MARK AGUIRRE - Westsider Story


di DANIELE VECCHI
Old Timers -  Quando la NBA era lʼAmerica

Chicagoano westsider (cioè del West Side, anche se non come il South Side altra parte molto estesa e problematica della Città del Vento), duro, da giocatore e da coach, duro come bisogna essere se si proviene dal ghetto. Prosopopea o epica, i racconti dei ragazzi che arrivano dal ghetto vengono ormai presi come marchio di fabbrica, come se la generalizzazione «ragazzo proveniente dal ghetto = ragazzo problematico» fosse una equazione matematica molto più che stereotipata. La storia di Mark Aguirre è una come tante altre, ma è solo sua, non paragonabile a nessunʼaltra. 

Nato a Chicago il 10 dicembre 1959, già alla George Westinghouse High School di Franklin Boulevard – in squadra con lʼamico di una vita Skip Dillard e Bernard “Dolph” Randolph – fa capire di che pasta cestistica è fatto. Selezionato per il McDonaldʼs All-American Team nel 1978, assieme ad altri giocatori di culto del sottobosco professionistico di quel tempo come Rudy Woods, ex dominatore dʼarea nella Seleco Napoli in A2, e soprattutto Scooter McCray, fratello del più famoso e meno avvezzo alle droghe Rodney (terza scelta assoluta al Draft NBA del 1983, dietro Ralph Sampson e Steve Stipanovich). Già a quei livelli, però, “Ziggy”, come lo chiamano nel natio West Side, risulta una spanna sopra gli altri. 

Poco meno di due metri, compatto e agile, devastante propensione al gioco in post-basso e impressionante realizzatore, Aguirre non ha problemi a scegliere tra le decine di offerte di borse di studio per il basket che gli arrivano da ogni parte degli Stati Uniti. Decide di restare nella Windy City, la sua città, e opta per DePaul, la più grande università dellʼIllinois e con una grande tradizione di basket nel proprio programma sportivo. 

Già da freshman Aguirre dimostra di essere un leader e un duro (24 punti di media a partita), grazie soprattutto alle sue performance i Blue Demons disputano uno strepitoso Torneo NCAA e raggiungono la Final Four nel 1979, dove a Salt Lake City vengono sconfitti dagli Indiana State Sycamores di Larry Bird, che poi perderanno la storica finale contro i Michigan State Spartans di Earvin “Magic” Johnson. 

Altri due anni da dominatore per Aguirre (che da sophomore vince il premio di USBWA College Player of the Year e il James Naismith Award, e da junior viene nominato Sporting News College Player of the Year), che si rende disponibile per essere scelto al Draft NBA del 1981, anno in cui sono eleggibili molti nomi di spicco. 

Con il senno di poi, in tanti guardano a quel Draft come a uno dei più prolifici di sempre, non tanto per le grandi stelle scelte, quanto per lʼimpressionante numero di buoni e ottimi giocatori che poi hanno avuto solide carriere NBA. Alla prima scelta assoluta i Dallas Mavericks scelgono Aguirre, alla numero due i Detroit Pistons scelgono il suo concittadino Isaiah Thomas da Indiana, poi via via tutti gli altri, Buck Williams, Al Wood, Danny Vranes, Orlando Woolridge, Tom Chambers, Albert King, Rolando Blackman, Kelly Tripucka, Herb Williams, Larry Nance, Alton Lister, Jay Vincert, Eddie Johnson, Frank Brickowski e, addirittura alla pick 31, Danny Ainge. 

Una impressionante sequela di importanti giocatori della NBA di quel tempo, che dà ancora più valore alla prima scelta assoluta dei Mavericks, Aguirre. Reduci dalla loro prima stagione NBA (chiusa con 15 vinte e 67 perse) che, assieme a qualche scambio di mercato, giocoforza portò a varie prime scelte, i Mavs a quel Draft pescarono bene: insieme a Aguirre arrivarono infatti Roland Blackman e Jay Vincent, che si andarono ad aggiungere a un giovane gruppo che andava costruendosi sotto la guida di coach Dick Motta. 

Nella stagione 1981-82 Dallas migliora grazie ai nuovi, giovani innesti, finendo la regular season con 28 vittorie e 54 sconfitte, e con un promettente Aguirre da 18.7 punti e 5 rimbalzi di media a partita. I Mavericks continuano a migliorare (38 vittorie e 44 sconfitte nellʼ1982-83, con un Aguirre da 24.4 punti e 6.3 rimbalzi di media a partita e ormai leader dello spogliatoio), e arrivano ai playoff nella stagione 1983-84, la prima “vincente” (cioè oltre il 50% di vittorie) per la franchigia del Texas. Un record stagionale di 43 vinte e 39 perse e lʼapprodo ai playoff nella loro quarta stagione nella NBA, e anche la prima vittoria in una serie di playoff, 3-2 sui Seattle SuperSonics (poi i Mavs saranno battuti 4-1 dai Los Angeles Lakers). E tutto grazie soprattutto alla prima scelta Aguirre, che in quella stagione fece faville: 29.5 punti e 5.9 rimbalzi di media a partita, secondo marcatore NBA dietro Adrian Dantley (30.5 punti a partita), con il quale Aguirre avrà modo di incrociare le sorti qualche anno più tardi. 

Nella stagione 1984-85 i Mavericks (44 vinte e 38 perse) raggiungono di nuovo i playoff, ma cominciano a capire quanto dura era la postseason nella Western Conference degli anni Ottanta, scontrandosi anno dopo anno contro corazzate come i Phoenix Suns, i Portland Trail Blazers, tutte poi continuamente maltrattate dai Los Angeles Lakers in finale di Conference. Aguirre e compagni erano unʼottima squadra, ma ancora lontana dal poter spodestare i Lakers dal trono dellʼovest. 

Mark continua imperterrito a snocciolare prestazioni superlative, sempre tra i 22 e i 25 punti di media fino al 1988, quando arriva lʼincrocio con il destino, e con Dantley. Il gruppo-Mavericks che aveva fatto bene a metà anni Ottanta ormai non aveva più molto da dire, e incredibilmente Aguirre venne ceduto ai Detroit Pistons in cambio di Dantley, giocatore dalle caratteristiche molto simili a quelle di Aguirre. 

La leggenda vuole che fu Isaiah Thomas a volere Aguirre in squadra, con il preciso compito di mangiare meno palloni di quanto facesse Dantley. Detto, fatto. La media punti di Aguirre a Dallas, quando fu ceduto ai Pistons (dopo 29 partite della stagione 1988-89), era di 21.7 punti. Nella Motown scese a 15.5. Un chiaro messaggio, «sono qui per vincere, non per segnare», cosa che Dantley mai accettò del tutto. 

Leggenda o realtà, quellʼanno i Pistons vinsero il titolo NBA cappottando i Lakers 4-0 in finale, una piccola rivincita anche per Aguirre dopo le delusioni patite in maglia Mavericks a causa dello strapotere losangeleno. Il gioco offensivo di Aguirre si adattava comunque meglio di quello di Dantley allo stile dei Pistons, che avevano bisogno di un giocatore che aprisse di più la scatola dai 4-5 metri, cosa che Dantley tendeva a non fare. 

Anche nella stagione del back-to-back title per i Pistons, nel 1989-90, Aguirre si calò bene nella parte. Spesso entrando dalla panchina come cambio offensivo di Dennis Rodman, riusciva a essere protagonista anche se la sua media realizzativa continuava a calare: 14.1 punti (11 nei playoff) a partita nella seconda ascesa al titolo di Detroit, e un ruolo comunque importante nella economia del gioco di coach Chuck Daly. 

Un altro paio di buone stagioni ai Pistons, e infine lʼapprodo ai Clippers nel 1994, sua ultima stagione NBA da giocatore, salutata con un totale di 18.458 punti segnati in carriera, da vincente, da grande giocatore. 


Mark Anthony Aguirre 
Nato: 10 dicembre 1959, Chicago, Illinois 
Ruolo: ala piccola 
Statura e peso: 1,97 m x 105 kg 
High school: George Westinghouse College Prep (Chicago, Illinois) 
College: DePaul (1978-1981) 
Draft NBA: 1ª scelta assoluta 1981 (Dallas Mavericks) 
Pro: 1981-1994 
NBA: Dallas Mavericks (1981-1989), Detroit Pistons (1989-1993), Los Angeles Clippers (1993-94) 
Palmarès: 2 titoli NBA (Detroit Pistons 1989, 1990) 
Riconoscimenti: 3 NBA All-Star (1984, 1987, 1988), Naismith College Player of the Year (1980), Adolph Rupp Trophy (1980), USBWA Player of the Year (1980), AP Player of the Year (1980), UPI Player of the Year (1980), Sporting News College Player of the Year (1980), 2 Consensus NCAA All-American First Team (1980-81) 

Cifre NBA: 
punti: 18.458 (20 PPG) 
rimbalzi: 4.578 (5 RPG) 
assist: 2.871 (3.1 APG) 
Numeri: 24, 23, 7 

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