakers si aspettavano da lui. 

Nellʼestate del 1968 infatti Goodrich venne ceduto tramite lʼExpansion Draft ai Phoenix Suns (alla loro prima stagione in NBA). Tra le molteplici cause, una generale sensazione di incompiutezza per il giocatore da UCLA e il suo pessimo rendimento nei playoff, dove i Lakers raggiunsero ancora una volta la Finale e per lʼennesima volta vennero battuti dai Celtics (con Goodrich fermo a una media di soli 6 punti a partita nella serie) e lʼarrivo in California di Wilt Chamberlain da Philadelphia. 

Fu proprio in Arizona che Gail fece il salto di qualità definitivo, in una squadra di cui era il leader assoluto e in una città, fresca di basket, che letteralmente lo adorava. Goodrich riuscì finalmente a esprimersi al massimo, senza grandi stelle davanti a lui nel suo ruolo come invece gli era accaduto nei Lakers (Jerry West allʼapice e Elgin Baylor, che ormai stava invecchiando): 23.8 punti e 6.4 assist di media a partita, cifre che gli valsero la prima convocazione per lʼAll-Star Game. 

Nel deserto dellʼArizona, Gail fece faville anche la stagione successiva: 20 punti e 7.5 assist di media per gara, e i Lakers ammisero finalmente di aver fatto un errore a cederlo. Lo ammisero con il più classico dei dietro-front, riprendendolo e dandogli il massimo della fiducia, come guardia al fianco di Jerry West. 

Il nuovo impatto con i Lakers fu ottimo, nella stagione 1970-71 Goodrich totalizzò buone cifre (35.5 minuti, 17.5 punti e quasi 5 assist di media a partita) e aiutò Los Angeles a vincere la Pacific Division, prima di andare a sbattere nella Western Conference Finals contro i grandi Milwaukee Bucks di Kareem Abdul-Jabbar e Oscar Robertson, poi campioni NBA. 

Ma la grande consacrazione di Goodrich fu nella stagione 1971-72, annata che coincise con una delle migliori performance stagionali di sempre nella storia della NBA: i Lakers finirono la stagione regolare con 69 vittorie e 13 sconfitte, record poi battuto nel 1995-96 dai Chicago Bulls (72 vinte e 10 perse). 

Il record che difficilmente qualcuno batterà è invece quello delle 33 partite consecutive vinte da Los Angeles, dal 5 novembre 1971 fino al 9 gennaio 1972, una striscia che oggi sembra impossibile da ripetere. Goodrich (25.9 punti e 4.5 assist di media a partita) fu lʼassoluto protagonista di quella cavalcata, con un fondamentale apporto offensivo in una squadra che con Jerry West e Wilt Chamberlain metteva in massima apprensione ogni difesa, lasciando così spazio allʼuomo da UCLA. Quella stagione si concluse, finalmente, con il titolo NBA per Los Angeles, il primo conquistato da quando i Lakers si erano trasferiti in California e vinto facilmente (4-1) in finale sui New York Knicks. 

Per le tre successive stagioni Goodrich fu la vera star dei Lakers, a causa del ritiro prima di Wilt Chamberlain e poi di Jerry West, i gialloviola si affidarono completamente a Gail per sostenere le sorti offensive della squadra, e lui non fece mancare il proprio apporto rimanendo ben al di sopra dei 22 punti di media a partita. 

I Lakers però avevano bisogno di un rinnovamento e di un «grande acquisto», e infatti nella stagione 1975-76 arrivò, da Milwaukee, Kareem Abdul-Jabbar, anche lui come Goodrich fiero ex UCLA Bruin. I due giocarono assieme solo una stagione, e il rendimento offensivo di Goodrich, calò leggermente. 

Quasi a sorpresa nella stagione successiva Gail venne ceduto ai New Orleans Jazz di “Pistol” Pete Maravich. Giocò le sue ultime tre stagioni in Louisiana, si infortunò a un tendine dʼAchille nella prima, e fece la sua sporca figura nelle due successive, con rispettivamente 16.1 e 12.7 punti di media a partita. Con 19.181 punti in 14 stagioni NBA, e ancora oggi un sessantacinquenne in gran forma, Gail Goodrich, resta una bandiera di Los Angeles, a tutti i livelli. 


Gail Charles Goodrich Jr. 

Ruolo: guardia 
Nato: 23 aprile 1943, Los Angeles, California (USA) 
High school: John H. Francis Polytechnic 
Statura e peso: 1,84 m x 75 kg 
College: UCLA 
Draft NBA: Territorial pick 1965 (Los Angeles Lakers) 
Pro: 1965-1979 
NBA: Los Angeles Lakers (1965-1968), Phoenix Suns (1968-1970), Los Angeles Lakers (1970-1976), New Orleans Jazz (1976-1979) 
Palmarès: titolo NBA (1972), 2 titoli NCAA (1964, 1965) 
Riconoscimenti: 5 NBA All-Star (1969, 1972-1975), All-NBA First Team (1974), Helms Foundation College Player of the Year (1965), Consensus NCAA All-American First Team (1965), numero 25 ritirato dai Los Angeles Lakers e da UCLA 
Cifre NBA: 
punti: 19.181 (18,6 PPG) 
rimbalzi: 3.279 (3,2 RPG) 
assist: 4.805 (4,7 APG) 
Numeri: 11, 25 

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